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SCIENZA E UMANITÀ

Salute o benessere, l'abuso nascosto dell'OMS

Il concetto di salute così come adottato dall'Oms nella sua carta fondativa del 1948 (salute definita come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia)  suona bellissimo, ma in realtà è l’origine di una serie infinita di abusi. Permette l’abuso più mostruoso e fondamentale, permette di violare la prima regola della medicina: non nuocere.

Editoriali 30_01_2019

Il concetto di salute così come adottato dall'Oms nella sua carta fondativa del 1948 (salute definita come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia)  suona bellissimo, ma in realtà è l’origine di una serie infinita di abusi. Permette l’abuso più mostruoso e fondamentale, permette di violare la prima regola della medicina: non nuocere.

Il benessere mentale delle persone autodistruttive passa dall’autodistruggersi. La medicina quindi diventa complice dell’autodistruzione. L’autodistruzione è caratterizzata dall’odiarsi e per grandi linee possiamo averne 5 tipi.

1) Autodistruzione brutale e diretta: tossicodipendenza, alcolismo, dipendenza da pornografia, gioco d’azzardo, cutting (tagli orizzontali sull’avambraccio), binge drinking (ingestione di grandi quantità di alcolici pesanti in poco tempo), guida pericolosa, sfida al dolore e al ricovero in ortopedia, doppio salto mortale in avvitamento sull’asfalto, farsi i selfie su grattacieli, suicidio. L’aborto è una forma di odio di sé, un suicidio differito.

2) Odio il mio aspetto e/o grasso ( mi odio in quanto grassa). Al momento non è ancora passata l’anoressia, la medicina non sta ancora collaborando ad aiutare un adulto a pesare 21 kg, ma permette la pericolosa e anti fisiologica operazione di liposuzione e permette di sfigurarsi con assurdi interventi di chirurgia estetica. Una persona può manifestare l’odio contro di sé con trenta interventi chirurgici , inclusa l’asportazione di sei costole, necessarie ad aumentare la sua somiglianza con la bambola Barbie.

3) Disturbo fittizio detto anche sindrome di Muchausen: persone che odiano essere sane, adorano essere malate. Simulano sintomi per procurarsi interventi chirurgici o medicine. La sindrome di Muchausen per interposta persona indica persone che fingono che i figli siano ammalati, facendo loro rischiare la vita e la salute.

4) Volere un’amputazione. Esiste l’incapacità di accettare il numero di arti, il normale numero di arti voglio dire, non sto parlando del dolore di coloro che hanno subito mutilazioni o sono nati con una focomelia. Sto parlando di individui con quattro arti e un totale di 20 dita che trovano questo sgradevole e antiestetico. Body integrity identity disorder (BIID, detta anche ampute identity disorder) o apotemnofilia è la patologia che spinge persone a desiderare l’amputazione di un arto sano, e di fingere di non averlo, intanto che cercano di risolvere il problema trovando un chirurgo compiacente. Da quando esistono le protesi al tantalio questo disturbo è esploso.

5) Rifiutare il proprio sesso. L’amputazione di un arto è infinitamente meno grave della castrazione. La rarissima apotemnofilia è ancora considerata una patologia della mente. La molto più grave incapacità ad accettare il proprio sesso, l’unico, quello genetico, quello biologico, quello iscritto in ogni nostra cellula mediante il codice XX e XY che divide gli esseri viventi sessuati in due uniche categorie maschio e femmina, è invece stata considerata una patologia del corpo, che è “sbagliato” rispetto a quella mente. Nascono un infinitesimale numero di esseri umani che per motivi fisici, organici cromosomici, genetici e/o endocrinologici, non sono riconoscibili né come maschi né come femmine.

