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TRIESTE E VERONA

Neutralità accademica: sì ai gay, no alla famiglia

Università indipendente e pluralista? Come no...infatti a Trieste l'ateneo è in procinto di concedere di nuovo il patrocinio al Friuli Venezia Giulia Pride, ripetendo quanto era già avvenuto lo scorso anno. E a Verona 130 accademici firmano un manifesto contro il Congresso mondiale delle famiglie.

Attualità 19_03_2019

«L’Università degli Studi di Trieste è un’istituzione pubblica di alta cultura, laica, pluralista e indipendente da ogni orientamento ideologico, religioso, politico ed economico». A rileggersi l’incipit dello statuto dell’ateneo triestino, sembra proprio non esserci spazio per alcuna adesione da parte di questa università a qualsivoglia manifestazione dal sapore politico. Peccato che tra il dire e il fare, come avverte il noto adagio, passi il mare. In questo caso, il mare arcobaleno. Sì, perché la possibilità quanto mai concreta è che l’università di Trieste, a breve, torni a patrocinare il Friuli Venezia Giulia Pride, ripetendo quanto era già avvenuto lo scorso anno.

Tutto dipende da quanto verrà deciso nel Senato accademico convocato mercoledì. Una seduta per la quale l’ordine del giorno, all’ultima delle quattro pagine, prevede una discussione sul «patrocinio dell’Ateneo all’evento “Friuli Venezia Giulia Pride 2019». La richiesta al Senato accademico di considerare il patrocinio alla manifestazione arcobaleno, la cui parata è prevista per il prossimo 8 giugno, è stata formalizzata dopo che il 27 febbraio scorso al Rettore è pervenuto un appello di Link Trieste, storico sindacato studentesco triestino che, come precisa il suo blog, «da diversi anni fa attivismo di genere e collabora con diverse realtà LGBTQIA+ della regione. Negli ultimi anni ha partecipato a FVG Pride di Udine del 2017 e a Padova Pride del 2018».

Oltre al precedente dello scorso anno, a rafforzare la probabilità del patrocinio dell’ateneo triestino ci sono l’orientamento favorevole dei rappresentanti degli studenti che siedono in Senato accademico e soprattutto l’approvazione - avvenuta all’unanimità – di tutti i componenti del Consiglio studentesco, che si sono già espressi favorevolmente a quest’iniziativa.

Dopo che, nel maggio 2018, la Giunta regionale presieduta dal leghista Massimiliano Fedriga aveva formalizzato la propria uscita dalla rete Re.a.dy, fondata nel 2006 per promuovere le istanze arcobaleno, è insomma elevata la probabilità che l’università di Trieste rimanga invece culturalmente allineata al fronte Lgbt. Una scelta che non sorprende dato che l’imparzialità, per così dire, di larga parte del mondo accademico italiano è tristemente risaputa.

Basti pensare all’indignazione, cui si è aggiunto anche qualche docente dell’università di Trento, contro il convegno che si terrà venerdì pomeriggio, a Trento appunto, organizzato dagli Assessori provinciali alla salute e all’istruzione, rei di aver invitato come relatori – così viene detto – solo «teorici del gender», qualunque cosa ciò voglia dire. Emblematica della presunta neutralità universitaria è stata anche l’iniziativa di 130 tra docenti e ricercatori dell’ateneo di Verona scesi in campo, con apposita raccolta firme, contro il Congresso mondiale delle famiglie; anche questa, una bocciatura aprioristica e, proprio per questo, assai eloquente.

Un eventuale patrocinio dell’università di Trieste al Friuli Venezia Giulia Pride 2019, per quanto dissonante rispetto all’indipendenza e al pluralismo solennemente rivendicati dallo statuto dell’ateneo, sarebbe dunque sorprendente fino a un certo punto e costituirebbe solo l’ennesima prova di quanto la galassia universitaria, oggi, sia politicizzata.

Del resto, come stupirsi di tutto ciò dopo la vergognosa e memorabile levata di scudi dei docenti dell’università La Sapienza di Roma, che il 17 gennaio 2008, si ricorderà, arrivarono a far annullare una lectio magistralis che avrebbe dovuto tenere nientemeno che Benedetto XVI, che oltre a essere papa era - ed è - considerato anche da intellettuali laici tra i massimi pensatori viventi? Ne consegue come, se il Senato accademico dell’università di Trieste dovesse concedere il patrocinio dell’ateneo al Friuli Venezia Giulia Pride 2019, non ci troveremmo in realtà davanti a nulla di nuovo. Decisamente rivoluzionario sarebbe invece un appoggio negato. Ma non pare il caso di farsi troppe illusioni.