Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
PROGRESSISMI

A chi interessa rilanciare Teilhard de Chardin

Recentemente anche il cardinale Gianfranco Ravasi ha richiesto al Papa di annullare il monitum sulle opere di Teilhard de Chardin, ritenuto antesignano del New Age: se accadesse sarebbe una decisione clamorosa, in contraddizione con i documenti di tre Papi.

Editoriali 20_12_2017

Marilyn Ferguson, autrice del testo classico sulla New Age, The Aquarian Conspiracy , negli anni Settanta fece un sondaggio fra 200 di quelli che chiamava i “cospiratori dell’Aquario”, gente impegnata silenziosamente a sovvertire gli elementi chiave del pensiero occidentale, e trovò che alla domanda “Chi sono le persone le cui idee ti hanno più influenzato?”,  la maggioranza citava il  sacerdote gesuita, Pierre Teilhard de Chardin [1881 – 1955] .

Tanto noto agli specialisti quanto pressoché sconosciuto al grande pubblico, il sacerdote Teilhard fu un geologo paleontologo che è considerato antesignano della New Age per la commistione che egli fa fra spirito e materia, sulla base del concetto di coscienza in evoluzione,  una coscienza collettiva che sarebbe presente anche nelle più piccole particelle di materia inanimata.
La sua influenza permise ai giovani cresciuti nella “controcultura” degli anni Sessanta di seguire la moda della meditazione orientale, con annessa ricerca degli stati alterati di coscienza, senza sentirsi in conflitto con la propria identità cattolica o cristiana.  Per questo la Chiesa cattolica nel 1962 emise un monito con cui esortava «tutti gli ordinari, nonché i superiori degli istituti religiosi, i rettori dei seminari ed i presidi delle università a difendere gli animi, soprattutto degli studenti, dai pericoli insiti nelle opere di Padre Teilhard de Chardin e dei suoi seguaci».

Ciononostante, le associazioni sorte subito dopo la sua morte, grazie all’attivismo della segretaria da lui nominata “legataria letteraria”, lavorano per diffondere le opere di Teilhard, con la consegna mai scritta di lavorare senza clamore in attesa del momento opportuno per rilanciarne apertamente le tesi, quando – si diceva - sarebbero venuti a mancare gli ultimi parenti dell’estensore del provvedimento del 1962.

In questi giorni è partita da uno scranno altissimo, quello del Cardinal Gianfranco Ravasi,  Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, la richiesta al Santo Padre di annullare tale monitum, il che in pratica sdoganerebbe indirettamente, ma in modo clamoroso, anche la New Age, smentendo documenti usciti sotto tre pontificati diversi.

Furono diverse, infatti, le riprovazioni ufficiali inviate a Teilhard, molto prima dell’ultimo monito della Santa Sede datato 30 giugno 1962.

 A partire infatti dal 1926, Teilhard era stato silenziato, limitatamente alle sue esternazioni teologiche, dal suo stesso ordine, che gli ingiunse di restare nel suo campo scientifico e continuare le sue ricerche geologiche in Cina.  Nel 1933 dovette lasciare l’insegnamento a Parigi e sei anni dopo fu messo all’indice il suo  libretto L’energia umana. Nel 1947 arrivò da Roma il divieto di insegnare o scrivere di temi filosofici. Nel 1948 fu vietata la pubblicazione de Il fenomeno umano, stesso giudizio nel 1949 per Il gruppo zoologico..
Del resto anche il monito del 1962 è stato a sua volta ribadito: nel 1967 dalla Delegazione Apostolica a Washington D.C. e ancora nel 1981 da un comunicato della Santa Sede pubblicato dall’Osservatore Romano.

E’ significativo soprattutto che tale monito ufficiale fu emesso in pieno Concilio Vaticano II, quando il prestigio di Teilhard era debordante. Consulente della Commissione teologica preparatoria era oltretutto il grande sostenitore di Teilhard, padre Henri de Lubac S.J., successivamente perito del Concilio stesso, nominato poi da Paolo VI membro della Commissione teologica e di due segretariati. Ciò rende ancora più significativo il fatto che i padri conciliari non abbiano dato alcun sostegno, neppure indiretto, alle teorie del protetto di padre de Lubac. Se infatti il Concilio tace dell’errante, ha però parlato chiaro riguardo all’errore.