Sono casi di patologia, descritti sui testi di patologia, che nulla hanno che fare con i cosiddetti trans, esattamente come esiste un infinitesimo numero di persone che nascono privi di uno o più arti, affetti da focomelia, che nulla hanno a che fare con gli affetti da Body integrity identity disorder. Il cosiddetto trans è una persona cromosomicamente, geneticamente e endocrinologicamente normale, che vuole la chirurgia e la farmacologia per amputare le gonadi dal suo corpo e simulare le caratteristiche dell’altro sesso. Si tratta di simulazioni appunto, un vago sembrare, che si ottiene con interventi lunghi e complessi, non privi di rischi e complicane anche gravi. Non esistono interventi di cambiamento di sesso, esistono interventi, lunghi dolorosi e complessi, gravati da molti rischi, di apparente cambiamento di sesso. Ai molti rischi medici, chirurgici e anestesiologici si aggiunge anche il rischio del suicidio. Molte persone che hanno combattuto per anni con la convinzione che il cambiamento (apparente) di sesso avrebbe loro dato la serenità, quando si rendono conto che non è vero, quando cominciano a rimpiangere il proprio vero sesso, cominciano a considerare l’opzione del suicidio.

Riporto le parole pubblicate sul New York Times dal transessuale Andrea Long Chu che desidera sottoporsi a un intervento di apparente cambiamento di sesso, che sta per subire un intervento erroneamente chiamato di vaginoplastica, perché la vagina non può essere imitata o costruita. La vagina è un canale estremamente complesso, quello che si ottiene in questa chirurgia è una tasca a fondo cieco. La traduzione è presa dall’ottimo blog di Sabino Paciolla.
Giovedì prossimo, mi faranno una vagina. L’operazione durerà circa sei ore, e sarò in convalescenza per almeno tre mesi. Fino al giorno della mia morte, il mio corpo considererà la vagina come una ferita; di conseguenza, richiederà un’attenzione regolare e dolorosa da mantenere. Questo è ciò che voglio, ma non c’è garanzia che mi renderà più felice. In realtà, non mi aspetto che lo faccia. Questo non dovrebbe impedirmi di ottenerla.
Non sono stato sul punto di suicidarmi prima degli ormoni. Ora spesso lo sono.
…Le passioni negative – dolore, odio per se stessi, vergogna, rimpianto – sono un diritto umano tanto quanto l’assistenza sanitaria universale, o il cibo. Non ci sono buoni risultati nella transizione. Ci sono solo persone che chiedono di essere prese sul serio.

Quest’uomo descrive benissimo il suo odio per se stesso e il suo desiderio di dolore.

Uno studio svedese, condotto su 324 transgender (cioè la totalità di coloro che nel periodo 1973-2003 si sono sottoposti in Svezia all’intervento chirurgico di riassegnazione sessuale) ha concluso che dopo l’intervento chirurgico c’è un rischio di mortalità, comportamento suicidario e problemi psichiatrici significativamente superiore alla media.

Questi interventi possono essere seguiti dal rimpianto. Questo succede molto più spesso di quanto si creda, e il rimpianto è atroce. Il rimpianto e il suicidio sono invece molto rari nelle persone che non hanno toccato i propri organi sessuali, come Vladimiro Guadagno e come numerose donne che hanno fatto cure ormonali a base di testosterone che hanno aumentato la loro forza fisica e causato un’ipertricosi, con barba e baffi, ma hanno conservato ovaie e utero. Queste donne possono restare incinte e portare normalmente una gravidanza. Quando un giornale scrive che un uomo sta portando una gravidanza scrive una sciocchezza, una sciocchezza che tutti vogliono sia scritta. In UK è stato proposto il termine persona incinta invece di donna incinta che potrebbe essere poco inclusivo. Analogamente nell’ultima legge fatta a New York che leva il vincolo delle 24 settimane quelle che possono abortire sono persone incinte. Ogni tipo di persona incinte.

Le persone che si sottopongono a questi interventi devono poi essere circondate dalla menzogna. Questa menzogna è obbligatoria in alcune nazioni come il Canada, ancora facoltativa in Italia, ma scatena l’accusa di transfobia. La persona che si ritiene trans vive nella menzogna. E questa menzogna deve diventare universale.

Vale la pena di battersi per la verità. E perché la medicina non diventi lesione grave su consenziente.