«Parrocchie ai laici», la ricetta del cardinale Marx
Vocazioni sacerdotali in picchiata: nella diocesi di Monaco, una volta serbatoio per la Chiesa tedesca, quest'anno c'è stato l'ingresso di un solo seminarista. E l'arcivescovo, consigliere di papa Francesco, lancia il piano per il coinvogimento dei laici con apertura al sacerdozio per gli uomini sposati.
Affidare le parrocchie rimaste senza prete ai laici, ed eventualmente, esplorare la possibilità di ordinare degli uomini sposati per amministrare i sacramenti, i cosiddetti “viri probati”. Così il cardinale di Monaco di Baviera, Reinhard Marx, membro del C9, il Comitato di porporati da tutto il mondo incaricato di studiare la riforma della Curia e della Chiesa, si è espresso parlando davanti ai 180 membri del consiglio diocesano di Monaco, il più grande organismo laico della diocesi.
Monaco, quest’anno, ha visto l’ingresso di un solo nuovo candidato al sacerdozio: quella che era una riserva di fede cattolica, e di ministri, si sta estinguendo. Altri Paesi e città una volta ricchi di tradizione e fede cattolica stanno seguendo la stessa strada: pensiamo al Belgio, o alla Francia. A Bruxelles come sappiamo è in cantiere un piano di accorpamento delle parrocchie, che, fra l’altro, ha già causato danni pastorali rilevanti, con la partenza della comunità monastica di Gerusalemme. Ma il 63nne porporato consigliere del Pontefice non sembra voler percorrere la stessa strada.
La sua idea è che le parrocchie, anche in assenza di un sacerdote fisso, possono essere affidate ai fedeli laici, sia impiegati a tempo pieno, che volontari. E a partire dall’autunno l’arcidiocesi vuole introdurre in essere un progetto pilota, che apra la strada, nelle intenzioni dei promotori, a nuove forme di conduzione e guida parrocchiale. L’accorpamento delle parrocchie in entità più grandi non è la strada giusta, secondo Marx.
«Stiamo sperimentando un grande sconvolgimento nella Chiesa in questo momento», ha detto all’assemblea plenaria Marx, ricordando che il Concilio Vaticano II ha parlato di «Un sacerdozio di tutti i fedeli», e aggiungendo che in questo campo non è stato fatto ancora tutto quello che era possibile; e che anche il Codice di Diritto Canonico prevedeva delle facoltà in questo senso. «La Chiesa locale è molto significativa. Sprecheremmo un numero altissimo di opportunità se dovessimo abbandonare le nostre radici territoriali. E’ un problema di restare visibili localmente».
Il cardinale ha poi affermato che «migliaia di persone mi hanno fatto sapere che per loro varrebbe la pena impegnarsi a fare lavoro pastorale nelle loro parrocchie», e ha aggiunto che veramente queste vocazioni di parrocchiani impegnati meritano più attenzione. Ha ammesso che nella sua arcidiocesi quest’anno c’è un solo nuovo seminarista; e di conseguenza forse prima di riorganizzare le parrocchie si dovrebbe anche aprire una discussione sui requisiti necessari per accedere al sacerdozio. E che questa discussione dovrebbe considerare anche la possibilità di ordinare uomini sposati, di virtù cristiane asseverate, conosciuti con il termine latino “viri probati”.
Il porporato, che è uno dei consiglieri del Pontefice, ha ammesso che quando il Papa ha menzionato alla questione dei viri probati in una recente intervista, non stava pensando alla Germania, ma a zone come la Foresta pluviale dell’Amazzonia, dove ci sono comunità cattoliche che non vedono un sacerdote per mesi e mesi, a causa delle distanze e delle difficoltà di comunicazione. Marx ha chiarito che il progetto pilota nasceva in risposta alla mancanza di sacerdoti, «ma anche al fatto che non tutti i sacerdoti sono in una posizione adatta a guidare una parrocchia».
In base a questo piano, i vescovi ausiliari e i vicari episcopali dovrebbero riunirsi con i membri delle parrocchie nelle zone interessate, e dopo aver selezionato un gruppo di laici-guida, discutere delle strutture e dell’organizzazione della parrocchia. Ogni progetto dovrebbe essere oggetto di molta riflessione e accompagnamento da parte dei responsabili diocesani; soprattutto non si deve cedere alla nostalgia, ma concentrarsi sul come utilizzare al meglio i carismi e i talenti presenti in loco.
Il cardinale ha ammesso che quando è diventato arcivescovo di Monaco avrebbe respinto il progetto pilota che adesso egli stesso propone. Il progetto si basa sul piano pastorale varato nel 2013 e intitolato “Opportunità e sfide per la Chiesa locale da un punto di vista socio-demografico”.
Sei sono i punti sui quali le parrocchie dovranno concentrarsi.
1) Dal momento che in futuro ci saranno molti immigranti in pi, specialmente giovani, concentrarsi sull’immigrazione, sullo sradicamento e sul far sentire la gente a casa.
2) Bisogna stabilire punti di contatto, per incontrare e dare il benvenuto ai nuovi arrivati.
3) Il lavoro pastorale di evangelizzazione significa spiegare ripetutamente: «Quello che crediamo, quello che facciamo, perché e come lo facciamo».
4) Modificare e modernizzare il linguaggio della Chiesa per renderlo più comprensibile.
5) Creare una pastorale speciale per i single.
6) Creare una pastorale speciale per i teenagers e i giovani adulti.
Il porporato ha concluso sostenendo che la Chiesa ha bisogno di molte posizioni diverse, e ben collegate fra di loro per il suo lavoro pastorale. E’ imperativo – ha concluso – che la Chiesa resti viva localmente in modo che la gente possa continuare a incontrare il messaggio del Vangelo.