Cashback, l'Europa bacchetta l'Italia. E ha ragione
La lettera del Comitato esecutivo della BCE che riprende l'Italia per il meccanismo del cashback, ritenuto inadeguato allo scopo e dannoso nelle conseguenze, conferma la confusione e le contraddizioni delle scelte politiche del governo, che sta realizzando una decrescita infelice in stile grillino.
La questione è più o meno sempre la stessa. Imporre o anche solo incentivare l’uso delle tecnologie, creando cittadini di serie A e cittadini di serie B nella fruizione di alcuni servizi, quando si sa che non tutti sono in grado di accedere a quelle tecnologie, è un’ingiustizia ai limiti dell’incostituzionalità. L’art.3 della Costituzione italiana, dopo aver delineato i confini dell’uguaglianza formale, cioè di fronte alla legge senza distinzioni, prescrive l’uguaglianza sostanziale intesa come premura operativa dello Stato per rimuovere gli ostacoli che impediscono l’uguaglianza formale.
Nel caso del meccanismo del cashback, introdotto nelle settimane scorse da un Governo sempre più confusionario nelle scelte legate al Covid, si penalizzano i milioni di cittadini che, non avendo un conto in banca, devono contribuire con le loro tasse a finanziare un sistema che avvantaggia solo alcuni che spendono nei negozi usando gli strumenti di pagamento digitali.
Senza dimenticare che le nuove restrizioni da zona rossa, annunciate venerdì scorso dal premier Giuseppe Conte per l’intero periodo natalizio (i negozi, eccezion fatta per quelli che vendono beni di prima necessità, saranno aperti solo il 28, 29 e 30 dicembre), impediranno di fatto alle persone di uscire di casa e di utilizzare quella agevolazione. Di qui anche le inevitabili code degli ultimi due week-end con fiumi di consumatori in fila per “strisciare” almeno 10 volte una carta di credito o un altro strumento di pagamento elettronico al fine di poter accedere a quell’opportunità.
Una contraddizione nella contraddizione, peraltro smascherata dalla Banca centrale europea (Bce), che ha pesantemente redarguito i governanti italiani. Il che conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la marginalità del nostro Paese nella governance del vecchio continente. L’istituzione monetaria ha contestato nel merito e nel metodo il cashback dello Stato italiano.
«Sarebbe necessario dimostrare che le limitazioni che incidono sul corso legale delle banconote in euro siano efficaci per conseguire le finalità pubbliche che legittimamente si intende raggiungere attraverso tali limitazioni. Dovrebbe quindi sussistere una chiara prova che il meccanismo di cashback consenta, di fatto, di conseguire la finalità pubblica della lotta all’evasione fiscale», scrive in uno dei passi salienti del parere della Bce Yves Mersch, lussemburghese, membro del comitato esecutivo Bce, sul decreto del Governo che ha previsto il cashback di Stato e che è entrato in vigore l’8 dicembre.
Nella lettera ci sono diverse bacchettate per il Governo e per il Ministero dell’Economia retto da Roberto Gualtieri al quale la missiva è indirizzata.
La prima: «Le limitazioni dirette o indirette ai pagamenti in contanti dovrebbero altresì essere proporzionate agli obiettivi perseguiti e dovrebbero limitarsi a quanto necessario per conseguire tali obiettivi, specialmente alla luce del fatto che le misure di cui al decreto del MEF potrebbero spingere i soggetti aderenti a competere per il più alto numero di transazioni effettuate, che, in definitiva, favorirebbe gli aderenti che effettuano un alto numero di transazioni per importi limitati (ossia importi che altrimenti potrebbero essere pagati in moneta)».
In particolare, aggiunge Mersch, «il rimborso speciale di 1.500 euro sembra essere progettato per incentivare l’uso di pagamenti elettronici per importi limitati. Qualsiasi ripercussione negativa del cashback proposto dovrebbe essere pertanto attentamente ponderata, in funzione dei benefici pubblici previsti. Nel valutare se una limitazione sia proporzionata, si dovrebbero sempre considerare le ripercussioni negative dell’incentivo in questione, nonché se possano essere adottate misure alternative che soddisfino l’obiettivo pertinente e abbiano ripercussioni meno negative».
Ma il siluro più violento contenuto nella missiva partita da Francoforte e diretta a Roma è il seguente: «La Bce ritiene che l’introduzione di un programma cashback per strumenti di pagamento elettronici sia sproporzionata alla luce del potenziale effetto negativo che tale meccanismo potrebbe avere sul sistema di pagamento in contanti e in quanto compromette l’obiettivo di un approccio neutrale nei confronti dei vari mezzi di pagamento disponibili».
Dunque la Bce, al di là della “lesa maestà” («Le autorità nazionali sono tenute a consultare la BCE su progetti di disposizioni legislative che rientrino nelle sue competenze, comprese, in particolare, quelle relative a mezzi di pagamento. La Bce apprezzerebbe che le autorità italiane tenessero in debita considerazione i rilievi che precedono adempiendo in futuro al proprio obbligo di consultare la BCE, se del caso»), ritiene che nel merito quelle misure siano sbagliate e non fruttuose sul piano della crescita economica e del contrasto all’evasione fiscale.
Si tratta dell’ennesima bocciatura per la politica economica del nostro Paese, che sta ponendo le premesse per una rapida decrescita infelice, in perfetto stile grillino. I lockdown prolungati preparano la strada a scenari terzomondisti contro i quali i sostenitori del “chiudere tutto” saranno i primi a protestare. E’ solo questione di tempo.