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FECONDAZIONE ETEROLOGA

Sull'alluce del bebè c'è il prezzo

Via libera del Ministero ai nuovi Lea che copriranno i costi della fecondazione eterologa. Ma ovociti e spermatozoi non potranno essere acquistati, solo donati. Ecco perché le Regioni si attrezzano con campagne di dono, come in Emilia. Come negli altri paesi in cui l’eterologa è possibile solo tramite donazione si prevede un flop. La pratica dell’utero in affitto è così fiorente all’estero solo perché è business.

Vita e bioetica 19_12_2016

Il Ministero dell’Economia e della Finanza ha approvato i provvedimenti del Ministero della Salute che hanno ridisegnato i vecchi Livelli essenziali di assistenza (Lea). L’iter però non è ancora concluso. Occorre infatti che i Lea passino il vaglio della Conferenza Stato-Regioni e delle commissioni parlamentari.

Una delle novità già note da tempo sta nel fatto che il Servizio sanitario nazionale coprirà i costi non solo della fecondazione omologa ma anche di quella eterologa. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale dell’aprile del 2014 che aveva eliminato il divieto di fecondazione eterologa presente nella legge 40, i suddetti costi erano stati a carico delle regioni, ma solo se le regioni optavano per tale soluzione. Anche in quelle poche regioni disposte a pagare per questo tipo di tecnica l’eterologa non è mai decollata a motivo della scarsità di ovociti e spermatozoi disponibili. Infatti la neo-disciplina che regola la materia, che in buona sostanza rinvia a quella della donazione di sangue e di midollo osseo, non prevede esborso di denaro a favore di quelle donne e di quei uomini disposti a dare i propri gameti. Ergo è permessa solo l’alienazione a titolo gratuito. Infatti il Documento della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome che regolamenta la materia considera candidabili solo quei soggetti che “in modo spontaneo e altruistico” decidono di donare i propri gameti. Il problema sta nel fatto che di donatori se ne sono visti in giro pochi.

Silvana Borsari, dirigente per la Regione Emilia Romagna del servizio di Assistenza territoriale, circa un anno fa aveva forse trovato la quadratura del cerchio: "Entro l'anno vogliamo completare l'iter burocratico per acquistare gameti dalle banche europee". L’idea non aveva trovato terreno fertile e allora si è tornati a bussare ai cuori dei donatori. Il servizio sanitario regionale dell’Emilia-Romagna infatti si è inventata la campagna “Il tuo dono, la loro felicità. Aiuta un’altra coppia ad avere un figlio”.

L’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Sergio Venturi, così spiega l’iniziativa: “Il ricorso alla fecondazione eterologa è un diritto che stiamo cercando di rendere sempre più esigibile all’interno del nostro Sistema sanitario. E’ in quest’ottica che promuoviamo la donazione dei gameti, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica, anche attraverso questa campagna”.

Sul sito della Regione si ribadisce “che la donazione dei gameti è gratuita, chi dona non può essere in alcun modo remunerato, né potrà essere chiesto alla coppia ricevente alcun contributo per i gameti ricevuti”. Solo si ricorda che “Il donatore o la donatrice, se lavoratori dipendenti, hanno diritto a permessi retribuiti”. Altro blando incentivo per la donazione è il seguente: “La donazione è anonima, cioè non è possibile per la coppia ricevente e per il neonato risalire ai donatori e viceversa”.

Come negli altri paesi in cui l’eterologa è possibile solo tramite donazione di gameti si prevede un flop. Questo è assai significativo. Dietro alle pratiche come la fecondazione artificiale e l’utero in affitto, come più volte abbiamo rammentato da queste colonne, alberga una visione reificante dell’uomo, un’antropologia cosificante del nascituro. Il bambino in provetta si produce, non si genera. E’ dunque prodotto, cosa. E le cose in genere si acquistano, non si donano. Nessuno è disposto a disseminare alla cieca l’intero stivale di propria progenie se non retribuito. Mettere al mondo un bambino è atto d’amore e quindi gratuito per una coppia che si ama. Ma per un perfetto sconosciuto esterno alla coppia non può essere determinato che da una valutazione costi-benefici. Insomma dal proprio tornaconto. La sterilità di offerte di donatori in Italia dal 2014 ad oggi, cioè da quando l’eterologa è diventa pratica legittima, sta a dimostrare anche, tra le altre cose, che la pratica dell’utero in affitto è così fiorente all’estero solo perché è business.

Non illudiamoci quindi. Provette ed uteri in locazione appendono all’alluce del bebè sempre il cartellino con su il prezzo. E questo vale anche per la coppia richiedente la quale è disposta a pagare il figlio. Ciò è assolutamente differente dalla situazione in cui si trovano quelle coppie che sono disposte a pagare anche cifre elevate per superare problemi di sterilità, ma per poi avere il figlio con i metodi naturali. I primi infatti mercificano l’essere umano acquistando un servizio che concepirà a posto loro un bebè, i secondi invece pagano solo strumenti adiuvanti la loro fecondità naturale.