«Noi, in comunione con i nostri fratelli in Cristo»
«Non abbiamo mai saltato un 20 del mese neanche col maltempo perché per i nostri fratelli non c’è pausa nella persecuzione». «Noi ci siamo affezionati a questo momento: al Rosario che “ci costringe” a ricordare chi vive situazioni di martirio reale e ci richiama alla Fede». Dalle testimonianze dei fedeli che in questi anni, in varie città, hanno partecipato al Rosario per i cristiani perseguitati organizzato dal Comitato Nazarat.
L’esperienza dei cinque anni di Nazarat a Cesena è stata molto utile per molti di noi. Abbiamo preso sempre più coscienza della sofferenza dei nostri fratelli che vengono perseguitati e uccisi per la loro fede. Questo ci aiuta a relativizzare le piccole difficoltà che incontriamo nel nostro territorio da parte di chi ci osteggia.
È stata una grande testimonianza di fede per la città: la preghiera in piazza di fronte al Duomo è un gesto che vince i residui di ‘rispetto’ umano e obbliga le persone che passano a interrogarsi. È stato uno strumento concreto di aiuto ai cristiani di Siria e Iraq attraverso l’invio dei fondi raccolti tra i partecipanti al Rosario. È nato un rapporto continuativo con i testimoni che hanno partecipato al nostro gesto. È stato un esempio di continuità: non abbiamo mai saltato un 20 del mese neanche col maltempo perché per i nostri fratelli non c’è pausa nella persecuzione.
Arturo Alberti, Cesena
È un gesto che va ben oltre la semplice “accoglienza immigrazionista” tanto cara a questo Papa. È la maniera più vera di essere in comunione con i cristiani in difficoltà e minacciati di morte. Sono essi un esempio vivo per noi. In ogni caso è un gesto che aiuta me. Aiuta ognuno di noi.
Michelangelo, Rimini
Avevo letto su Facebook (serve anche a qualcosa di buono!) del Rosario in piazza come gesto di memoria e solidarietà con i cristiani perseguitati e la cosa mi era piaciuta. Un gesto semplice, ma efficace.
A settembre 2016 abbiamo partecipato, mio marito e io, al pellegrinaggio in Terra Santa “Sulle tracce di Cristo”. Faceva parte della splendida compagnia, la cui amicizia permane tuttora, Rodolfo Casadei, al quale abbiamo chiesto la disponibilità a venire a fare la testimonianza. Rodolfo ha accettato di buon grado, ponendo come unica condizione che si trattasse di un venerdì, per non dover chiedere ferie. La prima data era a gennaio 2017. E così è cominciato l’appuntamento mensile con Nazarat. Dopo cena abbiamo organizzato un incontro pubblico sulla persecuzione in atto.
Tra il Rosario e l’incontro abbiamo fatto cena da noi, eravamo una ventina. Questa abitudine si è mantenuta nel tempo: una cena conviviale che ci ha permesso di riprendere vecchie amicizie e di costruirne di nuove. Ed è la logica prosecuzione del Rosario: un momento di confronto su quanto avviene nel mondo e nella Chiesa.
Per me è motivo di stupore e di meraviglia la fedeltà di certe persone al gesto. Il Signore finora ci ha voluto bene e ci ha sempre concesso un bel tempo, anche se in inverno la temperatura scende sotto zero!
In modo particolare alcuni amici, Cristiano, Giancarlo e Daniela, hanno assunto questo momento come opera caritativa e fanno chilometri per poter partecipare! Chi passa per la strada ci guarda incuriosito e sovente fa il segno della croce!
Per noi che lo organizziamo è comunque un pensiero costante rivolto a seguire la cronaca.
Nell’estate 2017, con Aiuto alla Chiesa che soffre abbiamo coinvolto la Parrocchia con la mostra sui cristiani perseguitati. Grazie alla generosità del parroco, don Roberto Bruna, e al Comitato frazionale San Giacomo, abbiamo fatto stampare in formato ridotto i pannelli della mostra del Meeting di Rimini. E questa è stata un’altra occasione per sensibilizzare i nostri compaesani.
Partecipano al gesto del Rosario quasi sempre le stesse persone. Una piccola percentuale della popolazione buschese. Pazienza! Come sempre diciamo: gettiamo il seme! Il Signore ci penserà Lui!
Noi ci siamo affezionati a questo momento: al Rosario che “ci costringe” a ricordare chi vive situazioni di martirio reale e ci richiama alla Fede, e alla cena come possibilità di incontro amicale con chi partecipa.
