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LA CRISI ISTITUZIONALE

Tocca a Cottarelli, ma è già campagna elettorale

Lo scontro istituzionale in atto tra il Quirinale e i partiti usciti vincitori dalle elezioni del 4 marzo produce un esito inevitabile: l’affidamento dell’incarico di formare il nuovo governo all’economista Carlo Cottarelli. Si pensa già alla campagna elettorale ed è iniziata la corsa al riposizionamento da parte dei singoli parlamentari, molti dei quali rischiano di non essere più ricandidati o di non essere rieletti.

Politica 29_05_2018
Carlo Cottarelli con il presidente Mattarella

Lo scontro istituzionale in atto tra il Quirinale e i partiti usciti vincitori dalle elezioni del 4 marzo produce un esito inevitabile: l’affidamento dell’incarico di formare il nuovo governo all’economista Carlo Cottarelli, nome circolato anche prima che Cinque Stelle e Lega trovassero un’intesa sul contratto e sul nome del professor Giuseppe Conte.

L’ex commissario alla spending review del governo Letta tornerà al Colle già oggi con in mano la lista dei ministri. Da lui Sergio Mattarella si aspetta un governo neutrale, chiamato a tenere i conti in ordine, nell’attesa di nuove elezioni. "Mi presenterò al Parlamento con un governo che proponga la legge di bilancio e porti il paese alle elezioni all'inizio del 2019 in caso di fiducia o dopo agosto in caso di sfiducia – ha detto Cottarelli subito dopo il colloquio con il Capo dello Stato-  Il governo sarà neutrale, assicurerà una gestione prudente dei conti pubblici e riterrà essenziale la partecipazione dell'Italia all'area euro. Mi impegno a non candidarmi e così anche i ministri".

In realtà il governo Cottarelli, che pure potrebbe essere costituito da personalità autorevoli e competenti, non vedrà mai la luce se non solo formalmente, poiché Lega, Cinque Stelle, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno già fatto sapere che non intendono concedergli la fiducia. Dunque si dimetterà subito dopo essersi presentato in Parlamento e condurrà l’Italia alle nuove elezioni politiche, presumibilmente nel mese di settembre, gestendo nel frattempo l’ordinaria amministrazione. Bisognerà poi capire se in quest’ultima rientrino anche le nomine dei vertici e dei consiglieri d’amministrazione e revisori dei conti delle principali società pubbliche, da Cassa depositi e prestiti a Rai, nel qual caso divamperebbero le polemiche sull’effettiva neutralità del nascente esecutivo.

E’ l’epilogo annunciato di una legislatura mai decollata, sia per l’esito incerto delle urne, dovuto a una legge elettorale scellerata, sia per i veti incrociati tra le diverse forze politiche e tra poteri dello Stato, che hanno impedito la nascita di un governo politico o di altra natura.

Si pensa già alla campagna elettorale ed è iniziata la corsa al riposizionamento da parte dei singoli parlamentari, molti dei quali rischiano di non essere più ricandidati o di non essere rieletti.

Lega e Cinque Stelle sembrano poter trarre elettoralmente vantaggio da questo braccio di ferro con Mattarella, che viene accusato di aver fatto gli interessi degli altri Stati e di aver boicottato il tentativo di Salvini e Di Maio, lavorando fin da subito sul piano B, cioè l’incarico a Cottarelli. Sospetto non del tutto infondato, vista la rapidità con la quale il Quirinale ha convocato il neo-presidente incaricato.

Chi invece difende Mattarella sottolinea come Matteo Salvini volesse in realtà forzare la mano e andare alle urne, facendo finta di voler dar vita a un governo. Prova di ciò sarebbe l’ostinazione sulla nomina di Paolo Savona all’Economia, laddove il vice di Salvini, Giancarlo Giorgetti avrebbe potuto mettere tutti d’accordo, Presidente della Repubblica compreso.

Ma è tardi per tornare indietro e per ricomporre una frattura istituzionale, che ora rischia di ritorcersi contro gli italiani. Lo spread ha raggiunto ieri quota 230, il livello più alto degli ultimi 5 anni e le tensioni sui mercati finanziari crescono. La Borsa di Milano ha già azzerato i guadagni realizzati dall’inizio dell’anno. Ora Cottarelli dovrà affrontare quattro scadenze internazionali delicatissime: il vertice sulla Libia il 29 maggio a Parigi, il G7 del Canada l'8 e il 9 giugno, il Consiglio europeo del 27 e 28 giugno, il summit Nato a Bruxelles dell'11 e 12 luglio.

Lui e i suoi ministri gestiranno la routine, mentre i partiti si daranno nuovamente battaglia in campagna elettorale. Ma con quali schieramenti? La domanda più che altro riguarda il centrodestra. Si ricompatterà o Lega e Cinque Stelle faranno un cartello elettorale? In questa seconda ipotesi l’Istituto Cattaneo assegna al fronte “populista” circa il 90% dei collegi uninominali e quindi una solida maggioranza per governare stabilmente nella prossima legislatura.

Dunque il leader del Carroccio potrebbe essere fortemente tentato dall’ipotesi di un’alleanza con i Cinque Stelle. Ma tra i pentastellati quest’eventualità non viene per ora presa in considerazione, anche se neppure esclusa. E poi bisognerebbe capire quali effetti un accordo del genere produrrebbe sul territorio, cioè su tutte quelle giunte regionali governate dal centrodestra unito e osteggiate dai Cinque Stelle.

Ieri si sono già registrate reazioni veementi contro l’iniziativa del Quirinale. Per la prima volta a Torino il M5s non ha partecipato alla seduta del consiglio comunale per manifestare dissenso nei confronti di una "democrazia a sovranità limitata" e delle scelte del presidente Mattarella, che "mette in discussione il voto di tutti gli italiani". In Lombardia, invece, la Lega ha invitato i suoi sindaci a togliere le foto di Sergio Mattarella dai loro uffici.

Anche Luigi Di Maio è andato all'attacco: "E' stato un atto ignobile non far partire il nostro governo. Adesso lavoriamo per far partire le commissioni parlamentari e iniziare a realizzare il contratto di governo dal Parlamento. Finché non si va al voto il Parlamento ha un'unica maggioranza, M5S-Lega, e un contratto di governo da realizzare. Faremo in modo che alle prossime elezioni non ci sia lo stesso Presidente della Repubblica". Il leader pentastellato ha poi lanciato anche mobilitazioni per il 2 giugno, dando appuntamento a militanti e simpatizzanti a Roma.

Sarà quello, con ogni probabilità, l’inizio simbolico della campagna elettorale: il giorno della Festa della Repubblica un’adunata in nome della libertà e della democrazia. E già li’ si capirà che aria tira nel Paese.