Eutanasia, la logica perversa della legge dei radicali
Alle Commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera è iniziata la discussione sul progetto di legge sull'eutanasia proposto dall'associazione Luca Coscioni. Paradossalmente appare più restrittivo dell'attuale legge sulle Dat, ma lo scopo è avere una legge che parli esplicitamente di eutanasia e la incoraggi.
L’Associazione Luca Coscioni, dopo aver raccolto 130mila firme, ha presentato in Parlamento un progetto di legge denominato Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia (clicca qui). La proposta di legge di iniziativa popolare è attualmente all’esame delle Commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera.
Il testo è molto snello, solo 4 articoli che, senza andare troppo nel dettaglio, potrebbero essere la sintesi della vigente legge del 2017 “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”. Quest’ultima legge, lo ricordiamo (clicca qui), permette già l’eutanasia, sia quella commissiva sia quella attiva, tramite il rifiuto di terapie salvavita o di alimentazione e idratazione assistita da iniziare o già poste in essere. Dunque questo disegno di legge mima il contenuto di una normativa che già legittima l’eutanasia ed esclude qualsiasi forma di obiezione di coscienza da parte dei medici.
Anzi a ben vedere e per paradosso è più restrittiva. Infatti la proposta di legge dei Radicali, a differenza dell’attuale legge, non permette l’eutanasia su persone minori, eccetto nel caso in cui il minore non abbia sottoscritto le Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat). Inoltre non permette l’eutanasia sugli incapaci, eccetto il caso, nuovamente, in cui l’incapace abbia sottoscritto anche lui le Dat, le quali Dat dunque scatterebbero nella loro validità appena sottoscritte, perché acquisterebbero efficacia nel caso in cui il soggetto non fosse capace di intendere e volere o di manifestare la propria volontà. Si potrà obiettare che le dichiarazioni di minori e incapaci non sono giuridicamente valide, ma questo non è specificato nell’art. 4 dedicato alle Dat ed invece è specificato per la richiesta di eutanasia da parte di soggetti maggiorenni e vigili (art 1). Dunque o è una dimenticanza oppure non lo si voleva specificare.
E’ più restrittiva della vigente normativa perché l’eutanasia è legittima solo se i parenti e il coniuge del paziente sono stati informati della richiesta di morire di quest’ultimo e abbiano avuto modo di parlare con lui (art. 3, n. 4). Vincolo questo assente nell’attuale legge. Così come sono assenti anche i seguenti requisiti per chiedere di morire: “la richiesta sia motivata dal fatto che il paziente è affetto da una malattia produttiva di gravi sofferenze, inguaribile o con prognosi infausta inferiore a diciotto mesi” (art. 3, n. 5).
Nella vigente normativa sono vietate solo due metodiche per dare la morte: l’iniezione letale e l’aiuto al suicidio (ma su questo ultimo punto il Parlamento sta lavorando, clicca qui). Queste due pratiche eutanasiche sono presenti nella proposta di legge dei Radicali? Da una parte potremmo negarlo perché nell’art. 1 si indica esplicitamente solo il rifiuto dell’ “inizio o (del)la prosecuzione di trattamenti sanitari, nonché (di) ogni tipo di trattamento di sostegno vitale e/o terapia nutrizionale”. L’art. 3, che riguarda le condizioni di non punibilità del medico, parla di eutanasia, ma dato che il suo contenuto rimanda all’art. 1 dobbiamo concludere che un paziente può morire solo rifiutando terapie o mezzi di sostentamento vitale. Più complessa invece l’esegesi dell’art. 4 dedicato alle Dat, dove si fa riferimento all’eutanasia, ma non mettendola in rapporto all’art. 1 in modo esplicito. Se il rimando all’art. 1 dunque fosse implicito, la sedazione letale sarebbero esclusa (l’aiuto al suicidio sarebbe pressochè escluso de facto perché la persona che si dovrebbe dare la morte non è vigile o incapace), in caso contrario invece sarebbe legittima. Da qui l’incongruenza manifesta: permettere alla persona non più vigile di ricevere l’iniezione letale e vietarla per la persona vigile. Insomma un testo di legge scritto male. E forse volutamente.
Proviamo a spiegarne il possibile motivo partendo da una domanda: perché i Radicali propongono una legge copia-incolla di quella già vigente e in alcuni punti, non certo secondari, addirittura più vincolante nell’accesso all’eutanasia? Di certo non perché vogliono fare un passo indietro. Il motivo potrebbe essere il seguente: nella percezione collettiva l’attuale legge non permette l’eutanasia – percezione fasulla –, occorre invece una legge che esplicitamente consenta l’eutanasia. L’attuale legge è stata interpretata dai più come una normativa sul consenso informato, non sull’eutanasia. Il motivo quindi è meramente ideologico.
Se chi siede nelle commissioni e in parlamento ha un minimo di preparazione giuridica, la legge non potrà essere varata perché andrebbe a sovrapporsi a quella vigente (ma in Italia può capitare anche questo). I Radicali lo sanno, ma a loro non importa ed ecco perché la bozza di legge è così confusa e scarna. L’importante, ed è questo il punto, è che si parli di eutanasia. I Radicali vivono di casi per montare sopra di essi una campagna e, se il caso non c’è, lo creano. Così è stato per la vicenda di Welby, di Eluana, di Dj Fabo, di Cappato che si è autodenunciato in modo tale da porre all’attenzione della Consulta il reato di aiuto al suicidio.
Ora si vuole che l’opinione pubblica pratichi l’eutanasia, non semplicemente che si avvalga della disciplina del consenso informato che comunque è già uno strumento eutanasico. Per i Radicali non basta che ci sia una legge sull’aborto, sul divorzio, sulla fecondazione artificiale e sull’eutanasia. Occorre che gli italiani vadano in massa ad abortire, a divorziare, a produrre bimbi in provetta e a farsi ammazzare nelle corsie degli ospedali. La rivoluzione non può rimanere sulla carta. La proposta di legge, perlomeno a noi così pare, è dunque solo un pretesto per continuare a soffiare sul fuoco.