Francia con meno figli. La fine di un mito europeo
Fine dell'eccezione francese. Era il paese in cui nascevano più figli, 2 per coppia in media, rispettando il tasso di sostituzione. Ma da tre anni consecutivi il numero di figli diminuisce. Eppure la Francia ha il sistema di welfare per le famiglie più generoso (e preso ad esempio) d'Europa. Le cause sono altre, soprattutto culturali.
In questa campagna elettorale si è tornati a parlare dell’inverno demografico e della questione del sostegno alla natalità. Il tema, sebbene in maniera marginale rispetto ad altri argomenti, è dibattuto da quasi tutti i partiti ed è un vero e proprio cavallo di battaglia della Lega e Fratelli d’Italia. Insomma, anche se con sfumature molto diverse, il politici concordano sul fatto che serve investire sulla famiglia e dare più aiuti alle giovani coppie che intendono formarne una.
Modello più additato è quello del welfare familiare della Francia, che secondo molti demografi e sociologi avrebbe consentito un tasso di fecondità costante, da 40 anni a questa parte, di circa due figli per donna, contro un tasso di fecondità che negli altri principali Paesi europei ormai al di sotto di 1,5 figli per donna da diversi decenni, con l’Italia fanalino di coda che nel 2016 è “scesa” ancora toccando quota 1,35.
Ebbene presi dal trambusto delle tribune elettorali, nessuna nessun politico ha registrato quella che oltralpe è stata definita “la fine dell’eccezione francese”. Eh sì, perché, lo scorso 16 gennaio, l'Istituto nazionale di statistica e studi economici (INSEE) ha reso noto che con 1,88 figli per ogni donna, il 2017 è stato il terzo anno consecutivo a chiudersi con un calo delle nascite in Francia, Paese europeo che per decenni è stato in testa nel numero annuale di neonati. I dati parlano chiaro: come nel 2015 e 2016, c'è stato un netto calo delle nascite, che in totale sono state 767.000, ovvero 17.000 in meno rispetto all'anno precedente (-2,1%). L’aspetto più significativo resta però la riduzione della fecondità media per donna, una cifra che fino al 2014 era stabilmente al di sopra dei 2 figli, l’asticella sopra la quale i demografi mettono il cosiddetto tasso di sostituzione. In particolare si osserva che la fecondità diminuisce soprattutto fra i 25 e i 34 anni e che l'età media della maternità è salita a 30,6 anni, un anno in più rispetto a 10 anni fa. Nonostante il calo delle nascite, la popolazione francese continua a crescere, raggiungendo 67,2 milioni di abitanti, e la Francia resta comunque il paese dell'Unione Europea con la fecondità media più elevata; va detto che i numeri appena elencati farebbero invidia a quasi tutte le altre popolazioni del Vecchio Continente.
Gli esperti in Francia cercano di fornire delle spiegazioni. C’è chi addebita la “colpa” all’onda lunga della crisi (ma non avevano detto che era finita da almeno tre anni?), come il demografo Gilles Pison, secondo il quale le buone politiche sociali e familiari della Francia ne hanno ritardato le conseguenze; c’è invece chi, come il ricercatore della Sorbona Lorenzo Chalard, parla di decisioni personali legate ai cambiamenti delle mentalità.
In realtà la situazione francese sembra confermare entrambi i punti di vista ma soprattutto dice che le politiche di sostegno alle famiglia sono importantissime ma non sufficienti a mantenere un tasso di natalità oltre il livello di sostituzione. La caduta del mito francese deve far riflettere tutti, perché come serve un fisco a dimensione di famiglia, così è utile tenere ben presente i danni causati da un clima culturale che fomenta progetti di vita sempre più basati su una dimensione individualistica. Probabilmente non è un caso che in Francia sia avvenuta una crescita dei Patti di convivenza (185mila) a scapito dei matrimoni (221mila). È noto infatti che le coppie sposate sono statisticamente più prolifiche di quelle conviventi. L’approvazione, nel 2013, del matrimonio egualitario per coppie dello stesso ha poi contribuito a smantellare l’idea stessa della famiglia naturale. E oltre tutto l’ex presidente socialista Hollande ha cancellato molte misure per la famiglia al fine di attuare una redistribuzione degli aiuti ad altre fasce della popolazione.
I politici italiani dovranno tenere conto della “lezione francese”, di sicuro lo faranno i movimenti pro family (primi fra tutti quelli che hanno animato il Family day) che hanno sempre posto il tema antropologico e culturale alla base della valutazione di qualsiasi normativa in materia di famiglia.