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PERSECUZIONE DI STATO

Eritrea: "Insegno ai mie figli il Vangelo di nascosto"

La persecuzione dei cristiani in Eritrea raccontata da una mamma che nonostante i rischi comunica la fede ai figli: "Ci controllano, mio marito è in carcere per la fede, crescere i figli così è un pericolo. Ma l'amore di Dio è più forte".

Una donna cristiana di nome Ruth, mamma in Eritrea, ha parato ad Opend Doors del rischio che corre a crescere i suoi figli come figli di Dio, ma di come la fede in Cristo le dia il coraggio di continuare nonostante il rischio enorme per tutta la sua famiglia. Una testimonianza, che incoraggia ciascuno a non temere le discriminazioni, le persecuzioni e l’odio dei nemici della fede, il cui odio è tale che dialogare è impensabile. Si può solo, come fa Ruth, offrire e pregare.

Ruth comincia così: “Sono nata in una famiglia cristiana. Ma nel 1994, quando ero un’adolescente, sono entrata in una relazione personale con Cristo che ho cominciato a seguire con tutto il mio cuore. Al tempo della mia salvezza (conversione, ndr), la chiesa in Eritrea godeva ancora della libertà e avvenivano cose meravigliose. Molte persone si salvavano e c’era grande gioia. Da allora ho capito la differenza su cosa significava adorare Dio in libertà o di nascosto”. La limitazione della libertà religiosa è iniziata negli anni 2000, quando il governo ha cominciato a chiudere numerose chiese e ad arrestare diversi leader religiosi, persino il patriarca della chiesa ortodossa, Antonios. 

Ma il dramma si acuisce quando la donna spiega di essere rimasta sola a crescere i bambini spiegando che è una cosa “insopportabile”. Infatti, il marito è in carcere da quando il governo fece chiudere la loro chiesa. Poi fa un elenco delle discriminazioni per chi non accetta di appartenere alle chiese riconosciute dal governo e governate da altra autorità che non sia religiosa: chi, ad esempio, non ha un certificato di battesimo proveniente da una delle chiese governative fatica ad accedere al cibo o ad altri servizi pubblici, inoltre si viene controllati e le pressioni vengono anche dalla società: “Non vedono l’ora che ci scoprano mentre adoriamo Dio in segreto. Nel nostro quartiere, riceviamo pressioni continue quindi viviamo la giornata con prudenza e nella paura”. Eppure, “siamo persone pacifiche e amorevoli che vogliono adorare Dio in pace. Siamo gente di fede normale…amiamo il nostro paese. Essere cristiani ha a che fare con amare Dio, non abbiamo obiettivi politici"

Nonostante ciò da madre continua ad insegnare il Vangelo ai figli con i rischi annessi: “Un giorno, un ufficiale visitò casa mia e uno dei miei figli continuava a cantare canzoni sul Vangelo. Ho dovuto correre e tappargli la bocca con le mani”. Poi Ruth ha spiegato che i suoi figli “sono troppo piccoli per rendersi conto della situazione. Vogliono lodare il Signore ad alta voce e condividere la fede che imparo a casa con i compagni di scuola”, perciò “è così dura insegnare il Vangelo e nello stesso tempo dire loro di non parlarne con altre persone. Li confonde così tanto”.

Ma, con grande coraggio, che interroga la tiepidezza con cui spesso si vive la fede in Occidente, la donna ha concluso: “L’amore di Dio è più forte e ci spinge ad adorarlo nonostante i pericoli. Sappiamo che corriamo un rischio ma siccome amiamo il Signore non possiamo smettere di adorarLo. Non possiamo smettere di pregarLo perché abbiamo bisogno di Lui per superare le nostre difficoltà”.