Abusi, il silenzio sulle proposte dei vescovi Usa
Appare singolare il silenzio sull’incontro del vertice della Conferenza Episcopale statunitense con il Pontefice. La delegazione americana si attendeva forse una risposta positiva da papa Bergoglio circa le tre propost avanzate. Ma il silenzio di questi giorni fa pensare ad una strategia vecchio stampo.
Appare singolare il silenzio sull’incontro del vertice della Conferenza Episcopale statunitense con il Pontefice. I cardinali Di Nardo e O’Malley e gli altri membri della delegazione sono tornati a casa, e fino ad ora non è stato emesso nessun comunicato. Altrettanto silenzio da parte del Vaticano. Il Papa continua a non rispondere alle semplici questioni su McCarrick poste dalla testimonianza di Viganò, e continua a trattare da “Grande Accusatore” (leggi Satana) chi desidererebbe un chiarimento. Per sapere se l’uomo che siede sul trono di Pietro ha coperto per cinque anni un cardinale predatore omosessuale, oppure no. Fra l’altro c’è da notare che anche l’ultimo “dimesso” eccellente in Usa era strettamente associato al card. McCarrick; il vescovo di Charleston Michael J. Bransfield ha lasciato in seguito a accuse di rapporti sessuali con adulti. Maschi, naturalmente.
Questa dunque appare la linea di difesa di fronte allo scandalo più grave che sta scuotendo la Chiesa cattolica in ogni continente, e che è arrivato a toccare la persona del papa. Silenzio ostinato e mascherato da comportamento evangelico davanti alle richieste di chiarimenti dirette; attacchi e denigrazione dei critici; nessuna reale indagine sui meccanismi che in particolare negli USA hanno portato una rete di cardinali vescovi e preti omosessuali a gestire nomine e promozioni; rinvio a tempi lontani – febbraio! – e a una platea così ampia da risultare quasi sicuramente inefficace, il Sinodo delle Conferenze Episcopali del pianeta – lo studio dei problemi. Magari con la creazione poi di qualche commissione…insomma il tutto in modo che il meccanismo di potere non venga intaccato, così come quello delle catene di amici e protetti.
Non a caso al Sinodo dei giovani sono stati invitati, insieme a un’altra pletora di fedelissimi del Pontefice, anche personaggi come Blase Cupich, di Chicago, e Joe Tobin, di Newark, non votati – non a caso - dai vescovi americani e direttamente collegati alla filiera McCarrick. Un comportamento che se fosse stato adottato da qualcuno dei papi precedenti avrebbe certamente provocato critiche e obiezioni. Non così ora, in cui – e questo è un altro elemento chiave della situazione – i Main Stream Media, in Italia e fuori, si affannano a proteggere l’istituzione, per amore, interesse o simpatia ideologica.
Il silenzio sulla visita dei vescovi Usa è molto interessante per far capire come, in realtà, la Santa Sede non voglia fare nessuna luce sul caso McCarrick, che il card. Maradiaga, braccio destro del Pontefice, ha derubricato a questioni di ordine personale, e affare amministrativo. Maradiaga, il cui vescovo ausiliare e luogo-tenente della diocesi, mentre il cardinale gira il mondo, è stato obbligato a dimettersi proprio per gli stessi peccatucci di McCarrick.
Il presidente del vescovi USA è giunto a Roma con tre proposte specifiche, elaborate dal Comitato esecutivo della Conferenza Episcopale.
La prima: una piena indagine nelle “questioni che riguardavano” la situazione di McCarrick. E cioè: come aveva fatto a giungere a una posizione di tale eminenza e a mantenere un profilo così alto – fino a qualche mese fa – quando molti sapevano delle sue predazioni omossesuali in seminario? Di Nardo ha chiesto che fosse la Santa Sede a condurre una visita apostolica “in concerto” con un gruppo di laici, indicati da un organismo laico della Conferenza, il National Review Board, che “avrebbe avuto il potere per agire”.
La seconda proposta riguardava le accuse elevate da mons. Viganò nei confronti di una rete omosessuale che opererebbe all’interno della Chiesa, in USA e altrove.
Infine, la terza proposta: l’apertura di canali nuovi e confidenziali destinati a registrare le lamentele nei confronti dei vescovi, responsabili o complici, e il patrocinio per la soluzione più efficace di eventuali casi futuri.
Il card. Di Nardo aveva dichiarato che questi tre obiettivi sarebbero stati cercati “secondo tre criteri: corretta indipendenza, sufficiente autorità e una leadership sostanziale dei laici.
La delegazione americana si attendeva forse una risposta positiva da papa Bergoglio, anche se le lunghe settimane di attesa prima che l’udienza fosse concessa (mentre agli amici di McCarrick, Cupich e Wuerl le porte si sono aperte subito) avrebbe dovuto metterli sull’avviso.
Se è così, e se sono vere le voci – perché di ufficiale non è uscito nulla – è rimasta delusa. Niente visita apostolica e anche per il resto tutto rimandato a febbraio. E questo potrebbe spiegare il silenzio di tomba della Conferenza Episcopale USA, che unito a quello del Pontefice sulla questione di McCarrick contraddice clamorosamente le pretese – verbali – di chiarezza e di trasparenza, oltre che di rinnovamento e rivoluzione sbandierate in questi anni. Le crisi che riguardano i notabili di Chiesa si affrontano come una volta: con un bel muro di gomma. Silenzioso, ma non del silenzio degli innocenti.