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VESCOVO PENSIONATO DAL PAPA

Aguer esiliato, il "No aborto" perde il suo attaccante

Una delle conseguenze dell'esilio del vescovo argentino Hector Aguer dalla diocesi di La Plata, è quella di privare il fronte "No aborto" di un esponente di spicco dell’episcopato argentino contrario alla legge sulla depenalizzazione proprio adesso che inizia la battaglia parlamentare. 

Ecclesia 10_06_2018

Una delle conseguenze più immediate della mancata proroga del vescovo argentino Hector Aguer è quella di privare il fronte no aborto di un esponente di spicco dell’episcopato locale contrario alla legge sulla depenalizzazione. Come anche la Nuova BQ ha scritto, dopo l’Irlanda, che ha approvato una modifica costituzionale per permettere la stesura di una legge che favorisca l’interruzione di gravidanza, i fari sono puntati ora sul Paese andino. Il 13 giugno, dopo un lungo lavoro in commissione, approderà in Parlamento un progetto di legge che ha unificato i vari disegni presentati fino ad oggi e la battaglia si gioca all’ultimo deputato. Dalle ultime rilevazioni di Unidad Provida sono 130 i deputati orientati per il no, mentre 112 sono quelli che si sono già espressi a favore. All’appello mancano una quindicina di parlamentari ancora indecisi. Sulla carta dovrebbe passare il voto contrario, ma nella realtà gli ostacoli e gli imprevisti sono ancora tali e tanti da non considerare chiusa la partita. Anzi, tutt’altro che aperta dato che anche all’interno della compagine governativa di Mauricio Macri ci sono posizioni a favore dell’interruzione di gravidanza.

In questa campagna che sta polarizzando l’opinione pubblica argentina, la figura di Aguer, vescovo considerato tradizionalista e per nulla incline ai compromessi col mondo, si è stagliata come quella del principale capofila della corrente del no.

Aguer infatti ha tuonato spesso contro l’aborto e ha sostenuto a più riprese le numerose marchas che si sono svolte nel Paese in questi mesi a sostegno del motto: Salvemos las dos vidas.

Appena una settimana fa, in occasione dell’omelia per la solennità del Corpus Domini, che è stata la sua ultima messa pubblica da arcivescovo titolare di La Plata prima di lasciare repentinamente la guida della diocesi, Aguer ha avuto parole di netta condanna. Ha chiamato l’aborto un omicidio, un crimine abominevole e ha proseguito: “Le piccole anime degli innocenti saranno accolte nella misericordia di Dio, ma chi libererà una società assassina di poveri e indifesi, chi la libererà dalla vendetta per il sangue versato?”. Non sarà di sicuro – ha proseguito – “il Fondo Monetario Internazionale”, facendo riferimento alle polemiche che legano la campagna a favore dell’aborto nel Paese con il prestito che il Fmi dovrà effettuare per salvare l’economia Argentina.

Poi ha detto: “La carne e il sangue di una bambina violata, incinta senza volerlo e la carne e il sangue del suo bambino sacrificato sono uniti alla carne e al sangue di Cristo. Caino, Erode, Pilato e tutti i carnefici possono legarsi al collo un fazzoletto verde (simbolo della campagna a favore dell’aborto ndr.), ma il prezzo del crimine sarà addebitato al mondo nel giorno del giudizio e alla società argentina molto prima”.

Parole dure, durissime, ma in linea con la dottrina cattolica di sempre sul tema dell’uccisione di bambini nel grembo materno.

Ebbene, il 24 maggio scorso Aguer, compiuti i 75 anni di età, ha rimesso il suo mandato nelle mani del Papa e dopo una settimana è stato avvicendato dal suo successore, che però entrerà in carica a fine mese, Victor Tucho Fernandez. Dei sospetti di inimicizie personali da parte di Papa Bergoglio, dietro questo avvicendamento, e conseguente umiliazione-esilio dell’emerito che si è ritrovato di fatto da un giorno all’altro senza casa, si è già detto.

Quello che è singolare notare adesso è che con l’uscita di scena di Aguer il fronte del No all’aborto perde uno dei principali attori. Un po’ come se durante la finale di Champions League l’attaccante della squadra favorita venisse sostituito. Delle posizioni di Fernandez sul dibattitto politico in corso infatti non si sa ancora nulla. E’ difficile però immaginare che sosterrà la causa con la forza di Aguer.

Di questa assenza se ne sono accorti anche i politici. Nei giorni scorsi ad esempio, è arrivata a Roma con una delegazione Maria Eugenia Vidal, governatrice della provincia di Buenos Aires, sostenitrice nel suo partito Cambiemos del no all’aborto e grande estimatrice di Aguer.

Nel corso dell’incontro la donna ha chiesto a Papa Francesco le ragioni del cambio repentino dell’inquilino nella diocesi di La Plata. L’incontro è stato fatto a porte chiuse e non si conoscono le risposte del Papa.

Resta però il rammarico e lo sconcerto, anche da parte di molti politici, che in Aguer vedevano un capofila, nel vedere che nel momento decisivo per una battaglia di libertà e di verità, la Chiesa manda "in tribuna" i suoi uomini migliori. Al di là delle motivazioni che stanno dietro questo avvicendamento, è una conseguenza che getta una luce fosca sull’impegno che la Chiesa in Argentina vuole mettere per fermare una legge contro la vita e contro l’uomo.