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ARGENTINA

Aborti clandestini, a combatterli sono solo i pro life

Arrestato il dottor Aborto, il medico che in Argentina ha fatto abortire clandestinamente più di 2000 donne. Ma a farlo finire in manette non sono stati i gruppi pro choice che utilizzano il mantra dell'aborto clandestino per introdurre la legge e nemmeno quei vescovi che non esultano per lo stop alla legge proprio perché ci sono ambulatori illegali. Sono stati i "soliti" pro life in preghiera. 

Editoriali 26_08_2018
Germano Cardoso, il doctor aborto

Lo chiamano il dottor aborto e poco ci manca perché diventi un martire. L’intervista che gli ha fatto la Cnn ad esempio punta proprio a questo: “Conosciamo il dottor aborto, l’uomo che ha fatto abortire oltre 2000 donne in Argentina, dove l’aborto è illegale”. Un’intervista di alcuni minuti dove German Cardoso fa la parte del protagonista. E della vittima sacrificale. La battaglia per la legalizzazione dell’aborto in Argentina, per il momento stoppata sia per via parlamentare che governativa, ha i suoi falsi “martiri”. E i fautori della depenalizzazione hanno il mantra degli aborti clandestini, che mettono a rischio la vita delle donne (chissà perché nessuno pensa al rischio per la vita del bambino!).

Cardoso per la legge argentina è stato arrestato, ma rendere pubblica ed esemplare la sua storia è il vecchio trucco utilizzato dai Radicali in Italia negli anni ’70: creare il caso pietoso, la storia lacrimevole e compattare così il fronte pro aborto. In Italia aveva funzionato, con l’arresto di Emma Bonino e di altre militanti radicali come lei. In Argentina, dove i radicali sono infiltrati più o meno in tutti i partiti, c’è allora il “dottor Aborto”. Fuorilegge, ma così comprensivo…

Di lui si è parlato nel luglio scorso quando in Argentina il Senato ha affrontato il voto per il progetto di legge, poi bocciato. E’ stato arrestato il 4 luglio mentre praticava un’interruzione di gravidanza. La legge argentina non ammette sconti e Cardoso è finito ai domiciliari, dove però ha potuto essere intervistato comodamente dal colosso americano. Così, per creare intanto il personaggio con l’asettica freddezza della cronaca, ma vista l’intervista in ginocchio, era un occhiolino strizzato: “La legge dice che si può abortire solo in pochissimi casi, ma io alle donne che vengono non chiedo niente…”, dice il compassionevole.

Cardoso è stato arrestato perché un gruppo di preghiera pro life, si era radunato sotto il suo ambulatorio durante l’ennesimo intervento. Il clamore suscitato dai gruppi di preghiera ha costretto la polizia a intervenire e a fare irruzione nell’ambulatorio, mettere al sicuro la donna e infilare le manette al dottore. Questa la cronaca dei fatti che si sono svolti a Tandill, appena 400 km da Buenos Aires.

Qual è la morale? La scusa regina per introdurre l’aborto nelle legislazioni democratiche è da sempre la presenza rischiosa di aborti clandestini che possono portare anche alla morte delle donne. E sulla base degli aborti clandestini si porta avanti la battaglia, anche se la portata del fenomeno è sempre sovrastimata, trattandosi di un mondo, quello degli abortifici clandestini che agisce sotto coperta.

Se il problema sono gli aborti clandestini, logica vorrebbe che dovrebbero essere proprio i fautori dell’aborto libero i principali ad opporsi a questa mattanza. I primi a scendere in piazza, i primi a manifestare e, perché no?, a pregare sotto le finestre degli abortifici. E ancora: i primi a chiamare la polizia quando vedono che un dottor aborto nella clandestinità sta compiendo il suo pietoso rito di morte.

Invece no. A far emergere il reato degli aborti clandestini, e ad opporvisi, sono invece gli altri. I cosiddetti rigidi, quelli che magari sono cattolici e pro life. Quelli che vengono accusati di tacere di fronte agli aborti clandestini perché opponendosi agli aborti, favorirebbero di fatto la clandestinità. E’ curioso che la battaglia per la vita sia portata avanti sempre e comunque da questi indomiti testimoni che a rischio della loro incolumità non hanno paura a tacere su un assassinio, fosse legale o illecito.

E chi invece si batte per la donna, alla fine non si sporca le mani per impedire concretamente che avvengano questi delitti. Ovviamente quella dell’aborto clandestino è una scusa che non regge e noi che questo l’abbiamo visto negli anni ’70 sappiamo soltanto che non è altro che il cavallo di Troia del pietismo per far entrare l’aborto dalla porta principale.

Che non lo sappiano le “erinni” desnude e invasate che l’8 agosto piangevano sotto la Casa Rosada la bocciatura della legge, passi. Ma che non se ne accorgano autorevoli prelati che in questi giorni hanno detto di non festeggiare per lo stop alla legge argentina perché bisogna sradicare gli aborti clandestini, è davvero curioso.

Anche perché chi non festeggia, come il vescovo di La Plata monsignor Manuel Fernandez, abita a soli 150 km dal dottor Aborto e non risulta che abbia mai sostenuto la causa dei pro life che lo hanno fatto arrestare. Ne che, scagliandosi contro gli aborti clandestini, abbia mai partecipato ai Rosari sotto le finestre degli abortifici. O che abbia telefonato alla polizia denunciando anche solo un caso.

Lottare contro l’aborto, sia clandestino che legale, comporta sempre una dose di rischio personale. Solo che ci sono cattolici che se lo prendono sulle spalle, altri che, comodamente, pontificano secondo il canovaccio radicale e politically correct.