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LE RADICI DELLA VIOLENZA

Pamela, vittima dell'Uomo senza Logos

La storia degli ultimi cinquecento anni del pensiero occidentale è la cronaca della ribellione contro la metafisica. Oggi chiamiamo "costruzioni sociali" le leggi morali, abbandonando la legge naturale come logos. Pamela è vittima di un uomo senza logos, di uno stato di natura pre-greco-romano-scolastico. Il paradiso terrestre invocato da secoli: stupro e omicidio.

Editoriali 15_02_2018

La storia degli ultimi cinquecento anni del pensiero occidentale è la cronaca della ribellione contro la metafisica. Questo tipo di pensiero ci indica un fine, un «dover essere» non per imposizione esterna, ma per vocazione interna. Ovviamente un dover essere ha bisogno di un percorso, una direzione, regole; ed è proprio questo il motivo del rifiuto della metafisica: essa impone una legge. Una legge naturale, non posta dall’uomo, ma presente in lui come la fisiologia è presente nel suo corpo.

Così come Bacon e gli empiristi inglesi hanno chiamato «idola» le leggi morali; così come gli illuministi le hanno chiamate «superstizioni» e i romantici «convenzioni»; allo stesso modo noi le chiamiamo «costruzioni sociali». Liberiamoci dalla schiavitù delle norme morali e religiose – ci ripetono da ormai cinque secoli – e saremo finalmente felici; «liberiamo il nostro vero io», «esprimiamo la nostra personalità» e ogni male sulla terra cesserà di tormentarci, vivremo in pace e in gioia. Torniamo spontanei come lo sono i popoli che non sono stati ammorbati dalle norme morali, e il male scomparirà dal mondo.

Questa idea ha contagiato anche la Chiesa. Qualche anno fa era di moda sostituire parole dal suono latino con parole dal suono greco: omelia al posto di predica, presbitero al posto di sacerdote, catechismo invece di dottrina. Il rifiuto (talvolta violento) del latino aveva questo significato: torniamo alla Chiesa delle origini, non inquinata dal pensiero scolastico (metafisico).

In casi più estremi questa tendenza diventava un rifiuto della grecità: la Chiesa delle origini non sarebbe quella dei primi secoli, ma quella degli apostoli: gli apostoli celebravano rivolti verso il popolo, gli apostoli si comunicavano sulla mano…

E poco importa se la provvidenza ha ritenuto necessario che il Vangelo si imbevesse del pensiero greco, poiché il logos che i greci mettevano al centro dell’universo altro non è che il Logos del proemio del Vangelo di Giovanni: Gesù.

Poco importa che la provvidenza abbia disposto che il Vangelo arrivasse a Roma, caput mundi, «onde Cristo è romano» (Purgatorio XXXII). E del resto, come dimostra l’Eneide, i romani si consideravano in qualche modo greci. La tradizione greco-romano-scolastica è metafisica, cioè normativa; per questo dev’essere rigettata. Questa posizione, almeno nella sua versione mainstream, ha due grosse ingenuità.

La prima è che si possano distruggere le fondamenta della costruzione occidentale senza che essa crolli. Non ci piacciono le norme morali che proteggono le donne, quindi ne vogliamo l’abolizione; ma non vogliamo rinunciare ai loro frutti, la tutela delle donne. Non ci piace la difesa ad oltranza della dignità della persona umana; però vogliamo ugualmente i «diritti» che su tale dignità sono fondati. Vogliamo le conseguenze del pensiero metafisico, ma non i costi che impone. Come se un mondo pre-greco, pre-romano, pre-scolastico avesse potuto darci la scienza, il diritto… come se esistesse qualcosa, in questo mondo, che meritasse il nostro prezioso tempo al di fuori di questa tradizione. Che ne sarebbe dell’Occidente e del mondo senza Roma? Senza Dante, Giotto e Caravaggio, senza la notazione musicale e la polifonia sacra? È così difficile capire che ciò che ci nutre non è frutto spontaneo della terra, ma la conseguenza di tremila anni di studio, sacrificio e preghiera?

La seconda ingenuità si chiama etnocentrismo, o eurocentrismo. Il pigro e sciocco pensiero per cui gli altri popoli sono «come noi, ma meglio». La memoria va ai viaggi utopici in isole lontane degli illuministi, o degli antropologi culturali del Novecento… agli abitanti delle isole oceaniche, come agli abitanti dell’Africa nera ritratti come angeli innocenti e puri, liberi e felici.

Chiariamo subito, non è questione di razza, o di colore della pelle, o di corredo genetico. Non è questione di «materia», ma di «forma»: chi non è greco-cristiano-scolastico non ha la nostra «forma». Non è possibile «sostituire» milioni di greco-cristiano-scolastici abortiti o non concepiti con persone che il Logos non sanno nemmeno dove stia di casa.

Il caso di Pamela, la ragazzina di Macerata vittima di non si capisce bene quali violenze (da parte di africani che il Logos non l’hanno mai conosciuto e di italiani che l’hanno rifiutato) può risvegliarci crudelmente da questo sogno.

Ecco l’uomo senza Logos, ecco lo «stato di natura» pre-greco-romano-scolastico, ecco l’uomo liberato dal gioco delle norme morali e religiose, dagli «idola», dalle «costruzioni sociali» e dagli «stereotipi». Ecco il paradiso terrestre invocato da secoli: stupro e omicidio.

Nietzsche l’aveva scritto.