Anarchia Italia, Carola è libera: chi comanda nel Paese?
La decisione del giudice di Agrigento di non convalidare l’arresto di Carola Rackete apre la guerra tra due dei tre poteri su cui si fonda la Repubblica: dire che la Sea Watch stesse salvando vite è una dichiarazione politica. Eppure, inchieste come quella di ieri delle false onlus per migranti mostrano che il business dei clandestini è sotto gli occhi di tutti. Ma Sinistra, magistratura ideologizzata e Chiesa progressista lo ignorano. Chi comanda in questo clima di anarchia?
Probabilmente sarà compito dei politologi trovare la definizione più calzante. Ma quello che è successo ieri con la decisione del giudice di Agrigento di non convalidare l’arresto di Carola Rackete si avvicina molto all’anarchia. O quanto meno allo scontro evidente e incontestabile tra poteri dello Stato. Almeno due dei tre poteri su cui si fonda la Repubblica.
Per il Gip Alessandra Vella il reato di resistenza e violenza a nave da guerra che la comandante della Sea Watch3 ha messo in atto nell’entrare in porto a Lampedusa non esiste e così nemmeno il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Il motivo è presto detto: il suo comportamento è stato giustificato da una «scriminante» legata all’avere agito «nell’adempimento di un dovere», cioè il dovere di «salvare vite umane in mare».
Con una motivazione così è chiaro che l’operato dell’esecutivo e del Ministro degli Interni Matteo Salvini è completamente sconfessato. Non solo Carola non ha attentato alla vita di cinque finanzieri che per ben tre volte le hanno intimato l’alt rischiando di venire schiacciati dalle seicento tonnellate della nave, ma la “capitana” aveva non solo il diritto di entrare in porto, ma anche il dovere, visto che - sempre secondo il gip - la Sea Watch stava salvando delle vite umane.
Via gli arresti domiciliari dunque e già osanna ad attendere la 31enne mentre nei giorni scorsi addirittura il vescovo di Ferrara Perego auspicava che le si intitolasse il porto dell’Isola.
Dall’altra parte abbiamo ovviamente un ministro degli Interni che non ha perso occasione per accusare il giudice definito «di sinistra»: «Per la magistratura italiana ignorare le leggi e speronare una motovedetta della Guardia di Finanza non sono motivi sufficienti per andare in galera», ha detto. Salvini ha sostanzialmente fatto buon viso a cattivo gioco, ma ha comunque dato l’idea di tenere il pallino in mano: «Nessun problema - ha detto - per la comandante criminale Carola Rackete è pronto un provvedimento per rispedirla nel suo Paese perché pericolosa per la sicurezza nazionale».
A questo si aggiunga il fatto che il gip ha motivato la valutazione sul porto sicuro sottolineando che la scelta del porto di Lampedusa non era strumentale, ma obbligatoria perché i porti della Libia e della Tunisia non sono stati ritenuti porti sicuri. Ecco, ritenuti da chi? Da Carola, che è sembrata avere tutti gli interessi a far sbarcare i 43 clandestini in Italia? Sarebbe interessante sapere le fonti utilizzate per arrivare alla motivazione che il porto di Tunisi o quello de La Valletta, ad esempio, non fossero sicuri. Per le migliaia di turisti occidentali che sbarcano ogni anno in crociera non sembrerebbe...
Quel che è certo è che difficilmente in un altro paese un comandante di una nave estera avrebbe potuto passarla liscia dopo tutto quello che ha fatto. E il fatto che un potere dello Stato non lo riconosca, quello giudiziario, la dice lunga anche su un braccio di ferro che - dopo i casi Diciotti e Aquarius - è destinato a diventare una vera e propria guerra.
Sostenere che Carola Rackete stesse salvando delle vite, quando è apparso chiaramente che a bordo di quella nave non c’erano persone in fin di vita o in pericolo e che il procrastinare lo sbarco è dipeso unicamente dalla decisione unilaterale della nave della Ong di voler approdare a tutti i costi in Italia e non in Olanda, equivale a sostenere una posizione politica. A questo punto - se stava salvando vite - con che forza si sosterrà la tesi dell'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per cui la komandanta è ancora indagata?
E' la posizione, cioè, della Sinistra, di larghi settori della magistratura e di quei catto-progressisti per i quali tutti i clandestini in viaggio verso l’Europa stanno scappando da guerre e dunque vanno tutti accolti senza un battito di ciglia quando la realtà dice l’esatto opposto.
Eppure, che dietro questo mercato degli uomini ci sia un vero e proprio business che vede proprio loro, i migranti come degli ostaggi, lo dimostra anche l’inchiesta di ieri della procura di Milano che ha scovato numerose false onlus per la gestione dei migranti, attestando come l’ultimo anello del business sia proprio quel vasto e indefinito mondo del volontariato che in questi anni ha lucrato e si è arricchito con i clandestini spacciati per profughi quando profughi non erano. Da oggi un potere dello Stato fa il tifo per tutto questo, mentre l’altro potere cerca di impedirlo con tutte le sue forze. Se non è anarchia, che cos’è?