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DICHIARAZIONI

Dubia, se il Papa tace il cardinale si risponde da solo

In una intervista a un sito austriaco uno dei quattro firmatari dei Dubia, il cardinale Brandmüller spiega quali sarebbero le risposte ai cinque quesiti posti oltre un anno fa al Papa secondo la tradizione della Chiesa. Sono dichiarazioni che dimostrano come le questioni sollevate dai Dubia siano più che mai aperte.
- NEGRI: SUL MATRIMONIO SI GIOCA IL FUTURO DELLA CHIESA

Ecclesia 05_01_2018
Il matrimonio sacramentale

Eh no, ai “Dubia” non ci possono essere risposte oblique, implicite o trasversali, tantomeno ammiccamenti: ai Dubia bisogna rispondere  in base all’insegnamento morale della Chiesa cattolica. Lo ha ribadito il cardinale Walter Brandmüller, uno dei quattro firmatari dei Dubia stessi, il 30 dicembre scorso in un’intervista ad Armin Schwibach, il corrispondente romano del website cattolico austriaco Kath.net (clicca qui).

Si tratta di una presa di posizione che ci fa capire come il problema nato da Amoris Laetitia, e la confusione a livello mondiale originata dalle diverse interpretazioni sia tutt’altro che risolto, come vorrebbero forse certi manipolatori interessati. E d’altronde la gravità della situazione è stata sottolineata clamorosamente solo qualche giorno più tardi dalla pubblica professione di fedeltà all’insegnamento di sempre su matrimonio e eucarestia firmata da cinque vescovi, tre del Kazakhstan e due italiani (clicca qui per l'intervista a monsignor Negri). 

Il cardinale ricorda nell’intervista i punti principali dei Dubia. E cioè:

1)   Può una persona legata da un vincolo sacramentale in atto e che ora vive con un nuovo partner in una relazione coniugale (AL,N. 305, nota 351) ricevere in certi casi ‘assoluzione e comunione’?

2)   Ci sono comandamenti morali assoluti, rispettivamente, proibizione, che sono vincolanti senza eccezione e in tutte le circostanze (come l’uccisione di una persona innocente)?

3)   È ancora vero che chi vive continuamente in stato di adulterio si trova oggettivamente in stato di peccato grave?

4)   Ci sono situazioni nella vita che mitigano la responsabilità morale a tal punto che un atto immorale (qui: adulterio) può di conseguenza essere moralmente scusato, o persino giustificato?

5)   Può una decisione di coscienza personale permettere eccezioni dall’interdizione assoluta di un atto intrinsecamente immorale?

Il cardinale avendo stabilito questi punti alla memoria, fa notare all’intervistatore che «Queste cinque domande appartengono ai fondamenti della Fede e dell’insegnamento morale. Secondo questi fondamenti le domande 1, 4 e 5 devono avere come chiara risposta un ‘No’, e le questioni 2 e 3 un ‘Sì’».

Il porporato solo qualche mese si era espresso pubblicamente su questo tema lacerante, che inutilmente qualcuno cerca di far scivolare nell’oblio della quotidianità, nell’assenza sconcertante di una chiara risposta da parte del Pontefice regnante, evidentemente bloccato in un impasse senza uscite nette. E che pertanto si affida a escamotage ambigui, come l’iscrizione negli Acta Apostolicae sedis di una lettera privata.

Nell’ottobre del 2017 Brandmüller aveva detto, in relazione a chi pensa che vi possano essere eccezioni per gli adulteri che si accostano ai sacramenti: «Chi sostiene che uno può entrare in una nuova relazione mentre il suo coniuge legittimo è ancora in vita è scomunicato perché questo è un insegnamento erroneo, è un’eresia. Chiunque sostene una cosa simile è scomunicato…Così, se qualcuno pensa di poter contraddire il dogma definito di un Concilio Generale (per esempio il Concilio di Trento), bene, quello è davvero molto violento. Esattamente, quello è ciò che si chiama eresia – e ciò significa esclusione dalla Chiesa – perché uno ha abbandonato i fondamenti comuni della Fede».

Nell’intervista il cardinale tocca anche il tema di Lutero, e delle feste che sono state tributate in ambito cattolico all’ex monaco agostiniano. Citando storici protestanti, Brandmüller ricorda che Martin Lutero voleva abbattere tre muri: «Il primo muro era il sacerdozio basato sull’ordine sacro; il secondo era il Magistero basato sulla missione data da Gesù Cristo; il terzo era l’esistenza del papato. Che queste tre ‘mura’ avessero una solida base biblica non interessava all’irato monaco agostiniano. Ora che ha abbattuto queste tre mura, Lutero vede che l’intero edificio della Chiesa papale è crollato. Dichiarare che questa distruzione totale è “un lavoro dello Spirito Santo” è una dichiarazione assolutamente bizzarra che può essere spiegata con la pura e semplice ignoranza dei testi e dei fatti storici; un’ignoranza che è ancora più sorprendente per un vescovo». È evidente il riferimento alla dichiarazione incauta – per non dire di peggio – espressa da monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana.