Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Natale del Signore a cura di Ermes Dovico
Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

CREPALDI

Europeismo come ideologia, parola al vescovo

In vista del voto per il Parlamento dell’Unione Europea di domenica prossima 26 maggio proponiamo alla riflessione alcuni passaggi della Lectio magistralis tenuta dall’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi a Milano il 6 aprile scorso in occasione della Giornata della Dottrina sociale della Chiesa.

Dottrina sociale 22_05_2019

In vista del voto per il Parlamento dell’Unione Europea di domenica prossima 26 maggio proponiamo alla riflessione alcuni passaggi della Lectio magistralis tenuta dall’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi a Milano il 6 aprile scorso in occasione della Giornata della Dottrina sociale della Chiesa. Non è un testo elettorale, naturalmente, però può dare delle utili indicazioni ispirate alla Dottrina sociale della Chiesa. Per il testo integrale clicca qui.

Bene comune
“Se per esempio prendiamo il principio del bene comune, così come lo intende la Dottrina sociale della Chiesa, vediamo che esso è nato in Europa e con l’Europa è connaturato. L’Europa nasce come respublica christiana e intende il bene comune come avente un carattere morale, finalistico, analogico e verticale, incentrato sul diritto naturale fondato, sostenuto e avvalorato dal diritto divino. Se, invece consideriamo l’Unione Europea notiamo non solo che ha una visione diversa del bene comune, ma addirittura che non ha nessuna visione del bene comune perché non possiede più le categorie di ragione e di fede per fondarlo adeguatamente”.

Nuovi diritti
“Nel campo della biopolitica dobbiamo constatare frequenti pressioni delle istituzioni europee (sia intese come Unione Europea che come Consiglio d’Europa) sugli Stati membri perché aprano la loro legislazione ai cosiddetti “nuovi diritti”, che vengono considerati come elementi del bene comune mentre sono elementi del male comune”.

Super Stato europeo
“Nell’attuale Unione Europea, a cominciare dal Trattato di Maastricht, il principio di sussidiarietà è inteso solo in senso funzionale e operativo, avendo l’Unione assunto il modello politico dello Stato moderno più che quello dell’Impero. Se non ne è nato un super-Stato europeo ci siamo andati comunque molto vicini”.

Nuovi assolutismi
“L’Unione Europea intende bandire dallo spazio pubblico qualsiasi significato assoluto e non si accorge che così facendo impone un nuovo significato assoluto, quello secondo il quale nello spazio pubblico non può esistere nessun significato assoluto”.

Europa ed Unione Europea
“L’Europa e l’Unione Europea si contraddicono, al punto che per avere questa Unione Europea occorre rinunciare ad aspetti importanti dell’Europa. Il più importante è il posto di Dio nel mondo, come ripetutamente (e dolorosamente) invocato da Giovanni Paolo II e, a suo modo, da Benedetto XVI”.

In cosa crede l’Europa?
“Benedetto XVI ha detto che l’Europa odia se stessa, Remi Brague ha affermato che l’Europa non crede più in nulla, Gianni Baget-Bozzo aveva detto che l’Europa si considera una colpa ed è stretta tra nichilismo e islam, Walter Laqueur sostiene che l’Europa sta vivendo i suoi ultimi giorni, Giulio Meotti che si suicida ed è alla fine e Jürgen Habermas che è in crisi”.

L’europeismo come ideologia
“Esiste l’ideologia dell’europeismo, portata avanti da molte forze politiche, dalle élite intellettuali del vecchio continente e da ampi strati dell’apparato funzionalistico dell’Unione Europea che opera per cooptazione. Questa ideologia dell’europeismo ha una visione della persona e della vita sociale non condivisibile dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa”.

Più Europa?
“Attenzione però all’ambiguità dello slogan “+ Europa”. Se con queste parole si intende più Unione Europea non mi sentirei di suggerire di porsi su questa strada, almeno finché l’Unione rimane come è adesso. Se invece significa “+ Europa” nel senso dell’anima del continente, allora bisogna chiedersi “per quale Europa”? e adoperarsi per l’Europa della Dottrina sociale della Chiesa e non per l’Europa del Manifesto di Ventotene”.

Frenare per ripensare
“Rallentare questo processo di unificazione da un lato (ripeto: non entro nelle modalità politiche di questa operazione) e animare forze autenticamente europee dall’altro. Frenare l’Unione Europea per avere il tempo e lo spazio per costruire più Europa nel senso della sua vera natura e della sua vera storia”.