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IL REPORT FRANCESE

Dove si chiudono le moschee la vita migliora

Sette moschee sono state chiuse perché accusate di "apologia del terrorismo, odio e discriminazione". È quanto emerge dal rapporto del ministero degli Interni francese dopo il giro di vite sui luoghi di culto a rischio jihadismo. E i risultati ci sono. Infatti l'intelligence nota un profondo cambiamento nei quartieri dove le moschee sono state chiuse.

Attualità 01_03_2019
Christophe Castaner, ministro degli interni francese

Christophe Castaner, ministro dell'interno francese, e il suo braccio destro Laurent Nuñez, hanno da poco presentato una prima valutazione della legge sulla sicurezza interna e la lotta contro il terrorismo (Silt), entrata in vigore nel novembre 2017. L'analisi promossa e presentata da quello che è stato battezzato come il "primo poliziotto di Francia", rivela gli sforzi sostenuti dal Paese per tutelare l'ordine interno e affermare l'assoluta priorità dell'esecutivo dopo i vari attentati terroristici. 

E' a tale scopo, e in virtù della tanto contestata legge, che sette moschee sono state chiuse perché accusate di "apologia del terrorismo, odio e discriminazione". Laurent Nuñez ha sottolineato come ogni decisione dei prefetti in tale direzione, sia stata convalidata nonostante i ricorsi sistematici ai tribunali, aggiungendo, "le note dell'intelligence mostrano un profondo cambiamento nei quartieri dove le moschee sono state chiuse".  

La nuova legge sull'antiterrorismo francese, annunciata quando al ministero degli interni c'era ancora Gérard Collomb, poneva fine ai due anni di stato d'emergenza in Francia. Ampliando i poteri del ministro dell'interno a funzioni generalmente riservate alle autorità giudiziarie, sono state registrate 93 "visite a domicilio" - misura che ha seguito le perquisizioni nello stato di emergenza -; è stata sventata la preparazione di un attentato ed è stata ostacolata la creazione di un canale di reclutamento di "combattenti"; sono stati avviati cinque procedimenti per cospirazione criminale e preparazione di atti terroristici; sono state contate 106 misure individuali di controllo e supervisione amministrativa e su 40 ricorsi, 37 sono stati respinti dai giudici.

Ma è la progressiva chiusura delle moschee più importanti del Paese a destare più scalpore, e a far piovere le accuse di discriminazione sulla misura che coinvolge anche i luoghi di culto. Dopo che lo scorso anno la moschea di Marsiglia era stata chiusa per quello che doveva essere un periodo limitato, ma che ad oggi vede prolungati ad oltranza i sigilli, la stessa sorte pare sia toccata, un mesetto fa circa, alla moschea ad Avesnois, comune situato al confine con il Belgio. 

Per tutte e sette le moschee, ad ogni modo, le ragioni che hanno portato alla chiusura si assomigliano. Sulla base, infatti, delle informazioni raccolte dai servizi segreti, si è arrivati alla conclusione che tra quelle mura "vengono diffusi discorsi e idee che istigano alla violenza, all'odio, alla discriminazione e agli attentati terroristici". Le autorità hanno appurato che la predicazione e le conferenze nelle moschee diffondono "odio e violenza contro i non credenti". 

Secondo i giudici, nelle varie moschee, c'erano libri che giustificavano l'uso del jihad armato o l'approvazione della violenza contro le donne. Per la moschea di Marsiglia il giudice del provvedimento provvisorio ha affermato che "tenendo conto anche del suo orientamento, la sala di preghiera è frequentata nel solito modo da molte persone radicalizzate. L'influenza di questo luogo di culto si estende anche all'intera vita locale, interessando in particolare i più giovani, come evidenziato da un crescente fenomeno di abbandono scolastico". 

Temendo potenziali attentati terroristici, anche la moschea di Grenoble, a sud-est della Francia, chiuderà temporaneamente: là gli imam presumibilmente avrebbero chiamato al "jihad armato". Si tratta di una moschea frequentata ogni giorno da circa 400 persone secondo i media francesi. La moschea Al-Kawthar, situata nel popoloso quartiere Rue des Trembles di Grenoble, è diventata terreno fertile per diffondere "idee e teorie che provocano violenza, odio e discriminazione", ha dichiarato la prefettura locale. 

La dichiarazione del ministero degli Interni ricorda anche che la Francia "è stata colpita tre volte dal terrorismo" sin dalla promulgazione della legge. Infatti, 4 persone sono state uccise e 15 ferite il 23 marzo 2018 durante un attentato perpetrato a Trèbes e il 12 maggio 2018, poi una aggressione con un coltello ha ucciso una persona e ne ha ferite altre 4 nel quartiere dell'Opera a Parigi. Cinque persone hanno perso la vita e 11 sono state ferite in una sparatoria al mercatino di Natale di Strasburgo l'11 dicembre. 

La stessa Grenoble è stata testimone di un attacco terroristico nel 2015, quando un uomo è stato trovato decapitato in una fabbrica locale, e una bandiera islamista è stata vista volare sopra la struttura. 

Nel 2016, le autorità francesi hanno chiuso circa 20 moschee considerate luoghi di diffusione dell'estremismo violento. In tutto, ci sono circa 2.500 moschee e sale di preghiera in Francia. Di questi, circa 120 sono legate al salafismo.