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PAOLO IL CALDO

Risparmiare energia si può, ma senza dire bugie

Parrà incredibile, ma pure nei vaneggiamenti farneticanti dei sostenitori dell’origine antropica del riscaldamento della Terra si possono trovare affermazioni condivisibili. Come l’appello a migliorare l’efficienza dei sistemi energetici, cioè a riuscire a mantenere o aumentare i livelli di consumo. Ma a patto che...

Paolo il caldo 04_04_2015
Paolo Togni

Parrà incredibile, ma pure nei vaneggiamenti farneticanti dei sostenitori dell’origine antropica del riscaldamento della Terra si possono trovare affermazioni condivisibili; certo, sono enunziate dalla solita congrega di coloro che, con la loro attività e con quel che dicono, si dichiarano schiavi della superstizione infondata, manovrata e imposta da ben noti marpioni, specialisti nel vendere fanfaluche e nel farsele pagare a caro prezzo. E in effetti tra gli argomenti che costoro ripetono ossessivamente, possiamo inserire nella categoria delle cose ragionevoli l’appello a migliorare l’efficienza energetica degli apparati e dei sistemi che consumano energia, cioè al riuscire a mantenere o aumentare i livelli di consumo diminuendo la quantità di combustibile utilizzato. 

Da persona convinta che l’energia sia il principale carburante dello sviluppo, l’ipotesi che i risultati conseguiti adesso debbano essere ridotti mi è assolutamente estranea: quindi, bene se otteniamo miglioramenti nel livello di vita consumando meno energia. Secondo me, però, ridurre i consumi riducendo il livello di vita è una colossale castroneria. Ma, cosa molto importante, ciò può avvenire solo a esito di un serio lavoro di ricerca scientifica e tecnologica, fatalmente destinato a produrre ulteriori effetti a vantaggio del progresso, per il noto effetto moltiplicatore che ha costantemente accelerato lo sviluppo della nostra razza.

Da quanto detto la futilità folcloristica della recente “Giornata della Terra” con i suoi solo mediatici, ma sostanzialmente inutili spegnimenti di luci. E lascia veramente stupiti come il Vaticano si sia lasciato abbindolare e abbia spento le luci di San Pietro; il Cuppolone al buio non è un segno che tenda ad aumentare la fiducia e l’aspettativa dei romani verso il Papa e la Chiesa; e probabilmente costituisce una spinta alla perdita di fiducia verso una Istituzione che, anche nelle convinzioni prerazionali della gente comune, ha costituito un punto fermo e immutabile di riferimento, indefettibile, al quale rivolgersi e dalla solidità del quale trarre conforto.

Entrando nel merito delle argomentazioni degli organizzatori, c’è subito da porsi un interrogativo che costoro danno per risolto, ma risolto non è: essi parlano, in certa misura giustamente, di risparmio energetico da raggiungersi principalmente attraverso l’isolamento termico delle abitazioni e attraverso una migliore organizzazione del sistema del trasporto pubblico. Hanno scoperto l’acqua calda, che finora nessuno conosceva. Ma non hanno dato risposta alla domanda: con quali soldi? Dovrebbe essere evidente, anche a loro, che il risparmio, di là da venire e in percentuale tenue rispetto alle somme in gioco, dovrebbe essere finanziato subito, con investimenti finanziati attraverso l’aumento della già insopportabile pressione fiscale.

Del resto, questo dei costi è un equivoco (o un imbroglio: giudicate voi) che grava su tutte le (ipotizzate) ramificazioni della green economy, che non si reggono se non in presenza di massicce iniezioni di quattrini, in forma di incentivi alla produzione di energia attraverso l’utilizzazione di particolari tecnologie o di sgravi fiscali. Nello stesso modo funziona l’ipotizzata creazione di un numero mirabolante di nuovi posti di lavoro.

Tornando alla “Giornata della Terra”, si è trattato di un’iniziativa presa, come al solito per questo genere di cose, a vantaggio economico-promozionale dei promotori molto più che per motivi di interesse pubblico. Proprio per questo stupisce e addolora che il Vaticano si sia fatto attrarre dall’inganno; anche se non è la prima volta e non sarà, ahimè, neanche l’ultima.