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IN USA E IN ITALIA

Allarme: crescono i bambini che abusano di altri bambini

L’ospedale Children’s Mercy di Kansas City l'anno scorso ha visitato 1.000 piccole vittime di abusi di cui la metà erano state violentate da altri bambini. La colpa è della pornografia online come emerge dai dati: se la tecnologia in generale spaventa anche la Società di pediatria italiana che spiega che «usarla come pacificatore» è un’illusione, il porno da cui vengono adescati può generare mostri.

Educazione 13_12_2018

Ai genitori che sono soliti calmare i bambini con tablet o smartphone, o che semplicemente li lasciano in loro possesso quando se ne appropriano per non ingaggiare lotte sfiancanti, andrebbe detto che è meglio la fatica di un no che quella di trovarsi nella situazione descritta dal personale dell’ospedale per bambini Children’s Mercy di Kansas City. Uno scenario che dimostra quanto la tecnologia non calmi affatto i bambini ma serva a renderli non solo delle amebe o dei fruitori continui di ciò che soddisfa continuamente le loro pulsioni, ma dei veri e propri maniaci sessuali.

Il trend dei bambini-violentatori per via della facilità dell’accesso alla pornografia online descritto dall’ospedale fa tremare le gambe, «la cosa scioccante per noi tutti che stiamo raccogliendo i dati è che circa la metà dei predatori sono minorenni», ha dichiarato Heidi Olson, coordinatrice della Sexual Assault Nurse Examiner (Sane), ossia delle infermiere che in ospedale si occupano di esaminare gli abusi sessuali. Quanto è emerso dalla stima fatta è che questi violentatori hanno un’età media che va dagli 11 ai 15 anni, mentre le loro vittime sono in maggioranza bambine tra i 4 e gli 8 anni.

Jennifer Hansen, pediatra, ha poi aggiunto che «la cosa impressionate che molti di questi abusi sessuali sono violenti: aggiungono la violenza fisica a quelle sessuale». Il legame alla pornografia online non viene sottolineato solo da Olson, che ha fatto notare che «l’abuso sessuale di qualcuno è un comportamento appreso», ma anche dai racconti di alcune vittime sui predatori che facevano vedere loro immagini pornografiche da emulare oppure che le riprendevano mentre avveniva l’abuso. Alcuni baby violentatori hanno ammesso di aver visionato pornografia online. Hansen e Olson hanno sottolineato che sono molti i bambini che vengono esposti alla pornografia (anche senza consapevolezza da parte dei genitori) già all’età di 4 o 5 anni.

L’anno scorso l’ospedale ha visitato 444 bambini abusati sessualmente nei cinque giorni precedenti. Un numero, che arriva a mille se si includono i bambini abusati oltre i cinque giorni precedenti alla visita medica.

Rene McCreary, direttrice di Mocsa, associazione che aiuta le vittime di abusi sessuali e anche bambini che dai 6 anni ai 14 anni agiscono in maniera sessualmente violenta ha dichiarato alla tv 41 Kshb Kansas City che «quello che vediamo sono sempre più ragazzini e bambini con problemi di comportamento sessuale e sempre più bambini che hanno accesso alla pornografia» motivo per cui «il 25 per cento delle violenze sessuali sono commesse dai bambini». Secondo la direttrice a spiegare il fenomeno è anche il fatto che  «la pornografia oggi è molto diversa da quella che era un tempo. L’80 per cento dei video e dei film tra i 15 più visti rappresentano donne picchiate, prese a sputi, a calci e insultate con nomi degradanti. McCreary, spiegando il suo programma di recupero di vittime e abusatori, fa notare che il lavoro è incentrato sull’imparare a gestire gli impulsi e gli istinti perché la tecnologia abitua i bambini al contrario, a non riuscire a tenersi a freno e all’incapacità di subire frustrazioni. Perciò sia il Children's Mercy sia McCreary incoraggiano i genitori ad avere quelle conversazioni scomode con i loro figli sulle immagini che potrebbero vedere online o sul proprio smartphone, ma soprattutto incoraggiano a limitare ciò che i bambini possono vedere online (come spiega bene il libro "Pornolescenza"). 

Il problema è sorto infatti anche in Italia dove nel giugno scorso la Società di pediatria italiana (Sip) ha dato l’allarme tecnologia, spiegando che in Italia 8 bambini su 10 tra i 3 e i 5 anni sanno usare il cellulare dei genitori, con mamma e papà spesso permissivi e assenti durante l'utilizzo: «Il 30% dei genitori usa lo smartphone per distrarli o calmarli già durante il primo anno di vita, il 70% al secondo anno». Per la Sip però il problema non è solo di quello che i bambini vedono ma dello strumento in sé.

Il comunicato dei pediatri spiega che lo schermo manipolato attraverso il tatto interferisce con lo sviluppo cognitivo dei bambini, che «necessitano di un’esperienza diretta e concreta con gli oggetti e con gli strumenti in modo da affinare il pensiero e la capacità di risolvere i problemi. Per di più non esiste alcun sostituto dell’interazione diretta con i genitori», inoltre «un’elevata quantità di tempo speso davanti allo schermo (anche televisivo) è correlata...a bassi livelli attentivi e anche a povere relazioni con i pari». Mentre «L’utilizzo di strumenti elettronici durante l’infanzia per più di 2 ore al giorno è associato ad un aumento del peso corporeo e a problemi comportamentali…Bassi livelli di benessere durante l’infanzia sono associati a conseguenze tardive, come depressione o comportamento aggressivo». Non mancano poi i problemi di insonnia precoce, di cefalee, di incubi notturni, di secchezza oculare, di problemi nello sviluppo del linguaggio.

Perciò la Sip ha raccomandato l'uso ridotto e in presenza di adulti e l’astensione dall’uso per i «bambini di età inferiore ai 2 anni» chiamando gli adulti a non usare la tecnologia come «come un “pacificatore” ideale per mantenere calmi i bambini».

Pertanto, se tablet e smarphone sono già visti come pericolosi di per sé dato che, come spiega il filosofo francese Fabrice Hadjadj in "Ma che cos'è la famiglia?", non sono mai strumenti neutrali ma finiscono «per fare della manipolazione la norma del nostro rapporto con il reale...non cessando di ridurre lo scarto tra la voglia e la sua soddisfazione» e «lusingando il nostro lato pulsionale», figurarsi cosa accade quando il contenuto diventa violento e pornografico. È chiaro infine come tutto ciò piaccia agli sponsor della pedofilia, per cui i bambini dovrebbero essere lasciati liberi di avere rapporti sessuali.

Un'esagerazione? Non proprio, dato che il caso di Kansas City non rende l'idea di numeri estesi a tutta la popolazione. Come avviene in Gran Bretagna, dove la polizia ha ricevuto quasi 40.000 segnalazioni di bambini che hanno violentato sessualmente altri bambini, di cui 2.625 casi si sono verificati a scuola.