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L'AUGURIO

«Stai nella gioia, nessun leone ti attraversi la strada»

«Nessun leone ti attraversi la strada, nessun elefante ti faccia paura, nessun serpente ti morsicherà e nessun uomo alzerà su di te la sua mano». Ecco l’augurio che ho fatto una bambina che ha ricevuto il sacramento della Cresima. Un augurio che ho preso a prestito da un imam dell’isoal di Gelib, in Somalia.   

Ecclesia 26_05_2016
Piero Gheddo

Cari amici lettori, per la domenica di Pentecoste ho mandato un augurio per una cresimanda, Francesca, figlia di Elena Terragni, segretaria della stampa al Centro missionario del Pime a Milano. Le ho fatto un augurio che è piaciuto. Eccolo.

Carissima Francesca, nella domenica di Pentecoste, hai ricevuto il sacramento della Cresima. Tu sei contenta, la tua mamma, Lorenzo, i nonni e altri parenti e amici ti saranno vicini e faranno festa con te. Sarò presente anch’io con questa lettera. Perché siamo tutti contenti e pieni di gioia? Perché è sceso su di te e rimarrà nel tuo cuore, lo Spirito Santo, che ti darà l’Amore e la Forza di Dio per poter vivere con gioia e serenità la tua vita non più di bambina, ma di donna. Una piccola donna che crescerà e farà la sua vita con la serenità e la gioia che viene da Dio, dallo Spirito Santo.

Lo Spirito Santo, carissima Francesca, ti farà sempre più amare e imitare Gesù Cristo, per poterlo testimoniare nella tua vita di donna. Come quando discese sugli Apostoli, che erano con Maria nel Cenacolo «perché avevano paura dei giudei» e li trasformò, li fortificò, li mandò nel mondo ad annunziare e testimoniare Gesù Cristo, il Salvatore. Che augurio ti faccio, carissima Francesca? Quello che ti fanno tutti. Di diventare una buona donna, com’è tua mamma Elena. Lo dico anche a Lorenzo. Avete avuto due genitori buoni, esemplari nell’amore vicendevole e per voi loro figli. Vi auguro di essere anche voi due come mamma e papà, Pietro Ricotta, che vi protegge dal Paradiso e veniva da una bella città della Sicilia, Serradifalco (Caltanissetta).

Come missionario voglio farti un altro augurio, carissima Francesca, che ti fa anche suor Franca Nava, Missionaria dell’Immacolata in Bangladesh e poi mia segretaria da 43 anni. Quale augurio? Ascolta. Nel 1978 sono andato in Somalia e ho visitato la grande isola di Gelib sul fiume Giuba, di fronte al quale il nostro Po è un ruscello. In quell’isola c’era il lebbrosario con le suore Missionarie della Consolata e tanti villaggi di lebbrosi o ex-lebbrosi, quasi tutti musulmani e le maestose foreste tropicali con animali selvatici. Sono andato a trovare l’imam della moschea che si chiamava Nuur el Shaab. Il missionario francescano padre Pietro Turati, che aveva in quell’isola dei lebbrosi una comunità cattolica, lo visitava spesso e mi diceva. «È veramente un santo dell’islam. É qui con la sua famiglia, cura i lebbrosi e i malati, ospita i pellegrini e conduce una vita santa».

Lo ricordo volentieri perché aveva proprio l’aspetto di un patriarca e dopo che l’ho intervistato attraverso padre Pietro che traduceva, l’imam Nuur el Shaab mi ha dato la sua benedizione. Ponendomi le mani sul capo ha detto: «Nessun leone ti attraversi la strada, nessun elefante ti faccia paura, nessun serpente ti morsicherà e nessun uomo alzerà su di te la sua mano. Torna alla tua casa, ama i poveri e Allah sia sempre con te». É l’augurio che faccio anche a te, carissima Francesca. Invece di Allah io dico: lo Spirito Santo sia sempre nel tuo cuore e possa tu vivere una vita serena e gioiosa con la Forza e l’Amore di Dio.