“Non saremo più la terra della libertà di venire al mondo”
Ogni regime totalitario ha la necessità di imporre il proprio pensiero affinché dello stesso siano permeate le menti e le coscienze, dopo di che si passa all’opera che, per quanto nefanda possa essere, verrà accettata come normale e civile dal mondo e dalla società intera.
Ecco quanto scrive l’Associazione Accoglienza della Vita di San Marino sulla vicenda dell'approvazione della legge sull'aborto nella Repubblica indipendente.
Ogni regime totalitario ha la necessità di imporre il proprio pensiero affinché dello stesso siano permeate le menti e le coscienze, dopo di che si passa all’ opera che, per quanto nefanda possa essere, verrà accettata come normale e civile dal mondo e dalla società intera. Questo è quanto stiamo assistendo a livello globale e quanto stiamo subendo anche qui in un piccolo fazzoletto di terra, la Repubblica più antica del mondo che la tradizione vuole essere stata fondata da un uomo proveniente dalla Dalmazia che proprio per sfuggire alle persecuzioni ed avere salva la propria vita, si è rifugiato in questo luogo sicuro.
Fino ad oggi anche le nuove vite nel grembo delle loro madri si potevano dire tutelate da una legge che non ha mai permesso che nessuna donna morisse o finisse in prigione, ma che puniva l’aborto come reato penale, testimonianza questa di come il legislatore ritenesse un bene tanto prezioso, quello di una nuova vita, superiore ad ogni circostanza generativa, tale da produrre un monito così forte a chiunque pensasse di poter mettere fine all’ esistenza di un embrione, feto, bambino e futuro uomo!
Se quella terra che ha ospitato Marino dalle persecuzioni del III sec. D.C. ha avuto, in quella occasione e per secoli nella storia delle guerre e carestie riportate sui libri, un ruolo che l’ha contraddistinta sempre per umanità e solidarietà e soprattutto per capacità di sviluppare un pensiero autonomo e critico superiore ad ogni altra logica anteponendo sempre il bene per l’uomo e per l’umanità, oggi la società che la abita sta dimostrando di avere perso molti di quei principi essenziali per mantenere il rispetto della vita.
Assistiamo ad un rigurgito di rivendicazioni che non appartengono per niente affatto all’uomo dotato di ragione e coscienza, filantropia, oltre che di cultura, e che hanno portato all’analisi frettolosa e spasmodica di una proposta di legge volta alla legalizzazione dell’aborto nella quale, come ha commentato il Giudice Giacomo Rocchi, non solo “si scimmiotta la 194 ma liberandosi dalle norme in essa presenti e frutto di una sensibilità ancora presente all’ epoca in cui fu approvata dal parlamento italiano, nella proposta sammarinese si nega il valore sociale della maternità e della tutela della vita umana fin dal suo inizio. La legge proposta a San Marino è di stampo prettamente individualista e libertaria e porta a false libertà anche per la donna e per la vita sessuale delle persone.”
Questa legge, come ogni articolato di ispirazione ideologica, non parla mai del bambino e propina l’aborto anche nelle fasi avanzate e terminali della gravidanza citando tra le altre non solo i casi di incesto e violenza (per altro difficilmente documentabili ai fini statistici e quindi da asserire quali elementi probanti l’effettiva necessità di proporre aborti in queste evenienze in un territorio come San Marino) ma si fa palese cenno senza mezzi termini a pratiche di eugenetica volte alla eliminazione di bambini “difettosi”. E pensare che anche nella nostra piccola terra tanto ci si adopera, anche con azioni politiche spesso pubblicitarie e di comodo, per avanzare giustamente verso una società più inclusiva nei confronti delle persone con disabilità!
I padri, mai nominati, questi assenti, poveri assenti! Ebbene sì, le donne così emancipate, oggi, non solo non ne ravvedono l’utilità, ormai neppure procreativa viste le tecniche riproduttive che abbiamo a disposizione, ma li escludono da ogni decisione riguardante il figlio che loro stessi hanno contribuito a generare. Fonte di un femminismo che per nulla tutela la donna in quanto dà per scontata, spesso per ragioni di comodo, la deresponsabilizzazione dei padri nei confronti di un figlio concepito. Ma allora i diritti dei bambini di avere un padre ed una madre dove sono finiti? Quando si diventa madri e padri? Nessuno si interroga onestamente più su questi fatti.
Questo articolato di legge ideologico e totalitario proposto si prefigge pure lo scopo di superare le famiglie nel ruolo cruciale dell’educazione relazionale, affettiva e sessuale dei figli, prevedendo come obbligatorio, nelle scuole di ogni ordine e grado a partire dalle elementari, l’insegnamento pubblico dell’educazione sessuale, privo dell’amore che genera relazione e vita.
Sempre in questo aborto di legge, che per altro ha avuto il plauso della maggior parte dei politici che seggono il nostro parlamento, si esclude, violando ogni norma riportata sulla carta dei diritti dell’ uomo, l’obiezione di coscienza da parte del personale sanitario, tenuto sempre a dare risposte concrete e senza poter far ravvedere in alcun modo la donna che voglia uccidere la vita che porta in seno.
Particolare mancanza di rispetto e sensibilità è riposta anche nei confronti delle giovani donne, che non hanno raggiunto la maggiore età e che trovandosi ad affrontare una situazione come quella di una gravidanza, possono abortire senza il consenso dei genitori e delle famiglie. Proprio le famiglie invece dovrebbero essere considerate dalla società intera il nucleo essenziale verso cui ogni persona possa fare affidamento soprattutto nelle situazioni più difficili in cui ci si possa trovare.
Provare a contrastare pensieri e logiche di questo tipo con affermazioni e argomentazioni di senso e che aprono anche confronti etici, filosofici di diritto nonché scientifici, porta solo alla facile stigmatizzazione di “cattolici medioevali”.
Difficile il dialogo quando manca cultura e capacità di discernimento, nonché il rispetto della vita del bambino in primis, ma anche delle donne-madri che presto forti del fatto che il legislatore progressista dirà loro che abortire è la prassi più normale, sicura e accettata al mondo e che uccidere quella vita che portano in grembo, per qualunque motivo, non è un fatto grave, tanto poi si potranno programmare gravidanze più comode e desiderate, si sentiranno autorizzate ad abortire liberamente, lasciate completamente sole da uno Stato che non tutela più il rispetto per la vita nascente!