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IL DIBATTITO

Scuola libera e costo standard, anche Rep l'ha capito

L’ideologia – oltre all’ignoranza del diritto - ha un costo altissimo che pagano i cittadini, lesi nella loro dignità e nelle tasche: la scuola è diventata un ammortizzatore sociale e il sistema scolastico è costoso perché si spende male. In sostanza, è quello che dice Repubblica: chi pensa, cerca il vero interesse dei cittadini. 

Editoriali 15_11_2018

Leggiamo a firma del prof. Alessandro De Nicola, su una delle testate giornalistiche più insospettabili quanto a laicità - Repubblica del 07 Novembre 2018 -,  in merito alla sentenza riguardante i presunti aiuti di Stato per le scuole paritarie: “Ebbene, qui non si tratta di essere a favore o meno delle scuole confessionali, ma di riconoscere il rilevante servizio pubblico svolto dagli istituti paritari, i quali, per essere accreditati, devono sottostare a un sistema pubblico di controlli e verifiche. Invero, per l’età prescolare, senza asili nido privati centinaia di migliaia di famiglie non saprebbero dove sbattere la testa e i circa 900 mila alunni che frequentano le paritarie costano allo Stato 550 euro ciascuno mentre la spesa pro-capite degli scolari degli istituti pubblici è di seimila euro. Se domani tutte le scuole paritarie cattoliche chiudessero è ovvio che le casse pubbliche avrebbero un aggravio di vari miliardi di euro all’anno”.

Repubblica conferma quanto il Corriere della Sera ha pubblicato il 23 Settembre 2018: un allievo che frequenta la scuola pubblica statale costa ai cittadini 10mila euro annui, mentre per un allievo che frequenta la scuola pubblica paritaria – con risultati brillanti verificabili da chiunque – i cittadini spendono 480 euro annui. Risultato: le scuole paritarie fanno risparmiare allo Stato 6 miliardi di euro annui.

L’ideologia – oltre all’ignoranza del diritto - ha un costo altissimo che pagano i cittadini, lesi nella loro dignità e nelle tasche (come vengono spesi i soldi delle tasse?): la scuola è diventata un ammortizzatore sociale (“Il pezzo di carta ce l’ho, non trovo lavoro,…faccio domanda di supplenza”) e il sistema scolastico è costoso perché si spende male. In sostanza, è quello che dice Repubblica: chi pensa, cerca il vero interesse dei cittadini. Lunga vita alla libertà di stampa!

Riguardo alla sentenza UE, in Italia non solo non si intravedono gli aiuti di Stato (anzi, è evidente una chiara situazione di sussidiarietà al contrario), ma neppure compare all’orizzonte la garanzia di diritti naturali, come quello della famiglia di poter scegliere dove educare il figlio (come avviene in tutti gli stati europei tranne l’Italia) a costo zero, avendo già pagato le tasse.

Non è questione di erogare o non erogare i contributi alle paritarie, bensì di garantire la libertà di scelta educativa dei genitori (atei, buddisti, agnostici, ebrei, cristiani, marziani…) dando a questi il potere decisionale attraverso il costo standard di sostenibilità per allievo.

Individuato il costo standard annuale per alunno (calcolo già effettuato in un ormai celebre studio, “Il Diritto di Apprendere” Ed. Giappichelli, 2017), lo Stato dia il corrispettivo a ciascuno studente perché la famiglia lo spenda nella scuola pubblica, statale o paritaria, che sceglierà, semplicemente perché vuole quella e non un’altra! Con questi contributi, calibrati con intelligenza a seconda dei contesti sociali ed economici dell’utenza e delle scuole, tutti gli istituti pubblici, statali e paritari, dovranno autosostenersi ed applicare criteri di merito nelle linee gestionali, compresa la scelta dei docenti più adeguati alla realizzazione dell’Offerta Formativa di ciascuna scuola. Infatti, Il finanziamento in regime di costo standard implicherebbe l’applicazione a tutti gli insegnanti pubblici (statali e paritari) della retribuzione secondo il CCNL, con un atto di giustizia verso la libertà di insegnamento, al momento totalmente inesistente in Italia.

In sintesi, come il Ministro ben sa, il sistema del costo standard di sostenibilità risolverebbe gran parte dei problemi attuali:

- permetterebbe di soddisfare il diritto fondamentale a) degli alunni, inclusi i portatori di handicap, di apprendere senza alcuna discriminazione e b) dei genitori di scegliere la scuola in cui educare i propri figli, come avviene in tutta Europa tranne la Grecia;

- favorirebbe la concorrenza fra le scuole, rendendo più efficiente il sistema educativo italiano;

- garantirebbe la libertà agli insegnanti delle scuole pubbliche italiane di scegliere se insegnare in una paritaria o in una statale, a parità di stipendio;

- lo Stato risparmierebbe notevolmente – dai 3 ai 7 miliardi di euro annui - sulla spesa del Servizio Nazionale di Istruzione.

Il costo standard è l’unica soluzione. L’alternativa? Il disastro.

L'autrice di questo articolo è esperta di politiche scolastiche. Questo è il suo primo articolo per la Nuova BQ