Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

APPROPRIAZIONE INDEBITA

Siri e la libertà religiosa

La dichiarazione conciliare Dignitatis humanae sulla libertà religiosa
resta un nervo scoperto per molti.
Ma il cardinale Giuseppe Siri,
il 31 dicembre 1965, anticipò lucidamente quell’ermeneutica
della riforma nella continuità della quale avrebbe parlato esattamente quarant’anni dopo Benedetto XVI.

 

Come sapete, uno dei punti più contestati del Concilio Vaticano II da parte della Fraternità San Pio X e anche da molti tradizionalisti, è la dichiarazione “Dignitatis humanae” sulla libertà religiosa. Vi propongo a questo proposito un illuminante passo del cardinale Giuseppe Siri, del 31 dicembre 1965. E’ un esempio di quell’ermeneutica della riforma nella continuità della quale avrebbe parlato esattamente quarant’anni dopo Benedetto XVI.

“E’ sembrato a qualcuno che fosse sproporzionato l’ansito per la difesa della libertà (c’è in proposito un’intera dichiarazione), e perfino pericolosa la fermezza del suo riconoscimento. Ma il timore aveva per origine una dimenticanza: nulla rimane umano se non rimane la giusta libertà, come la storia comprova; si è parlato di libertà giusta, quella che sgorga dalla natura e non è mai dimenticata nell’ordine voluto da Dio. Il Concilio di Trento aveva difeso l’uomo contro l’attentato di una ideologia negatrice sul piano teoretico; il Concilio Vaticano II ha difeso l’uomo contro le aberranti e copiose lesioni della sua libertà, cioè ha difeso nella sua umanità”.

“La tirannia, in qualunque modo effettuata, è come la faccia della notte e tutte le tirannie hanno – da qualunque processo sorgano- un fondo sempre e sostanzialmente identico; la libertà vera e giusta è come la faccia del giorno e tutte le giuste libertà, in qualunque modo si affermino, hanno sempre la stessa sostanziale fisionomia. Certe insistenze, certe ripetizioni, certe apparenti lungaggini del Concilio nel difendere dai molti attentatori l’onesta libertà degli uomini, possono esser state nei singoli persin testardagine, ma nel Concilio sono diventati soltanto e purissimamente l’espressione del volto della Chiesa, non solo divino, ma anche profondamente umano“.

 

Da Sacri Palazzi del 4 febbraio 2012