Vescovi gay: la Chiesa è nella tempesta, non solo negli Usa
Valanga di dimissioni di alti prelati, tutte legate ad abusi sessuali, su minori e anche su maggiorenni maschi, giovani seminaristi adolescenti soprattutto.
Sabato scorso il Papa ha accettato la rinuncia al collegio cardinalizio presentata da Theodor McCarrick, 88 anni, influente arcivescovo emerito di Washington Dc, sulle ali degli scandali di abusi sessuali che stanno devastando la chiesa statunitense. E ieri Francesco ha accettato le dimissioni che gli sono pervenute dall’arcivescovo di Adelaide (Australia), monsignor Philip Wilson, prima della conclusione dell’appello presentato in seguito alla sentenza dello scorso 22 maggio, dove il vescovo è accusato di aver occultato i crimini del sacerdote Jim Fletcher a danno di due chierichetti minorenni.
È una valanga che non si ferma quella che sta sconvolgendo la Chiesa in questa estate 2018. Il 20 giugno scorso il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, tramite un secco comunicato aveva spiegato che le accuse di abusi sessuali su minori, risalenti a cinquant’anni fa, quando McCarrick era un semplice prete a New York, sono da ritenersi «credibili e fondate». Una breccia che ha dato il via a una serie imponente di altre accuse, alcune venute a galla grazie al lavoro del New York Times. Ma l’influente cardinale McCarrick, campione della chiesa “liberal” americana, viene tirato in ballo anche per questioni di sesso praticato con adulti approfittando della sua posizione di potere; pare avesse una certa predilezione per giovani seminaristi che accompagnava anche in gite al mare presso sue residenze. La cosa è stata indirettamente confermata da un comunicato del cardinale Joseph Tobin, attuale arcivescovo di Newark, una delle diocesi di cui è stato pastore McCarrick, dove si dice che «in passato, ci sono state accuse secondo le quali egli che era coinvolto in relazioni sessuali con adulti. Questa arcidiocesi e la diocesi di Metuchen hanno ricevuto tre accuse di cattiva condotta sessuale con adulti decenni fa; due di queste accuse hanno portato a dei risarcimenti».
Il dibattito che si è scatenato negli Stati Uniti ha posto l’attenzione sulla domanda fatidica: come è possibile che un prelato di tale potere e influenza (ha partecipato al conclave 2005 e si dice che in qualche modo abbia influenzato anche quello del 2013), abbia potuto agire senza che nessun’altra autorità ecclesiastica ne sapesse nulla? Anche perché dai resoconti stampa statunitensi emerge che la chiacchiera sulle attività omosessuali di McCarrick nei confronti di giovani seminaristi circolasse dagli anni ’80 e ’90 in tutta la costa Est. Ad esempio, l’ex porporato è stato anche un mentore del cardinale Kevin Farrell, 70 anni, oggi a capo dell’importante dicastero vaticano per i laici, famiglia e vita. I due hanno lavorato gomito a gomito per alcuni anni a Washington, addirittura condividendo lo stesso appartamento, ma il cardinale Farrell si è detto “sconcertato” dalle accuse rivolte al suo amico e ha affermato al Catholic News Agency di non essere mai stato a conoscenza dell’abuso su minori da parte del cardinale.
Sta di fatto che il Papa ha accettato la rinuncia al cardinalato di McCarrick, disponendo «la sua sospensione dall’esercizio di qualsiasi ministero pubblico, insieme all’obbligo di rimanere in una casa che gli verrà indicata, per una vita di preghiera e di penitenza». Una presa di posizione molto chiara e forte, basti pensare che per ritrovare un’altra dimissione dal cardinalato bisogna risalire al 1927, quando Pio XI dimise il francese Louis Billot per disaccordi “politici”.
Nel frattempo, sempre in questo mese di luglio, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Tegucigalpa presentate qualche mese fa da monsignor José Pineda Fasquelle. Si tratta di vicende che vengono indagate da mesi dal Vaticano e che riguardano accuse di abusi sessuali su ex seminaristi che hanno presentato denunce, oltre a giri di soldi e cattiva gestione finanziaria. Fasquelle era vescovo ausiliare del potente cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, grande elettore di Bergoglio nel conclave 2013 e coordinatore del gruppo di nove cardinali che il Papa si è scelto per farsi aiutare nel governo della Chiesa. Anche in questo caso i commentatori si chiedono come Maradiaga potesse essere completamente all’oscuro di queste faccende di cui tanti in Honduras erano a conoscenza. A ciò si deve aggiungere una lettera che 50 seminaristi di Tegucigalpa (su 180) hanno sottoscritto e in cui denunciano «un tempo di tensione nella nostra casa a causa di situazioni gravemente immorali, soprattutto di un’omosessualità attiva nel seminario». Il cardinale si sarebbe liberato di questa lettera, indicando i suoi estensori semplicemente come “pettegoli”.
Intanto in Cile, altro fronte caldo sul tema abusi dopo il famoso caso del vescovo Barros, il prossimo 21 agosto un altro cardinale, Ricardo Ezzati, arcivescovo di Santiago, è convocato in procura per rispondere dell’accusa di presunti occultamenti degli abusi sessuali perpetrati dal clero cileno. Il tutto mentre la polizia ha appena divulgato un report contenente 158 casi di religiosi, preti e vescovi indagati perché coinvolti in varia misura su 144 casi di abusi su minori e adulti. Un altro report scottante è stato annunciato il 27 luglio dalla Corte suprema della Pennsylvania (ancora negli Usa), si tratterebbe di 900 pagine in cui verrebbero denunciati abusi su minori perpetrati in alcuni decenni per mano di sacerdoti nelle diocesi di Harrisburg, Pittsburgh, Allentown, Scranton, Erie e Greensburg. Per ora non si hanno ulteriori dettagli, ma potrebbe essere un altro fronte che va ad aprirsi.
Dariusz Oko, dell’Università Giovanni Paolo II di Cracovia, qualche tempo fa, nel 2012, pubblicò un importante studio in cui denunciava quella che poi verrà spesso segnalata come lobby gay nella chiesa. Cioè una rete di prelati, anche ad altissimi livelli, e anche a Roma, che si coprivano l’un l’altro. Oggi lo studioso dichiara a Lifesitenews che il caso di McCarrick è soltanto la «punta dell’iceberg». «Secondo stime attendibili», ha aggiunto, «si può valutare che circa il 30-40% dei sacerdoti e il 40-50% dei vescovi negli Stati Uniti abbiano inclinazioni omosessuali». Un'affermazione forte alla luce dei recenti fatti che riguardano spesso abusi sessuali perpetrati fra maschi adulti e/o con minori, quasi sempre adolescenti.
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