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FRATELLI MUSULMANI

PD e islamismo, nuove prove di collaborazione a Milano

Abdelfattah Mourou, candidato del partito islamista Ennhada alle imminenti elezioni presidenziali in Tunisia, ha tenuto un comizio a Milano. Il capoluogo lombardo, governato dal PD del sindaco Sala, si conferma il luogo prescelto dalla Fratellanza Musulmana per promuovere la propria causa.

Editoriali 03_09_2019
A. Mourou, candidato di Ennahda

In un'Italia distratta (e distrutta) dall'estenuante crisi di governo, l'agenda fondamentalista dei Fratelli Musulmani continua ad avanzare indisturbata. Il luogo prescelto per manifestare la vitalità dell'islam politico in territorio italiano è nuovamente la Milano arcobaleno del sindaco PD Giuseppe Sala, per il quale l'evento che ha avuto luogo al Teatro Menotti sabato 31 agosto è certamente una felice espressione della voglia di malinteso multiculturalismo che anima la sua giunta.

Il protagonista in scena è stato Abdelfattah Mourou, candidato del partito islamista Ennhada alle imminenti elezioni presidenziali in Tunisia. Il comizio è stato organizzato dai rappresentanti del braccio politico dei Fratelli Musulmani tunisini nel capoluogo lombardo, che si conferma capitale della Fratellanza in Italia. Dopo aver disposto dello spazio pubblico per la propaganda che ha accompagnato la recente commemorazione del fu presidente egiziano Mohammed Morsi, i Fratelli Musulmani hanno potuto usufruire della piattaforma milanese per promuovere la campagna elettorale di Mourou, a testimonianza del legame che unisce il campo islamista con quello che si autodefinisce progressista in Italia.

Mentre in Tunisia le donne manifestano e s'impegnano in politica a difesa dei propri diritti contro lo spauracchio dei Fratelli Musulmani, questi in Italia trovano le molteplici sponde della sinistra a coadiuvarli. Sala, in tale ambito, ha esercitato un ruolo di primo piano sin dall'inizio del suo mandato, favorendo l'ascesa a consigliera comunale nei ranghi del PD della controversa militante Sumaya Abdel Kader, che il sindaco avrebbe voluto persino nominare assessore alla cultura.

La promozione di Abdel Kader e di altre simili figure femminili, contrasta significativamente con gli obiettivi delle due candidate alla presidenza della Tunisia, Abir Moussi e Salma Al Loumi, che intendono impedire ai Fratelli Musulmani di ostacolare il cammino delle donne verso l'acquisizione di pieni diritti tracciato dal compianto Essebsi. Sala, invece, ha lasciato che il palcoscenico di Milano venisse utilizzato proprio dal candidato di Ennhada, nemico delle donne tunisine laiche e moderate. Nessun veto verso il comizio di Mourou è stato infatti posto dalla sua giunta, mentre prevedibilmente la maggioranza PD al consiglio comunale non ha mosso critiche.

D'altro canto, le condanne dell'opposizione, in particolar modo leghista, si sono confermate sterili e inconcludenti. Mourou ha svolto la sua performance al Teatro Menotti, come in precedenza i Fratelli Musulmani sono scesi in piazza a favore di Morsi: al di là delle stigmatizzazioni di circostanza, l'opposizione non è riuscita a porre finora alcun ostacolo concreto all'attivismo dei Fratelli Musulmani "milanesi".

La realtà a cui Sala sovritende da Palazzo Marino chiama comunque in causa anche il governo, che malgrado la grave crisi resta nel pieno delle sue funzioni. Le autorità olandesi non esitarono a proibire l'ingresso nel paese al ministro degli esteri turco, pronto a dare un comizio pro-Erdogan a Rotterdam durante la campagna per il referendum costituzionale, al quale anche i turchi basati in Olanda era chiamati a votare.

Ai Fratelli Musulmani, al contrario, è stato consentito di fare campagna elettorale all'interno della comunità tunisina a Milano e non si tratta della prima volta in Italia. Il leader di Ennhada, Rachid Ghannouchi, ha infatti marcato visita a Roma in precedenti occasioni elettorali. È lecito allora chiedersi il perché della libertà d'azione di cui godono i Fratelli Musulmani in territorio italiano, che si esplica a partire dalle attività di proselitismo condotte dalla Lombardia alla Sicilia attraverso moschee, associazioni, imam e militanti che beneficiano dei lauti finanziamenti elargiti dal Qatar, come ampiamente documentato nel libro inchiesta "Qatar Papers".

Nessun provvedimento risulta essere stato preso per contrastare tali attività di proselitismo, anticamera della radicalizzazione e del reclutamento da parte di organizzazioni terroristiche di stampo jihadista. Mentre ai leader dei Fratelli Musulmani si continua persino a concedere l'onore della ribalta a livello politico e mediatico. Se al riguardo è quindi lecito porsi delle domande, sarebbe dovere dei ministri ancora competenti fornire agli italiani delle risposte possibilmente soddisfacenti.