Cannabis terapeutica? Quante bugie, ma che business
La cannabis per uso medico arriva in Parlamento. Il neuroscienziato Serpelloni smonta uno per uno i miti della canna libera: non aiuta i malati, non è terapeutica, non cura, è un antidolorifico di seconda scelta, ma soprattutto è un business già superiore per fatturato alla McDonald's.
L’uso della cannabis per scopo terapeutico sbarca alla Camera giovedì, ma dal testo unico che sarà sottoposto all’esame dei parlamentari è stato stralciato l’uso ricreativo che avrebbe portato alla cosiddetta liberalizzazione. I Radicali ieri hanno lamentato questa assenza come una battuta d’arresto nel campo dei nuovi diritti. Ma non è che la discussione che approderà in Parlamento, sostenuta da un nutrito schieramento bipartisan, sia esente da rischi e soprattutto da tranelli. A cominciare dal grande equivoco della terminologia utilizzata. Si parla di uso terapeutico, peccato che non esista alcun uso terapeutico per la cannabis, ma soltanto eventualmente un uso medico. Insomma: la cannabis non guarisce ma può intervenire solo per mitigare alcune sintomatologie nel trattamento di alcune patologie. La distinzione tra utilizzo terapeutico e medico non è soltanto una questione etimologica o di etichetta, ma di sostanza. Come spiega alla Nuova BQ Giovanni Serpelloni, neuroscienziato, già direttore del Servizio Antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri. “Un grande equivoco – spiega Serpelloni -. Bisogna parlare di uso medico e poi bisognerebbe capire se è utile o no”.
Ma c’è davvero bisogno di legalizzare in medicina una sostanza, il cui principio attivo, il Delta 9 thc, ha una fortissima valenza psicotica?
No. Il Delta 9 thc (volgarmente detta cannabis) ha un’azione di tipo sintomatologico, gli studi fatti in maggior numero sulla sclerosi multipla dimostrano che ci sono riduzioni della percezione della rigidità muscolare. Agisce dunque sui tremori, ma non cura la malattia nel senso che la storia della malattia non viene inficiata in alcun modo, non va a deviare il percorso naturale e questo il paziente lo deve sapere”.
Che cosa dice la scienza?
Sono state fatte numerose elettromiografie (esami per vedere la reazione dei muscoli ndr) prima e dopo la somministrazione e si vede perfettamente che le contrazioni non vanno a diminuire, quello che diminuisce sono le percezioni del tremore. Quindi è sbagliato dire che ha effetti curativi. In realtà la cannabis non cura nulla, ma ha solo un effetto sintomatico.
Ha letto il testo in esame in Parlamento?
Sì, da quello che ho potuto constatare ci sono vizi di contenuto non indifferenti, ma per poter esprimere un giudizio, preferisco aspettare e vedere quali sono i vari emendamenti che verranno proposti. Quel che è certo è che la legge manca di una strategia politica.
Che cosa intende?
Si pensa che chi non vuole legalizzare questo tipo di sostanza, sia contro i malati. Ma non è vero, anzi è vero il contrario. Qualsiasi farmaco che possa alleviare il dolore e possa ridurre la malattia è giusto che venga sperimentato, ma deve essere fatto in modo serio. La verità è che non ci sono dati confortanti sull’uso del Delta 9 thc perché su questo principio attivo si è speculato tantissimo: lo si vuol far percepire come una sostanza buona e curativa, una sorta di panacea. Ma è un escamotage per far accettare la legalizzazione per uso ricreativo. Infatti si insiste nel far passare l’autocoltivazione di questo farmaco, ma è una demenzialità. Qual è il farmaco che noi lasciamo interamente nelle mani del paziente?
Bè, forse il cent’erbe come digestivo…
Neanche! Perché abbiamo comunque il problema dell’alcol. Il problema sotterraneo è un altro.
Quale?
Il Dio denaro, come sempre.
Perché?
Perché l’unica strategia è quella delle spinte commerciali che si stanno avviando in Italia. C’è una catena che è già attiva nella prospettiva di distribuire questi farmaci per uso voluttuario o, come si dice, ricreativo. Nessuno dice che c’è una fortissima spinta economica, io mi preoccuperei di vedere chi sono i finanziatori, non vorrei che dietro ci fosse qualcosa che non va. A chi interessa questa cosa della liberalizzazione?
Però si giustifica con l’uso medico, spacciato per terapeutico…
E’ funzionale al disegno. Ci sono farmaci per malattie rare che facciamo fatica a recuperare invece qui stiamo andando a creare un bisogno che non c’è.
Quindi lei si sentirebbe di bocciare la cannabis anche se circoscritta solo all’ambito della cura del dolore.
Sì, perché la cannabis è considerata di seconda scelta. Se hai un dolore profondo, la cannabis non ti fa nulla.
Perché allora i Radicali dicono che funziona?
Perché è psicoattiva quindi necessariamente è una sostanza che ha come effetto collaterale un’alterazione di stato, ma il fatto è che non la puoi governare anche perché non c’è una risposta standard, ma solo reazioni personalizzate. Ci sono persone attratte dalla cannabis che poi sviluppano problematiche legate alla schizofrenia. Mi chiedo se stiamo facendo davvero gli interessi del malato o gli interessi di una qualche multinazionale che vuole fare soldi speculando su questo nuovo business.
Però il dolore dei malati resta.
I malati di terapie alternative ne hanno quante ne vogliono. Dopodiché ben venga la sperimentazione su qualsiasi tipo di sostanza che possa alleviare il dolore o le malattie. Ma non ci facciamo prendere in giro da chi ha scopi commerciali.
Eppure in altri Paesi si sta già somministrando.
Sì, ma con quali effetti? In Italia non se lo chiede nessuno.
Cosa?
Io lavoro al Drug Policy dell’Università della Florida che sta analizzando l’impatto sociale delle politiche che sono state messe in campo in alcuni stati americani. Ebbene: abbiamo valutato gli effetti della legalizzazione.
Con quali esiti?
I dati che vengono fuori sono eclatanti: c’è una fortissima spinta commerciale. Mentre aumentano i consumatori aumentano gli incidenti stradali e aumentano le intossicazioni casuali, lo vediamo nei pronti soccorsi con bambini tra i 0 e gli 8 anni, che non sono consumatori ma vengono coinvolti per intossicazione.
Si dà la cannabis ai bambini? Ma sotto forma di pastiglie?
No, adesso la vendono anche in varie forme di florescenze, oppure ci sono dei preparati da mettere nei cibi, un altro fenomeno che sta prendendo piede è l’estrazione con gas butano, che concentra il principio attivo provocando una botta per il cervello. Sicuramente quello è che è aumentato in termini positivi è il fatturato collegato alla vendita della cannabis.
Con quali margini?
Basti pensare che solo negli Stati Uniti il volume d’affari della vendita della cannabis ha già doppiato il fatturato complessivo del McDonald's.