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IL VOTO IN ARGENTINA

Primo via libera all'aborto, con l'imposizione del FMI

Dopo 23 ore di discussione in Parlamento a Buenos Aires, la Camera ha dato il via libera al progetto di legge di depenalizzazione dell'aborto. Determinanti i voti degli indecisi. Alla fine termina 129 a 125 con una sola astensione. Ora la palla passa al Senato. Ma è una legge che il presidente cattolico Macri ha dovuto accettere a causa delle imposizioni della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale che sono i principali creditori del Paese. Anche la Chiesa, a parte alcune eccezioni come il vescovo Aguer, si è mostrata timida. 

Vita e bioetica 14_06_2018

Aggiornamento ore 14.51 Con una votazione arrivata dopo 23 ore di discussione parlamentare la Camera dei deputati Argentina ha dato il primo via libera alla depoenalizzazione dell'aborto. 129 i sì e 125 i no. Solo un astenuto. Il provvedimento passa ora al vaglio del Senato. Ma sul progetto di legge può pesare anche il veto del presidente della Repubblica argentina, che però ha già fatto sapere che rispetterà il volere dell'assemblea legislativa. 

Ieri si è stato discusso in Parlamento, su iniziativa del presidente Macri, il progetto di legge che promuove la legislazione dell’aborto in Argentina, presentato sotto l’eufemismo di “interruzione volontaria di gravidanza”. Se venisse approvato anche al Senato diventerà un diritto incontestabile la decisione di uccidere un figlio concepito e portato in grembo perché non si desidera la sua esistenza.

Il signor Macri dice che personalmente è contrario all’aborto, in una cerimonia religiosa lesse una preghiera nella quale confermò la sua convinzione che l’essere umano comincia la sua esistenza dal concepimento, però, a causa delle pressioni del Fondo Monetario Internazionale ha inviato il progetto in Parlamento, riaffermando che se l’aborto venisse convertito in legge, come presidente non utilizzerà il suo potere di veto anche se non è d’accordo.

Come è solito per i cattolici tiepidi, procederà così, nonostante abbia ricevuto una educazione primaria, secondaria e universitaria nell’ambito della Chiesa cattolica (è stato alunno del Collegio Cardinal Newman e si è laureato all’Università Cattolica Argentina).

Durante i due mesi di discussione, si sono organizzate alla Camera dei deputati giornate di dibattito e discussione, nel corso delle quali 700 relatori hanno portato argomenti a favore del sì e del no.

Questo progetto nasce con un difetto insanabile e incorreggibile: già nella Costituzione nazionale (che è legge suprema della nazione) e nel Codice Civile e Commerciale in vigore dal 2015, viene affermato e riconosciuto esplicitamente che “la persona umana esiste dal momento del suo concepimento”.

Così come è presentato, il progetto legalizzerà l’introduzione della pena di morte nel Paese, applicata esclusivamente e unicamente sui bambini che devono nascere, violando così la Costituzione e il Codice civile.

Dal 2005 le forze politiche di Sinistra e progressiste hanno presentato iniziative a favore della depenalizzazione dell’aborto, mediante progetti di legge che sempre erano accompagnati dal principio di giustificare la sua approvazione.

In questo caso particolare, il progetto di legge che si è discusso in Parlamento contiene solamente gli articoli che affermano l’aborto come diritto, senza nessun fondamento che lo giustifichi.

In parole povere, questo progetto come pezza giuridica costituisce un pasticcio ingiustificabile. Ciò mostra che questa iniziativa pro aborto è un obbligo, in particolare un’imposizione della Banca Mondiale che ufficialmente ne ha chiesto l’approvazione nella riunione preparatoria del G-20 che si è svolta nel marzo scorso a Buenos Aires.

Come non potrebbe essere diversamente, gli storici partiti favorevoli all’aborto come diritto si sono esposti per approvare l’iniziativa del governo in uno strano matrimonio politico ideologico di liberali e progressisti-marxisti che è inspiegabile dottrinalmente e ideologicamente.

La cosa buona di questo dramma è stato il comportamento di gran parte del popolo argentino che ha contrastato non solo la discussione accademica, ma è scesa in strada contro questa offensiva genocida che affonda le sue radici nei grandi centri di potere mondiale, ancorati al potere finanziario.

Due imponenti marce in più di 150 città del Paese il 25 marzo e il 20 maggio scorso e una grande manifestazione a Buenos Aires hanno mostrato che nel cuore e nell’anima del popolo argentino si percepisce ciò che di mostruoso ha questa iniziativa, che va a concludere e perfezionare il saccheggio delle ricchezze nazionali, consacrando come diritto l’eliminazione dei bambini prima di nascere.

Come tante altre volte, è stato messo in evidenza il comportamento codardo e ambiguo di gran parte della gerarchia ecclesiastica argentina, forse imitando le sfere gerarchiche più elevate, che non sono andate oltre dichiarazioni formali di rispetto della vita umana fin dal concepimento, però con comportamenti di vicinanza e accompagnamento, in altri ambiti, di dirigenti politici e sindacali pro aborto.

Mentre il popolo fedele e credente e gran parte del movimento politico giustizialista, riaffermando la propria identità umanista e cristiana hanno difeso la vita, la quasi totalità della dirigenza politica ed ecclesiastica si è fermata a metà del cammino. Unica eccezione all’interno di questo procedere timido e codardo è stato il coraggio di monsignor Hector Ruben Aguer che ha appoggiato e favorito le iniziative pro vita.

Sicuramente la sua condotta coerente di pastore e vescovo pro vita è stato ciò che ha portato alla sua “defenstrazione”, che si è realizzata con modalità senza misericordia e brutali.

Strano poi, anche il fatto che la maggior parte degli eletti che oggi dibattono sul progetto si siano definiti in anticipo a favore o contro, molto prima di avere sotto mano il testo del progetto di legge, presentato soltanto il 7 giugno scorso. 

In sintesi, oggi in Argentina, per decisione e imposizione del Banco Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, che sono i principali creditori del Paese e della politica economica e sociale applicata durante gli ultimi vent’anni, si discute dell’inserimento della pena di morte per gli esseri più indifesi tra tutti, che non hanno commesso alcun delitto.

Grazie a Dio, le migliori riserve spirituali e religiose del popolo argentino hanno dato prova di rinascita e sono uscite allo scoperto per contrastare il delirio genocida dell’abortismo.

In ultima istanza: la volontà di Dio si compierà, non importa quanto le forze del male e della morte pretendano di imporsi.