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Elettori cattolici nudi: la diaspora è al capolinea

Il 4 marzo i cattolici andranno al voto nudi in una situazione mai vista intrisa di disillusione e smarrimento. Essere cattolico ed essere radicale non è più considerato una contraddizione. Vediamo perché la diaspora è completata: clericalismo, pastori che non forniscono più criteri nè contenuti e valori sovvertiti.

Politica 29_01_2018

Il 4 marzo prossimo i cattolici andranno al voto nudi. Finora non si era mai vista una situazione così intrisa di disillusione, smarrimento, dispersione. La storia della diaspora dei cattolici in politica è lunga. Essa inizia quando i primi cattolici entrarono come indipendenti nelle liste del PCI, ma anche prima con il “cattolico comunista” Franco Rodano e con Felice Balbo. E’ quindi una storia lunga, che ora però sembra giunta a conclusione. La diaspora è completa, ognuno per sé e Dio per tutti, nudi alla meta.

Un segno molto evidente che un lungo percorso si è malamente concluso è che oggi nessun cattolico direbbe che non si può votare per Emma Bonino. Essere cattolico ed essere radicale non è più considerato una contraddizione. Il democristiano Tabacci ha perfino offerto alla Emma Nazionale ospitalità nella propria lista, evitandole la fatica e l’incertezza della raccolta delle firme. La Bonino gira normalmente le parrocchie parlando di ius soli e mostrando come l’unico modo per vincere la denatalità non è abrogare la 194, ma regolarizzare tutti gli immigrati clandestini in un solo colpo. Del resto non era ella stata lodata dalle alte gerarchie ecclesiastiche assieme a Marco Pannella?

Poter essere radicale e cattolico nello stesso tempo sancisce la separazione definitiva tra politica e religione, priva definitivamente la religione cattolica delle proprie pretese pubbliche, conduce a termine il processo di secolarizzazione che ormai da decenni la teologia cattolica considera un fatto meritorio dovuto allo stesso cristianesimo. Dovremmo quindi ringraziare il Signore se oggi anche noi cattolici possiamo votare Emma Bonino. In una situazione del genere come si fa a non essere disorientati?

I cattolici sono ormai nudi alla meta dell’urna perché i pastori non forniscono più i criteri. La Nota episcopale sulle convivenze di fatto del 2007 è solo un vago ricordo che non ha più avuto seguito. Dopo di allora: “Fate come vi detta la vostra coscienza”. Solo che la coscienza per il cattolico deve essere “retta” e “formata”. E i pastori dovrebbero aiutarci a renderla tale. Tre fatti nuovi sono intervenuti a disturbare questo processo.

Il primo consiste nella preferenza data al come rispetto al cosa. La lotta fatta in pubblico per valori umani assoluti è stata accusata di mancare nello spirito di dialogo e di essere una prova muscolare. Anche la presenza silenziosa in una piazza. Se non c’è un certo “come”, stabilito secondo le mode pastoralistiche di oggi, i pastori si dissociano o addirittura condannano. Essi raccomandano solo uno stile – generalmente incentrato sul dialogo e sulla misericordia – e non indicano più dei contenuti.

Il secondo consiste in un rinnovato clericalismo. Il rapporto con il governo, con singoli ministri, con i partiti politici, l’azione di lobby parlamentare, la contrattazione sulle leggi … sono svolti direttamente dai vertici ecclesiastici o vengono svolte attraverso associazioni ecclesiali strettamente dipendenti dai vertici ecclesiastici. Quanto è espressione spontanea dei cattolici liberamente aggregati è vista male e con sospetto.

Il terzo è che le priorità dell’agenda dell’impegno cattolico sono state sovvertite. Alla vita, alla famiglia, alla libertà di educazione sono state anteposte altre priorità: l’accoglienza degli immigrati, la tutela dell’ambiente, il lavoro. Pur non trattandosi di temi a carattere assoluto, essi come tali vengono presentati e il povero cattolico che ancora cerca di vedere se nel programma del tale partito si parla di aborto, vale a dire di uccisioni di esseri umani innocenti, pensa di non essere pastoralmente aggiornato.

Alle prossime elezioni del 4 marzo i cattolici andranno in una situazione paradossale. Nel momento di maggiore ingerenza clericale nella politica, i cattolici andranno alle urne nudi e soli, spaesati e dispersi.

Tutte le ultime votazioni parlamentari a favore di leggi disumane hanno visto l’adesione dei parlamentari cattolici, con rarissime eccezioni. L’idea che fu del cardinale Ruini di essere presenti nei vari partiti per poi convergere come cattolici in parlamento davanti a leggi inique è fallita. Alcune associazioni cattoliche ora la ripropongono per il voto del 4 marzo: “contaminare” i partiti, non certo tutti ma alcuni. E’ una strategia che ha già perso in passato, ma che, nella situazione attuale, rischia di essere l’unica disponibile. Un usato poco sicuro, ma per il momento sembra non esserci altro. Fintantoché non si prenderà atto che bisogna partire da più lontano.