Pinguini gay, basta la natura a smontare la bufala
Dietro a comportamenti omosessuali degli animali c'è sempre una spiegazione scientifica che l'ideologia gay vuole occultare.
Una delle cose più stucchevoli (e dequalificanti) per i giornaloni mainstream è la quantità inverosimile di articoli web su gattini, cagnolini, panda, orsacchiotti e altri poveri animali che vengono ridicolmente antropomorfizzati nella spasmodica ricerca di un click.
Quando però tali scritti si pongono al servizio dell’ideologia omosessualista, il picco glicemico sale fino a provocare il coma diabetico fulminante. E’ il caso dell’ultimo, caramellatissimo pezzo di Elena Tebano sul Corriere della Sera che racconta la commovente storia di due pinguini “gay” dello zoo di Sydney.
E’ stato il New York Times a raccontare per primo di Sphen e Magic: lui più adulto e serio di carattere, il secondo più giovane, efebico e vivace. Tra i due pinguini “è stato amore a prima vista e non hanno mostrato interesse per nessun altro pinguino della colonia” spiegano dallo zoo australiano con rigore scientifico unito a una profonda conoscenza del romanticismo uraniano pinguinesco. Come racconta Tish Hannan, la loro responsabile: “Poi hanno cominciato a cantare insieme: Magic cercava sempre Sphen con lo sguardo, poi lo chiamava … A quel punto arrivava Sphen e si metteva a cantare con lui”.
Una delicata sensibilità espressiva, per i due pinguini gay, che tuttavia sono anche attenti osservatori delle riforme sociali in corso: “Sphen e Magic avevano iniziato a corteggiarsi un anno fa, poco dopo il grande referendum via posta con il quale gli australiani si erano espressi in favore della legalizzazione delle nozze gay” spiega il Corriere.
Le conquiste liberal si irradiano, dunque, anche fra i ghiacci artificiali dello zoo e, presumibilmente incoraggiati dal referendum, i due pinguini hanno deciso di fare coming out.
Ma la Tebano raggiunge lo zenith citando la marchettona ornitologica pro-adozioni gay del NYT: “Quando una coppia di pinguini etero ha abbandonato una delle due uova che avevano deposto (un comportamento molto comune) gli zoologi lo hanno dato a Sphen e Magic, che lo hanno covato a turno per 28 giorni. I due papà sono stati da subito molto attenti, a differenza delle coppie etero che si distraevano facilmente cercando cibo o giochi e lasciando le loro uova al freddo, con il rischio che non si schiudessero”.
Insomma la coppia di raffinati e colti pinguini omosessuali dello zoo di Sydney si è dimostrata anche molto più premurosa con la prole adottiva rispetto ai distratti e ignorantoni pinguini etero, probabilmente anche di tendenze politiche sovraniste (ma questa è una nostra illazione).
Al di là delle risate che provoca questo articolo da denuncia all’Ordine dei Giornalisti per disinformazione scientifica, vilipendio del mondo naturale e offesa all’intelligenza dei lettori, vale la pena di entrare nel merito di una delle più diffuse bufale portate – da sempre - a supporto dell’ideologia gay. L’assunto è che siccome sono stati osservati comportamenti “omosessuali” anche fra gli animali, questi dovrebbero essere considerati perfettamente naturali anche nell’uomo.
A questo punto, allora, si potrebbe sdoganare anche l’ingestione delle proprie feci, prassi abituale per elefanti, koala, ippopotami e fra gli animali domestici, conigli, maiali e cani. Nell’uomo finora, la coprofilia, osservabile in parafiliaci, schizofrenici o pseudoartisti, non è ancora socialmente accettata, ma non disperiamo.
I rischi grossi arrivano quando, sempre con la stessa logica, si comincia a considerare la cannibalizzazione o l’abbandono della prole un comportamento lecito e normale anche per l’uomo.
Al di là del discutibile metodo, entrando nel merito della questione, la scienza spiega cosa succede realmente quando si vedono due cani maschi, due pecore o due vacche montarsi. Come spiega il dott. Ciro Di Sarno, medico veterinario: “L’etologia insegna, da Lorenz in poi, che questi comportamenti simil-copulativi non sono affatto atti sessuali, ma simbolici e necessari a regolare le gerarchie del gruppo. Se avete mai osservato un tale comportamento tra due cani maschi, non vi sarà sfuggito che il cane “montato” reagisce in due possibili modi.
O sottostà passivamente al cane che monta (dominante), quasi senza avvedersene, oppure si ribella, mostra i denti, cerca di mordere o fugge. Nel primo caso il cane “montato” si comporta da gregario subalterno e non ha alcun interesse a dimostrare il contrario; nel secondo caso invece, è un giovane dominante in cerca di un ruolo, indisponibile a segnare il passo. Il cane, quindi, non sta compiendo alcun atto sessuale, ma ciò che gli etologi chiamano “modulo comportamentale autonomo”. Si tratta cioè, di modalità di comportamento, diverse secondo le finalità (accoppiamento, procacciamento del cibo, gerarchie di gruppo, ecc.) che l’animale tiene costantemente in esercizio anche quando esse non servono”.
Un po’ come quando il gatto di casa insegue un gomitolo o una pallina: non vuole realmente nutrirsi di questi oggetti, semplicemente tiene in esercizio il suo istinto di cacciatore – pena l’atrofia - per poterlo ben dimostrare di fronte a un vero topo, o a un vero uccellino.
Allo stesso modo, come spiega il dott. Di Sarno: “Il cagnolino che monta il cagnetto del vicino, non sta tentando un approccio omosessuale, ma sta rafforzando il comportamento che prima o poi dovrà avere e cioè quello della monta con una cagnetta. Si tratta solo di giochi istruttivi; la sessualità di quegli animali è e sarà perfettamente naturale in prosieguo, e soprattutto fertile”.
Le sorprese non finiscono qui. Come è stato scoperto dal dipartimento di Ecologia e Genetica dell’Università di Uppsala, in Svezia, in altri animali, come in alcune specie di coleotteri, comportamenti pseudo-omosessuali rilevati in carenza di femmine, sono stati individuati – paradossalmente - come indirizzati a una maggiore procreazione. Il maschio diventa praticamente custode dello sperma di un suo simile per aumentare la sua prolificità all’accoppiamento “regolare” con una femmina, che farà così più uova.
Colpiscono anche gli albatross delle Hawaii: benché siano uccelli monogamici, il 31% delle loro coppie appare come “lesbo”. Le due femmine crescono insieme i piccoli senza l’aiuto del maschio che tuttavia le ha fecondate. La coppia fra gli albatross femmina è quindi, piuttosto, un “sodalizio fra ragazze madri” finalizzato a incrementare la riproduzione di questi uccelli marini.
La natura, spiegata seriamente e non attraverso le svenevoli parodie ideologizzate del Corriere, insegna come tutto, nel mondo degli animali, sia finalizzato alla trasmissione della vita, alla diversificazione genetica e alla sopravvivenza della specie, anche attraverso i più vari e stupefacenti comportamenti.
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