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KISHORE JAYABALAN

Comunismo, l'anti-Chiesa per l'Uomo Nuovo

Il marxismo come una vera e propria anti-Chiesa materialista che mira al paradiso in terra e alla nascita dell'Uomo Nuovo. Kishore Jayabalan (Istituto Acton di Roma) ci parla di una fede ancora diffusa.

QUANDO MARX (IL CARDINALE) CRITICAVA MARX di Marco Respinti

Cultura 04_05_2018
Marx, Engels, Lenin e Stalin

A due secoli dalla sua nascita (5 maggio 1818), assistiamo a una sorta di “beatificazione” intellettuale di Karl Marx. “Prima di tutto, contrariamente alle altre ideologie violente, come il fascismo e il nazismo, al comunismo non è mai stato chiesto di chieder conto delle proprie azioni del passato, nel momento in cui il suo sistema è collassato – spiega alla Nuova Bussola Quotidiana Kishore Jayabalan, direttore dell’Istituto Acton a Roma – In questo modo, è rimasto un pensiero molto rispettato, specialmente nell’ambiente intellettuale occidentale e non solo. Un brillante intellettuale francese, quale Raymond Aron, scrisse nel 1955 che il marxismo è l’oppio degli intellettuali”

La cosa non stupisce, perché il marxismo, il comunismo marxista in particolar modo, ha costituito nella storia una vera e propria anti-Chiesa: una Chiesa atea contro la Chiesa cattolica. “Anche perché il marxismo ha esercitato una forte attrazione anche sugli intellettuali cristiani. Oltre che un’anti-Chiesa è stata una vera e propria ‘Chiesa’ nella Chiesa. E’ stato visto come un modo di applicare l’etica cristiana al mondo reale, come una risposta ai problemi reali del mondo. Il motivo principale del fascino del marxismo era la sua pretesa di essere una teoria scientifica. Chiunque si ritenesse socialmente impegnato, si sentiva in dovere di applicare l’analisi marxista della società”.

Come mai soprattutto il marxismo è diventata una religione per gli intellettuali, contrariamente a tante altre filosofie?
Sono molto pochi i filosofi, gli intellettuali, i teologi che hanno sostenuto il capitalismo, per esempio, che pure è sempre stato molto più popolare fra la gente comune, perché offre maggior prosperità e opportunità. Ma gli intellettuali, nel sistema di pensiero marxista, hanno un ruolo molto maggiore. Possono considerarsi come l’avanguardia del popolo, i pionieri di un futuro che si suppone caratterizzato da un progresso mai visto prima. Il capitalismo è per l’uomo comune, il marxismo ha il suo clero costituito da intellettuali. E questo vale anche all’interno della Chiesa, in cui molti intellettuali non sono affatto contenti di come funzioni il mondo e cercano di spiegare i suoi mali, non evidenziando il peccato che è alla base del male, bensì attraverso un’analisi della struttura sociale basata sulla dialettica marxista, concludendo con la condanna del profitto e della proprietà privata. E’ la tendenza di tutti gli intellettuali anti-capitalisti in cerca di una loro casa. Il marxismo continua a fornire loro un tetto.

Ma il marxismo può essere considerato come un’eresia del cristianesimo?Occorre sempre fare attenzione a distinguere il marxismo col collettivismo genericamente inteso. Il collettivismo incontra abbastanza il favore di molti cattolici per la sua promessa di una vita in cui sono condivisi beni comuni, in pace e fratellanza. Ma non tutte le forme di collettivismo sono marxiste. Il marxismo è portatore di una proposta molto più radicale. Promette la nascita di un uomo nuovo. Si ripropone di risolvere una volta per tutte il problema della natura umana, divisa fra egoismo e perseguimento del bene comune. Marx stesso non aveva una soluzione chiara. Si trova molto poco, fra i suoi scritti, sul sistema che avrebbe dovuto nascere dopo la rivoluzione. Essendo un seguace di Hegel e credendo fermamente che la storia seguisse una direzione ben determinata, era convinto che alla società capitalista sarebbe subentrata una società post-capitalista attraverso una rivoluzione. Secondo Marx sarebbe stato lo stesso capitalismo a produrre la rivoluzione. Ciò che è ancor più importante: il marxismo era un sistema interamente materialista. La sfera spirituale era considerata come una falsa coscienza, un modo per esercitare il potere da parte della classe dominante. Soffrire in terra e ottenere la salvezza eterna in Cielo, era considerato come una grande distrazione, per non affrontare i problemi in terra. Di contro, il marxismo prometteva un paradiso in terra, un uomo nuovo migliore rispetto a quello creato da Dio. E considerava la violenza come uno strumento legittimo per perseguire questi fini. La violenza è un aspetto inevitabile del marxismo.

Chi è l’uomo nuovo del marxismo?
L’uomo nuovo è, appunto, quello che non è più diviso fra egoismo e perseguimento del bene comune. Il cristianesimo riconosce che siamo peccatori, ma non siamo completamente corrotti e in ultima istanza è solo per Grazia divina che possiamo vincere il peccato. Gesù ha offerto la sua stessa sofferenza per redimerci e noi semplicemente cooperiamo alla nostra salvezza. Da un punto di vista marxista, tutto ciò è incomprensibile, come tutto ciò il cui fine non è sulla terra e avviene attraverso strumenti che non sono umani. Per Marx, invece, l’uomo non ha un peccato originale, ma è un prodotto della dialettica storica. L’uomo rurale, una volta urbanizzato, nella fase capitalista della storia, è diventato un tipo umano completamente diverso. L’uomo nuovo sarà ancora diverso: sarà più simile all’ideale rinascimentale, un individuo libero dalle esigenze del lavoro, al tempo stesso egoista e dedito al bene collettivo. In questo Marx deve tutto a Jean Jacques Rousseau. Attraverso la sua pedagogia, Rousseau mirava a creare un uomo nuovo che fosse, prima di tutto, in pace con se stesso e buono con tutti gli altri. Per Rousseau, l’equivalente del peccato originale è nella proprietà privata, nel tenere qualcosa per sé.

Eppure ci sono forme di ibridazione fra cristianesimo e marxismo…
Anche la Teologia della Liberazione, nata in America Latina in risposta alle grandi disuguaglianze materiali, mirava a punire i ricchi, i proprietari, espropriandoli dei loro beni per darli ai poveri. E questo va molto al di fuori dell’insegnamento cristiano. E’ normale non essere soddisfatti delle condizioni sociali esistenti. Le conseguenze del peccato originale possono essere viste ovunque, non si può dire che manchino le prove. Ma il punto è un altro: che fare? Il marxismo vede la società come una perenne lotta fra classi. Chiede sangue. Ma non il tuo sangue, quello del martire cristiano, ma il sangue degli altri: dei nobili, degli aristocratici, dei borghesi, dei nemici di classe. E così è sempre stato, a partire dalle grandi epurazioni sovietiche in poi.