Facebook non sgrana il Rosario: stop a prete minacciato
Un parroco di Gatteo mare manda in onda un Rosario sulla sua bacheca Facebook, che però gli è già stata bloccata tre volte. I sospetti su estremisti islamici che lo hanno tempestato di accuse sulle quali ora indaga la Polizia.
Pregare sì, ma meglio in chiesa. “Uscire dal tempio” può risultare molto pericoloso. Soprattutto se si entra nel tempio virtuale per eccellenza. Quando don Mirco Bianchi, parroco a Sant’Antonio da Padova a Gatteo mare leggerà questo articolo, probabilmente i cervelloni algoritmici di Facebook gli avranno già bloccato, per l’ennesima volta il suo profilo social. “Succede tutte le volte che i giornali parlano di me: Facebook mi ha già censurato due volte. La prima una settimana fa per un giorno e la seconda per un paio d’ore giovedì mentre un secondo mio profilo è fermo ai box fino al 5 novembre”.
15 giorni di penitenza e di astinenza dai social. Ma che cosa avrà fatto di così grave da turbare la policy aziendale del colosso statunitense? Un Rosario, precisamente il Rosario di mezzanotte che va in onda tutti i giorni dal 7 luglio scorso. Don Mirco non è un presenzialista da social: ha una parrocchia e un nutrito numero di anime da seguire, ma Facebook lo utilizza principalmente per evangelizzare diffondendo il rosario on line e facendo delle piccole meditazioni-catechesi a mezzogiorno.
Può piacere o non piacere come metodo di evangelizzazione, ma i risultati gli danno ragione, dato che recentemente ha toccato anche 100mila visitatori. Troppo per Facebook che, la seconda volta gli ha notificato la sospensione temporanea per eccesso di clic.
Ovviamente il timore numero uno non è quello delle condivisioni e dei “mi piace” a dismisura, ma quello di mandare in onda una statua della Madonna con camera fissa e siccome tutto quello che viene postato su Facebook è di proprietà di Zuckerberg & co, va da sé che il controllo sia ferreo e rispettoso del mainstream che governa certe piattaforme.
C’è però un aspetto di intolleranza religiosa che si innesta nella vicenda di don Mirco: sono le pesanti accuse e minacce che un gruppo di utenti della rete di fede musulmana rivolgono all’indirizzo del sacerdote il quale, dopo una serie intollerabile di accuse, ha detto basta.
“Ho presentato una denuncia alle forze dell’ordine – spiega alla Nuova BQ – perché questi personaggi sono intervenuti varie volte commentando in arabo, lingua a me incomprensibile, però parlando con diversi conoscenti che conoscono la lingua, mi sono fatto tradurre e abbiamo scoperto non soltanto generici riferimenti all’Islam come “vera fede” e inni a “Maometto”, ma anche frasi ed espressioni che ora sono al vaglio della polizia. In alcuni casi i proclami sono riconducibili al Partito Nazionalista Conservatore Islamico e a un predicatore islamico che vive in Germania ed è da tempo nel mirino dell’intelligence”.
Don Mirco, che sta ricevendo anche diversi attacchi hacker, ha segnalato la cosa e adesso saranno le forze dell’ordine a cercare di fare chiarezza ed eventualmente a difendere il sacerdote, che è comunque un cittadino italiano.
Il quale di sé dice: “Non faccio altro che mandare in onda il Rosario e non riesco a capire perché questo dia così fastidio. Ma forse lo capisco, è il Rosario in sé che dà fastidio”.
Intervistato da un giornale on line, don Mirco si è ricollegato al grande Rosario del popolo polacco dicendo di averlo giudicato “un evento molto positivo e chi in Italia ha ironizzato o peggio accusato senza conoscerlo è in errore. Invito per esempio il giornalista Franco Di Mare a parteciparvi per capire qualcosa o ascoltare Radio Marija che ha censurato. La conosce? Ha detto parola in libertà. Qui corriamo un rischio”.
Ce n’è anche per Facebook: “Se andiamo avanti così corriamo il pericolo di non poter professare la nostra fede, Facebook controlla il pensiero delle persone. E’ in atto una persecuzione contro i cristiani”.