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SANA LAICITA'

Un briciolo di timor di Dio torna a Surriento

Il sindaco di Sorrento ha detto no a una unione civile nella location dei chiostri di San Francesco per non essere irrispettoso verso la fede cristiana. Ora è sotto attacco delle "milizie" Lgbt. Non sarà un eroe, ma ha mostrato da laico un briciolo di quel timor di Dio ormai abbandonato da tanti preti che in chiesa ospitano di tutto. Coppie gay comprese. 

Editoriali 13_05_2018

Probabilmente non sarà un eroe della causa, ma è difficile non ammettere che il sindaco di Sorrento abbia dato una lezione di grande laicità sia ai pasdaran dell’omosessualismo militante sia ai tanti ecclesiastici proni nello scendere a patti con le ideologie dominanti per non sembrare troppo retrogradi. 

Lui, Giuseppe Cuomo, primo cittadino del comune reso celebre dalla terrazza sul mare di Caruso, non avrebbe mai immaginato di diventare in poche ore il bersaglio preferito del circuito Lgbt alla perenne ricerca di un nemico di abbattere e di spazi da occupare. 

Ha semplicemente detto di no ad una unione civile in uno speciale luogo. Il chiostro del vicino convento di San Francesco è sì di proprietà del Comune e l’amministrazione lo ha inserito nell’elenco dei beni pubblici nei quali ci si può sposare civilmente. 

Ma quando la location è stata chiesta da una coppia di omosessuali che volevamo convogliare in unione civile, ecco che in Cuomo si è fatto strada uno scrupolo di coscienza che alla fine gli ha fatto prendere una decisione per la quale adesso è finito sulla graticola. «Una questione di opportunità», si è giustificato lui nel dover spiegare il perché abbia rifiutato la location alla coppietta omo. E di «buon senso», ha aggiunto. 

Apriti cielo. La coppia non ci ha pensato un attimo a urlare alla discriminazione e nonostante ci fossero anche altre location non meno sfarzose ha capito che era proprio sul chiostro che dovevano abbattersi le minacce gaie. 

Ovviamente adesso il primo cittadino è vittima degli strali Lgbt che proprio per questa mattina organizzeranno un flash mob dal vago sapore intimidatorio. Ma lo stile di certe avanguardie ormai lo conosciamo.

Quel che però è significativo in questa storia è Cuomo non è certo un eroe della causa antiomosessualista. Non ha negato l’unione civile e ha ribadito che il suo comune è accogliente e rispettoso delle diversità. Non sarà un martire, d’accordo, ma in tempi come questi anche un briciolo di buon senso non guasta e per quel che può contare indica almeno la via. Una via laica. 

Il gesto di Cuomo, involontariamente, si contrappone infatti a quelle, tante ormai, celebrazioni nelle quali i preti invitano sull’altare coppie di omosessuali per sancire ciò che la legge di Dio non può sancire.

E si oppone idealmente ai tanti utilizzi di spazi sacri che molti sacerdoti con un’idea della liturgia bislacca e rinunciataria hanno concesso per attività aliene al culto come abbiamo dimostrato nella nostra campagna #salviamolechiese. 

In fondo a Cuomo è bastato avere un minimo di rispetto per un luogo che, seppur collateralmente richiama alla dimensione del sacro. Un buon senso sul quale si intravede un rimasuglio di timor di Dio, il dono dello Spirito Santo forse più dimenticato della modernità e sempre più da buona parte di clero. E che ha fatto capolino sotto forma di lettera protocollata dell’ufficio matrimoni della perla campana echeggiando un lontano: «Nun darme sto turmiento...».