Ordinazione femminile, la Chiesa tedesca chiede l'impossibile
La deriva della Chiesa tedesca verso forme di “aggiornamento” protestante, contro quello che afferma il Magistero della Chiesa e il Pontefice continua imperterrita. Dopo la decisione dei vescovi, nell’assemblea di primavera, di aprire un “percorso sinodale” sulla morale sessuale, adesso si apre il "dibattito" sull'ordinazione femminile.
La deriva della Chiesa tedesca verso forme di “aggiornamento” protestante, contro quello che afferma il Magistero della Chiesa, e anche il Pontefice regnante continua imperterrita. Dopo la decisione dei vescovi, nell’assemblea di primavera, di aprire un “percorso sinodale” con forum specifici su morale sessuale, celibato, teoria gender e altro ancora, in previsione di una lettera da inviare a Roma per far cambiare Catechismo con annessi e connessi, si è aperto in questi giorni un altro fronte, quello dell’ordinazione femminile.
Anche se è un tema su cui papa Bergoglio, sulla scia di Giovanni Paolo II, sembra aver detto una parola definitiva, è evidente che nella Chiesa tedesca non si accetta un “no” come risposta, e sicuri dell’amicizia romana si prosegue nel lavoro ai fianchi. Così Franz Jung, vescovo di Wurtzburg, noto per aver definito l’anno scorso i preti sposati un’ipotesi “concepibile” (e infatti anche di questo si tratterà nel percorso sinodale) in un’intervista alla radio bavarese Bayerisch Rundfunk ha detto che la questione delle donne prete “rimane ancora senza risposta”. Jung è un vescovo di fresca nomina, è diventato presule di Wurtzburg solo l’anno scorso, alla domanda se pensava di vedere nel corso della sua vita donne celebrare all’altare (nella Chiesa cattolica, ovviamente), ha risposto: “Non so se arriverò a vedere questo di persona, ma questa domanda resta senza risposta. Credo che nel lungo periodo questa questione non potrà essere rifiutata”. Secondo Jung dal momento che in altre confessioni l’accesso all’altare delle donne è relativamente recente, alla Chiesa cattolica dovrà essere dato ancora del tempo. “Ritengo che questa questione continuerà a presentarsi”, perché i giovani vanno “oltre le nostre considerazioni teologiche” e ne fanno una questione di “giustizia e partecipazione”.
La decisione del 1994 fatta da Giovanni Paolo II è stata confermata nel 2018 dal Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Luis Ladaria, sj, rispondendo a un “dubbio” avanzato sul tema. Ladaria scriveva che la Congregazione “ha ribadito che si tratta di una verità appartenente al deposito della fede”. “In questa luce desta seria preoccupazione veder sorgere ancora in alcuni Paesi delle voci che mettono in dubbio la definitività di questa dottrina. Per sostenere che essa non è definitiva, si argomenta che non è stata definita ex cathedra e che, allora, una decisione posteriore di un futuro Papa o concilio potrebbe rovesciarla. Seminando questi dubbi si crea grave confusione tra i fedeli, non solo sul sacramento dell’ordine come parte della costituzione divina della Chiesa, ma anche sul magistero ordinario che può insegnare in modo infallibile la dottrina cattolica”. Il Prefetto della fede ricordava poi che “per quel che riguarda il sacerdozio ministeriale, la Chiesa riconosce che l’impossibilità di ordinare delle donne appartiene alla sostanza del sacramento dell’ordine. La Chiesa non ha capacità di cambiare questa sostanza, perché è precisamente a partire dai sacramenti, istituiti da Cristo, che essa è generata come Chiesa. Non si tratta solo di un elemento disciplinare, ma dottrinale, in quanto riguarda la struttura dei sacramenti, che sono luogo originario dell’incontro con Cristo e della trasmissione della fede”.
Ma Jung è tutt’altro che solo nel mettere in dubbio la liceità delle posizioni di Roma. Suor Ruth Schönemberger, responsabile di una delle comunità religiose più importanti della Germania, prioressa dell’abbazia benedettina di Tutzing, in Baviera, ha dichiarato: “Sono sorpresa che la presenza di Cristo sia stata ridotta al sesso maschile”. Parlava a Katholisch.de, la fonte ufficiale della Chiesa tedesca. “Qui a Tutzing abbiamo delle teologhe dalle eccellenti qualifiche. La sola cosa che manca loro è l’ordinazione, niente altro”. Schönenberger non è una suora qualunque. È a capo di un’organizzazione che conta milletrecento suore in diciannove Paesi dal 2015. “L’immagine-concetto attuale del sacerdozio ha bisogno urgente di essere rivista alle fondamenta – ha detto – e sono sinceramente sorpresa che i preti stessi non protestino contro il presentes viluppo, dal momento che li riguarda”. Donne e uomini dovrebbero essere trattati nello stesso modo, ha detto, e ha poi aggiunto: “L’ampiezza in cui questo squilibrio di potere esiste in tutto il mondo è davvero allarmante e così lo è il fatto che non abbiamo imparato ad affrontarlo in maniera più efficace. Si tratta di qualche cosa che dobbiamo affrontare rigorosamente”. Chiede una discussione più ampia e aperta e “non solo confortare noi donne in qualche modo, per esempio promettendo di studiare la questione del diaconato femminile”.
Eguaglianza e potere sembrano essere i due punti cardine del discorso della priora. “In fondo sperimentiamo esempi concreti di subordinazione giorno dopo giorno. Se noi, come gruppo di religiose, vogliamo celebrare insieme l’Eucarestia, dobbiamo procurarci un uomo che venga e celebri, ogni giorno. Lui è in piedi all’altare e guida la celebrazione. A noi non è permesso. Vogliamo cercare forme di celebrazione che ci vadano bene e svilupparne di nuove”. Naturalmente la sua comunità appoggia pienamente la preghiera per l’eguaglianza dei sessi nella Chiesa lanciata da suor Irene Gassman, priora del monastero benedettino di Fahr, in Svizzera.