Wuerl, meglio dimettersi invece di "pontificare"
Dal Rapporto del Grand Jury della Pennsylvania appare chiaro come l’allora arcivescovo di Pittsburgh Donald Wuerl, oggi cardinale, abbia gestito in maniera tutt’altro che limpida diversi casi di sacerdoti accusati, a buona ragione, di abusi. Per ragioni analoghe, e forse addirittura più lievi, il cardinale Bernard Law di Boston si dimise. Invece di proporre commissioni di vescovi dovrebbe dimettersi. Per salvare un brandello di credibilità.
Il 6 agosto scorso il cardinale arcivescovo di Washington Donald William Wuerl, mentre montava lo scandalo del card. Mc Carrick, lanciava una proposta al National Catholic Reporter, il giornale della sinistra cattolica americana. Wuerl, di fronte allo scandalo che cresceva, proponeva questo: “Dovremmo avere un tipo di commissione, un comitato, di vescovi…dove un certo numero di vescovi potrebbero essere scelti per chiedere che cosa c’è in queste voci. Mi sembra che sia una possibilità, che ci sarebbe una strada per i vescovi, e questo vorrebbe dire lavorare attraverso la nostra conferenza…per essere in grado di affrontare il problena di queste voci crescenti”.
Immediatamente la sua proposta è stata bocciata da numerose voci di laici di grande peso e rilievo negli Stati Uniti; e anche da un vescovo, Edward B. Scharfenbenger della diocesi di Albany, che ha approvato l’idea di una commissione, su mandato della Santa Sede, ma “per avere credibilità una commissione dovrebbe essere separata da ogni forma di potere la cui affidabilità potrebbe essere potenzialmente compromessa. È tempo per noi di fare appello ai talenti e ai carismi dei nostri fedeli laici…desiderosi di aiutarci a fare riforme durature che ristabiliscano un livello di fiducia che è stata di nuova infranta…sono essenziali per la soluzione che cerchiamo”.
Fino a questo punto si parlava solo del card. Mc Carrick, uno dei grandi consiglieri per le cose americane del Pontefice (a lui si deve il suggerimento della nomina di Blaise Cupich a Chicago, e di Walter Mc Elroy a San Diego, suffraganea di Los Angeles). Ma già in questo caso più che proporre una commissione Donald Wuerl avrebbe dovuto forse dare qualche chiarimento. Donald Wuerl era arcivescovo di Washington D.C., la diocesi in cui risiedeva il suo predecessore Mc Carrick. Se è vero, come sembra che sia vero; - e la Santa Sede non dovrebbe avere difficoltà a confermarlo, o a smentirlo -, che già al momento del suo ritiro, nel 2006, Theodore McCarrick è stato sottoposto a provvedimenti restrittivi della sua attività e del suo ministero da disposizioni prese da Benedetto XVI, Wuerl potrebbe dire se e quanto ha fatto rispettare, come titolare della diocesi, e di conseguenza persona responsabile, queste disposizioni. E non dovrebbe di conseguenza mostrare una sorpresa eccessiva, come ha fatto in interviste e apparizioni televisive, di fronte alle rivelazioni su McCarrick.
Già questo rende un po’ meno immacolata la figura, e la proposta di una commissione di vescovi, del cardinale. Ma nel frattempo è stato reso pubblico il Rapporto del Grand Jury della Pennsylvania, da cui appare chiaro come l’allora arcivescovo di Pittsburgh – Donald Wuerl – abbia gestito in maniera tutt’altro che limpida diversi casi di sacerdoti accusati, a buona ragione, di abusi. Per ragioni analoghe, e forse addirittura più lievi, il cardinale Bernard Law di Boston si dimise. Come scrive Philip Lawler, un laico di spicco: “Ora sappiamo: il cardinal Wuerl ha fatto essenzialmente le stesse cose che il fu card. Law fece. E si dimise con disonore”. Il nome di Wuerl è apparso 169 volte nelle pagine del Rapporto del Grand Jury.
Il rapporto dimostra che l’allora arcivescovo di Pittsburgh trasferì e spostò preti che avevano abusato di adolescenti maschi, nascondendo le notizie alle autorità civili e addirittura pagando uno di loro perché tacesse. Uno di loro, padre Zirwas, è morto all’Avana, ucciso da un prostituto. Zirwas viveva lì con il suo boyfriend cubano, e forniva escort maschi a turisti americani. Wuerl lo aveva spostato di parrocchia in parrocchia per dieci anni, e infine nel ’95 lo mandò in congedo permanente in Florida, dove la diocesi continuava a pagarlo. Non solo: chiese un aumento, con la minaccia di rivelare i nomi di una rete di preti omosessuali. La diocesi pagò. Ecco, sarebbe forse opportuno che Donald Wuerl rassegnasse le dimissioni, se si vogliono tentare di salvare gli ultimi brandelli di credibilità.