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CULTURA PRO LIFE

Vita, i vescovi Usa nel segno della continuità

La sfida made in Usa tra i vescovi Cupich e Naumann per la commissione episcopale per la vita si risolve a favore del secondo. Sconfitto il vesvovo di Chicago, portavoce della cultura lib in ambito pro life tra i vescovi. Un segnale importante. 

Ecclesia 19_11_2017
Il vescovo Joseph Naumann

Nei giorni scorsi negli Stati Uniti sono accaduti due fatti importanti, per la vita della Chiesa statunitense e, pensiamo, per la Chiesa in generale. I presuli d’oltreoceano sono stati chiamati a scegliere e votare il presidente della Commissione episcopale per la vita. Un incarico importante, e decisivo per stabilire quelle che sono le linee guida in questo campo. Non dimentichiamo che gli Stati Uniti ospitano Planned Parenthood, la più grande multinazionale mondiale dell’aborto, che non solo agisce all’interno del Paese, ma cerca di esportare la sua attività mortifera all’estero, con l’appoggio e l’aiuto finanziario dell’ambiente mondialista e progressista, oltre che del Partito Democratico.

Un incarico delicato, quindi. I due competitori erano il cardinale Blaise Cupich, di Chicago, l’esponente più in vista dell’ala progressista, grande estimatore del discusso gesuita James Martin, l’avvocato della causa LGBT nella Chiesa, e l’arcivescovo Joseph Naumann, di Kansas City. Naumann è conosciuto per una lunga attività in difesa della vita negli Stati Uniti. È stato lui, a prevalere, con 96 preferenze contro 82, (ci sono state anche 34 schede bianche). L’esito della votazione è stato accolto negli Stati Uniti, e non solo dai cattolici, come un segno positivo. La linea fortemente anti aborto della Conferenza Episcopale statunitense non verrà annacquata. E, soprattutto, Naumann farà di nuovo sentire la sua voce – come ha già fatto in passato – per richiamare alla coerenza quei politici che si proclamano cattolici, e poi approvano o promuovono politiche nettamente in contrario con quella che la Chiesa insegna. Saremo noi gli ultimi a stupirci, ma negli USA certe cose vengono sentite in maniera meno cinica che da noi. Non che l’elezione di Naumann, che ha tutte le caratteristiche per svolgere bene, con chiarezza ed efficacia il suo lavoro, potrà modificare in maniera sostanziale quello che è un comportamento consolidato.

Sono molti anni ormai che i vescovi americani si impegnano in questa battaglia, e non hanno paura, come l’ex presidente della Conferenza Episcopale, o l’arcivescovo di Wichita a metterci la faccia, e a farsi fotografare davanti a cliniche abortifere in ginocchio mentre pregano il rosario (con buona pace di mons. Galantino). Eppure l’aborto continua a mietere vittime, e i politici cattolici a essere abbondantemente incoerenti, o traditori.

Ma comunque l’elezione di Naumann è stata accolta con favore e sollievo dai pro-life, e a ragione. L’elezione di Blaise Cupich, che rappresenta l’ala più liberal ed estrema dell’episcopato, avrebbe inferto un drammatico cambio di rotta nella commissione, con effetti disastrosi. Cupich, che ha arcivescovo di Chicago, ha scoraggiato i suoi sacerdoti dal partecipare alla Campagna “40 Giorni per la Vita” indetta tempo fa. Si è rifiutato di dichiarare che i politici cattolici che difendono l’aborto legale non dovrebbero essere ammessi all’Eucarestia. Ha invece affermato che l’aborto dovrebbe essere solo uno dei punti – insieme con i programmi sulla povertà, l’immigrazione, la pena di morte, il controllo sulle armi e l’ambiente – che i cattolici dovrebbero esaminare al momento del voto. Insomma, quanto di più omogeneo alla cultura dominante si possa immaginare. Una commissione per la vita diretta da Cupich avrebbe cambiato radicalmente il messaggio dei vescovi in questo campo.

E avrebbe certamente aiutato a continuare a far vivere quello strano fenomeno per cui figure pubbliche cattoliche sostengono di essere “personalmente” contro l’aborto, e poi votano regolarmente per sovvenzionare questa pratica. Un comportamento incoerente, e nel dibattito ad esso legato i cattolici pro-life potevano almeno appoggiarsi alle dichiarazioni della Commissione vescovile, che rifiutava l’escamotage dell’opposizione “personale”. Anche quel minimo aiuto, con Cupich alla guida, sarebbe svanito. Resta da chiedersi perché il cardinale desiderasse quell’incarico. Ma qui si entra nel campo delle supposizioni, e ciascuno può avere la sua ipotesi. Un’altra notizia, importante, ma che deve essere confermata dall’annuncio ufficiale, riguarda la scelta dei vescovi che faranno parte della delegazione della Conferenza Episcopale americana al Sinodo dei Giovani nel 2018. I nomi che sarebbero stati scelti sono quelli del card. Di Nardo, dell’arcivescovo di Los Angeles, Gomez, dell’arcivescovo di Filadelfia Charles Chaput e del vescovo Robert Barron. Se questa anticipazione verrà confermata dall’annuncio ufficiale, si può dire che la delegazione USA avrà una voce forte e sicura al Sinodo.