Jacques Maritain che, com’è noto, al Concilio fu presente, non ha dubbi al riguardo. Ne Il contadino della Garonne, uscito nel 1966, scrisse:

«Penso che la gnosi teilhardista e la sua attesa d’un metacristianesimo abbiano ricevuto dal Concilio un colpo durissimo. Perché, alla fine, è stato facile per Marx ed Engels rivoltare Hegel, ma capovolgere il cristianesimo in modo che non sia più fondato sulla Trinità e sulla Redenzione, bensì sul Cosmo in evoluzione, è impresa ben diversa.  [….] Ciò significa che sarebbe necessario un Concilio, e può darsi che certi teilhardisti abbiano sperato, al suo annuncio, se non  una conferma Dogmatica del Cristo cosmico, almeno un incoraggiamento, almeno l’ombra di un incoraggiamento alla loro dottrina. Ma leggete i testi del Vaticano II, esaminateli con una lente d’ingrandimento e non vi troverete neppure l’ombra d’un’ombra di un simile incoraggiamento. Con magnanima tranquillità il Concilio ha totalmente e perfettamente ignorato questo grande sforzo verso un cristianesimo migliore. Nulla è stato più classico delle sue due costituzioni dogmatiche. Se i seguaci del teilhardismo non camminassero nelle nuvole, capirebbero che cosa questo vuol dire».  

A cercare di riportare con i piedi per terra i teilhardisti ci hanno provato anche altri teologi e pensatori laici di vaglia, fra cui, nel 1968,  Dietrich von Hildebrand, secondo cui il Teilhardismo stava provocando “la devastazione della vigna del Signore”. Nel suo Il Cavallo di Troia nella Città di Dio,  egli scrisse:  

«Fu solo dopo aver letto diverse delle opere di Teilhard che capii pienamente le implicazioni catastrofiche delle sue idee filosofiche, e la totale incompatibilità della sua finzione teologica (come la chiama Etienne Gilson) con la rivelazione cristiana e con la dottrina della Chiesa…  Non conosco un altro pensatore che salti sapientemente da una determinata posizione a un’altra che la contraddice, senza essere turbato dal salto e senza nemmeno farci caso».

Eppure, nonostante queste e altre autorevoli prese di posizione, hanno continuato a moltiplicarsi le associazioni dedite a coltivare il pensiero e studiare gli scritti di Teilhard, sodalizi di cui fanno parte anche sacerdoti, specie gesuiti, ben determinati a ignorare e far dimenticare i tanti moniti ufficiali.

Ma i promotori delle teorie di Teilhard sono anche altri. Visto che si tratta di opporsi a divieti del Vaticano, non sorprende incontrare pagine entusiastiche delle teorie di Teilhard fra gli scritti dell’occultista Louis Pauwels e del comunista Roger Garaudy (poi convertitosi all'islam).
Ancora più significativo è il fatto che a elogiare Teilhard abbiano provveduto delle riviste ufficiali della Massoneria. Nel bollettino massone Le Symbolisme si legge infatti il seguente commento allo scritto intitolato La potenza spirituale della materia, che tratta della consistenza biologica dell’evoluzione morale:

«Non credo che i teologi riconoscano facilmente il P. Teilhard de Chardin come uno di loro. Ma è certo che tutti i Massoni, che conoscono bene la loro Arte, lo saluteranno come loro fratello in spirito e verità…. Che il nostro fervore affettuoso circondi il pensiero del P. Teilhard che ha ritrovato la forma cristiana originaria del pensiero religioso». 

Un’indicazione importante infine ce la dà il nome di chi provvide a pubblicare per primo le sue opere postume: Sir Julian Huxley,  biologo e genetista darwiniano, sostenitore dell’evoluzione psico-sociale e delle teorie eugenetiche; Julian era fratello di Aldous, autore del Coraggioso Mondo Nuovo che immagina un futuro in cui l’umanità verrà fabbricata in serie, e nipote di Thomas Henry Huxley, biologo e filosofo ateo materialista, soprannominato il “mastino di Darwin”. Più interessante di tutto è il fatto che Julian Huxley fu anche il primo direttore dell’UNESCO, agenzia educativa internazionale delle Nazioni Unite, il che spiega come mai l’Onu abbia più volte organizzato o patrocinato delle iniziative internazionali di altissimo livello, aventi per relatori anche dei Capi di Stato, in onore proprio di Teilhard.