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ARCHIVI APERTI, MA ZERO MISTERI

Pio XII, l'unica verità è la trama sovietica per infangarlo

L’apertura degli archivi, ancora chiusi al pubblico, di Pio XII annunciata da Papa Francesco per il 2020 è notizia lungamente attesa anche con accenti ostili da parte di alcuni che restano convinti della veridicità di quella che costituisce una vera e propria leggenda nera a carico del Pontefice regnante negli anni dell’Olocausto. Ma già nel 2007 uno dei protagonisti dell'operazione Il Vicario raccontò che la calunnia di aver coperto lo sterminio degli ebrei nacque dal Kgb. E ad essa l'intellighentia occidentale si è allineata.
-COSI' IL KGB ARCHITETTO' L'OPERAZIONE IL VICARIO di Ian Mihai Pacepa
-CALUNNIATO PERCHE' ANTICOMUNISTA di Rino Cammilleri 

Ecclesia 08_03_2019

L’apertura degli archivi, ancora chiusi al pubblico, di Pio XII annunciata da Papa Francesco per il 2020 è notizia lungamente attesa e sollecitata da studiosi di storia, anche con accenti ostili da parte di alcuni che restano convinti della veridicità di quella che costituisce una vera e propria leggenda nera a carico del Pontefice regnante negli anni dell’Olocausto.

A oggi tuttavia è da registrare anche l’esistenza di altri archivi già accessibili che hanno dissipato le ombre raccolte intorno alla figura di Papa Pacelli, oltre agli undici volumi di Actes et documents du Saint Siège relatifs à la Seconde Guerre mondiale, già da anni messi a disposizione del pubblico dalla Santa Sede.

Ne dette conto Repubblica nel 2007 in un articolo in cui si accenna a documenti sia del Foreign Office sia della Cia e viene riferito il contenuto di documenti dell’epoca nazista finiti negli uffici dei capi della Stasi, il servizio segreto dell’ex-Germania Est. Dispacci inviati a Berlino da spie proiettate sul Vaticano informavano allarmate che «Pio XII aiuta la Polonia invasa», «Pacelli nasconde gli ebrei in fuga», «Il Pontefice si attende un cambiamento della situazione in Germania, al più tardi dopo la morte del Führer», «Il Vaticano appoggia in tutti i modi emigranti ebrei battezzati nel loro tentativo di andare all´estero. Il Vaticano sostiene queste persone anche finanziariamente»; tante riprove che Papa Pio XII non era affatto nella cerchia degli amici di Hitler. Anzi.

Ma oltre a provare che Pio XII fu calunniato, i documenti puntano il dito anche in una direzione ben precisa: verso i servizi segreti dell’Est, cosa confermata negli anni anche da studiosi come Giovanni Sale, storico della rivista Civiltà cattolica, anch’egli citato nell’articolo di Repubblica. Secondo il prof. Sale, la campagna anti-pacelliana era già cominciata nell’ultimo anno di guerra, il 1945, e, come prova, cita alcune registrazioni effettuate da Radio Mosca e dei pezzi pubblicati dalla Pravda tesi a creare la cosiddetta «leggenda nera» su Pio XII.

A questo riguardo, sempre nel 2007, due mesi prima dell’articolo di Repubblica, era uscito un lungo articolo dell’ex-generale dei servizi segreti rumeni dell’era sovietica, Ian Mihai Pacepa, intitolato “L’attacco di Mosca contro il Vaticano” (leggi qui il documento). Pubblicato in inglese dal National Review, esso dà conto in inedito dettaglio del piano del Kgb per screditare il Papa, a partire dall’operazione coperta che portò nel 1963 al lancio dell’opera teatrale Der Stellvertreter. Ein christliches Trauerspiel [Il Vicario, una tragedia Cristiana]. Scritta da un tedesco di nome Richard Hochhuth, fu questa opera a segnare lo spartiacque fra la fama del Pontefice da vivo e la narrazione postuma di lui come incarnazione del male.

Pacepa ne è testimone perché fu lui a essere incaricato dall’intelligence sovietica – che voleva passare dai servizi rumeni per allontanare ogni sospetto da Mosca - di reperire dei documenti originali anche solo remotamente collegati a Papa Pacelli, ma tali che gli esperti del Kgb li avrebbero potuti poi modificare per farne delle prove a carico.   

L’ex-generale rumeno era conosciuto in Vaticano per aver gestito da poco uno scambio di prigionieri fra un vescovo cattolico e due agenti della DIE rumena. Per la fiducia acquisita gli fu possibile chiedere - per due finti preti rumeni - l’accesso agli archivi vaticani, con il pretesto di cercare delle prove storiche della vicinanza fra il suo paese e la Chiesa cattolica (su cui fondare un nuovo corso nelle relazioni diplomatiche interrotte da Ceausescu).

Fu così che “Il Vicario, prodotto dal comunista Erwin Piscator e andato in scena al “Teatro proletario” di Berlino,  poté dipingere il Pontefice come un cinico anti-Semita filo-nazista, e indicare a riprova di ciò un’appendice di documenti “originali” lungo dalle 50 alle 80 pagine a seconda delle edizioni.

E perché il Kgb, nelle sue ramificazioni regionali, doveva dedicare degli anni a costruire documenti e prove false contro Pio XII?  “Corrompere la Chiesa era una priorità del KGB”, scrive Pacepa, “Il Cremlino era pronto a qualunque cosa per contrastare il fortissimo anti-comunismo della Chiesa cattolica” di cui oggi conserviamo un ricordo un po’ pallido ma che era stato costantemente ribadito anche da tutti i papi precedenti a Pacelli, fin dal 1846, due anni prima del Manifesto di Marx.