Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santo Stefano a cura di Ermes Dovico
MODERNISMI

Padre D'ors, un prete (un po' troppo) di frontiera

Pablo D'ors, prete madrileno che si definisce “scrittore mistico, erotico e comico”, ora è stato nominato consigliere al Pontificio Consiglio della Cultura, il dicastero diretto da Mons. Ravasi. Il neo-consultore tiene seminari di formazione che mixano tradizione cristiana e buddista.

Ecclesia 08_11_2014
Pablo D'ors

Si definisce “scrittore mistico, erotico e comico”, si chiama Pablo D'ors (nipote del famoso critico d'arte spagnolo Eugenio D'ors), attualmente è sacerdote della diocesi di Madrid. Recentemente è stato nominato consigliere del Pontificio Consiglio della Cultura, il dicastero diretto dal Card. Ravasi, quello del Cortile dei Gentili. «Perchè mi ha scelto papa Francesco? Un mistero. - ha dichiarato a Repubblica - Forse avrà chiesto: qual è il prete più marginale di Madrid?»

Da questa intervista apprendiamo che prima di consacrarsi ha trascorso una vita «ricca di amori, letture, viaggi anche spericolati» e questo lo ha aiutato per la sua vocazione maturata a 27 anni. Sì, perché «conoscere l'amore umano aiuta a conoscere meglio l'amore divino». Chi siamo noi per giudicare? Nessuno, però chissà cosa ne pensa quella schiera di vergini che nella storia della Chiesa si sono donati anima e corpo al Signore...

Il povero cattolico terra-terra ormai si sente inadeguato, lo ammetto. Sotto la spinta della cultura, quella “alta”, si accorge che le sue povere convinzioni, apprese da quel vecchio parroco di montagna, sono ciarpame, cultura di serie B. Bisogna aggiornarsi, smetterla di essere “alternativi”, dice D'ors, e vivere il cristianesimo nel “dialogo” con il mondo.

Don Pablo autore di romanzi, come quello della donna slovacca che va a letto con i più grandi scrittori del Novecento, e di saggi, come il successo “Biografia del silenzio”, dice che della vita ognuno «dovrebbe fare un'opera d'arte».  Vasco Rossi, per scendere alla portata della nostra misera cultura, forse direbbe “una vita spericolata”, di quelle piene di guai.

E allora molliamo gli ormeggi. I sacerdoti potrebbero vivere meglio con una donna al loro fianco perchè – sostiene il prete acculturato - “i tempi ormai sono maturi”. Ma questa è solo una opinione personale, di «questo al Pontificio Consiglio non si parlerà». Mentre si parlerà eccome di donne prete. «Penso che dietro la prossima riunione plenaria ci sia questa impostazione».

Assolutamente favorevole al sacerdozio femminile (“e non sono da solo”) D'ors è fedele alla linea di fare della sua vita un'opera d'arte, secondo lui «un criterio importante per misurare la vitalità spirituale di una persona è la sua disponibilità al cambiamento. Resistere alla vita è un peccato perché la vita è svolgimento continuo». Panta rei.

E noi che avevamo pensato di costruire la vita sulla solida roccia, ci accorgiamo che, invece, è sulla sabbia che possiamo vivere con autentica vitalità spirituale. Ben venga la pioggia, che straripino i fiumi e soffino i venti, lasciamoci travolgere dal vortice della vita. È questa la nuova ascesi? Dobbiamo proprio aggiornarci.

Per farlo si potrebbe frequentare un corso tenuto da anni dal neo consultore del dicastero vaticano: “Cercatori della montagna”. Seminario di formazione spirituale per cui non è richiesta nessuna appartenenza a confessioni religiose o pratiche spirituali, anche se il lavoro viene svolto “principalmente” a partire dalla tradizione cristiana e “secondariamente” in quella buddista zen. D'altra parte, ha detto D'ors in un'altra intervista, «se non fossi cristiano, sarei un buddista».

Salendo su questa montagna forse il povero cattolico terra-terra imparerà che il modo migliore per accompagnare un moribondo è «ascoltare e basta, dimenticando se stessi, che è la cosa più difficile». Così ha detto D'ors a Repubblica rispondendo alla domanda «come si accompagna una persona a morire?»

L'altro giorno passavo dalle parti della mia vecchia parrocchia di montagna, il parroco non c'è più da un po' di anni, è salito al Cielo. Si faceva in quattro per andare sul letto dei moribondi, per portare conforto umano, ma soprattutto quello sacramentale. Per assicurarsi che si salvassero l'anima.

A ben riflettere preferisco rimanere un cattolico terra-terra, lascio l'aggiornamento ai Pontifici Consigli e spero che almeno all'ultimo respiro avrò a fianco un prete non troppo acculturato.