Brunella, Busca (CN)
Che dire dopo cinque lunghi anni di preghiera ininterrotta, se non essere richiamati e provocati ogni giorno dall’Amore di Cristo che si dona a noi e dal senso di quello che succede nel mondo e che colpisce i nostri fratelli in Cristo (e non solo), facendolo nostro e vivendo nella vita quotidiana la certezza di non essere abbandonati, ma amati, anche se tutto sembra congiurare contro di noi: invece Lui vince il mondo e vuole la nostra felicità. La loro testimonianza è di sprone a noi a non sederci, e a pensare che quanto succede è per noi e non contro di noi. La comunione e la condivisione tra fratelli è la cosa più bella: per noi la loro vita è testimonianza e sprone a vivere fino in fondo Cristo e non la routine; e noi per loro offriamo la preghiera, i piccoli atti concreti che possiamo fare per non farli sentire soli e abbandonati. Cristo ha vinto e vince il mondo!
Il fatto che da Rimini sia partito tutto e che oggi si contino conventi di clausura, tante città in comunione in Italia e all’estero che pregano, come pure città dove vivono popoli perseguitati, è sintomo di un popolo che ha chiaro dove andare e dove sia il suo centro, non temendo per la propria esistenza, ma certo del proprio destino, anche se non è facile.
Ringrazio del richiamo quotidiano che questo gesto porta, rendendomi ancor più certo che il senso della vita è solo in Lui.
Claudio, Rimini
Siamo ormai al quarto anno del nostro gesto e le cose che mi hanno colpito e provocato stupore sono essenzialmente due:
1) “L’arroganza” di Maria, tramite un amico, in una casuale serata a cena, ha chiamato a muoversi per lanciare il Rosario a Prato... me, la persona che meno amava e apprezzava questa preghiera; la ritenevo noiosa, ripetitiva - “due palle” come diciamo qui in Toscana - e invece ho scoperto essere bellissima, come quando parli con tua madre o la tua amata e non smetteresti mai di dirle sempre le stesse cose: ti amo, quanto sei bella, stai con me.
2) La Fedeltà degli amici in questo gesto: anche questo è motivo di stupore, pensavo che passato il primo momento in cui siamo stati anche 100 - ma c’era la guerra in Siria e l’Isis che ogni giorno massacrava cristiani ed era in ogni TG - l’entusiasmo sarebbe finito e che in breve tempo saremmo rimasti prima 50, poi 20, poi dieci, poi cinque, poi due o tre. Invece sono quattro anni che circa 30 persone sono rimaste fedeli, con ogni tempo e in ogni momento, e che non solo partecipano ma contribuiscono a mandare avanti la cosa anche se qualcuno di noi manca: anche questa è Grazia.
Daniele, Prato
Cari amici, è da molti anni che a Cattolica recitiamo mensilmente il Rosario per i cristiani perseguitati. Quando Marco ha iniziato questo gesto dopo alcuni mesi ho volentieri aderito, anche perché fin dall’inizio ho desiderato che diventasse un gesto condiviso con altre realtà italiane... cosa che non mi era mai riuscita.
La mia esperienza ogni volta che preparo il gesto dopo anni (a volte con fatiche di vario genere) è una “indomabile domanda” che mi sorge: perché faccio questo? Il desiderio che Dio intervenga a risolvere!? C’è anche la tentazione di sentirmi bravo. Ma no, non mi basta, non soddisfa il mio cuore.
Negli anni cresce la consapevolezza di condividere e sostenere il dolore di “Amici che soffrono” ma soprattutto per un desiderio di imparare a testimoniare l’Amore a Gesù!
Giorgio, Cattolica (RN)
È cominciato tutto con una cena a casa di una mia cara amica insieme ad altri cari amici... Appena rientrati da Rimini ci hanno parlato dell’«Appello all’umano» a cui avevano partecipato e che li aveva colpiti moltissimo. Insieme, noi, cioè un gruppetto di sette, abbiamo deciso di raccogliere questa sfida anche nella nostra città, Lugano, e di partire con la recita del Rosario, una breve testimonianza e due canti, uno all’inizio e uno alla fine. Da quel momento in poi, gli incontri di preparazione, il contattare gli ospiti, l’organizzare il loro arrivo e la loro partenza, il costante confronto tra di noi sul senso di quello che (ci) accade, tutto ciò è diventato una preziosissima occasione di condivisione e di crescita.
E ogni volta che pensiamo di smettere perché c’è stata poca partecipazione al “20alle20” (come l'abbiamo chiamato qui da noi), vediamo davanti a noi le facce di coloro che ci accompagnano da quattro anni, i fedelissimi, e diventa palese la comunione tra di noi, mentre ci rivolgiamo in preghiera alla Madonna per implorare la sua benedizione non solo su tutti i perseguitati, ma anche e soprattutto su di noi.
Stefania, Lugano (Canton Ticino, Svizzera)
Da circa dieci minuti abbiamo terminato la recita del Santo Rosario per i cristiani perseguitati insieme a un gruppo di circa una ventina di persone. Anche stasera ho avuto la sensazione di essere con voi in comunione di preghiera. Erano presenti anche alcuni dell’anno scorso: è stato tutto molto significativo.
Testimonianza di un aderente al Comitato Nazarat di Prato, che per lo scorso 20 luglio ha organizzato il Rosario a Tirrenia (Pisa), nel suo luogo di vacanza estiva.