Massoneria e segreti, il mistero della Trilogia romana
La polemica antivaticana e luciferina della Massoneria nel libro di De Mattei, Trilogia romana.
Nel 1893 parte del Palazzo Borghese a Roma fu dato in affitto al Grande Oriente d’Italia. Due anni dopo, il principe Scipione invocò una clausola del contratto che gli permetteva di rientrare in possesso dell’intero immobile. Si iniziò a sgomberare gli arredi massonici ma si trovò una stanza che non fu possibile aprire se non minacciando l’intervento dei gendarmi. I giornali dell’epoca descrissero quel che fu trovato: le pareti foderate di damasco nero e rosso e, in fondo, un arazzo raffigurante Lucifero. Niente di strano, allora: gli anticlericali usavano stendardi siffatti nella loro polemica antivaticana.
Nel mio thriller storico Immortale odium, recentemente riproposto dalle edizioni Gondolin, si rievoca appunto l’assalto al corteo funebre di Pio IX avvenuto in quegli anni. Era il clima, un clima che dettagliatamente descrive lo storico Roberto De Mattei nella sua ultima fatica, Trilogia romana (Solfanelli, pp. 160, €. 12), ma che in questo caso sceglie la forma narrativa e dialogica per ricreare un tempo di forti contrasti e zeppo di notizie autentiche e poco note.
Così, nel libro troviamo il cardinale Mezzofanti a colloquio con lo storico Crétineau-Joly e frasi come questa: «Dio è l’essere, mentre le società segrete pretendono rivelarci che il nulla è il grande segreto dell’universo». Infatti, Crétineau-Joly era lo storico delle società segrete. Apprendiamo anche che la celebre pedagogista Maria Montessori aveva avuto una relazione con lo psichiatra Giuseppe Montesano. Il 31 marzo 1898 i due ebbero un figlio che, però avrebbe rovinato loro la carriera. Così, la creatura finì in collegio come «figlio di ignoti». Sulla scia di un altro celebre educatore, Rousseau, che i suoi figli li mise in orfanotrofio.
Nel libro di De Mattei incontriamo anche Annie Besant, colei che succedette a Helena Blavatsky nella direzione della Società Teosofica: «da giovane è stata militante del femminismo, della lega malthusiana per il controllo delle nascite e poi del socialismo fabiano. Pretende di essere la reincarnazione di Giordano Bruno». Ma, bontà sua, «a differenza della Blavatsky non è dotata di poteri medianici». E poi, di contro, facciamo la conoscenza con Giuseppina Berettoni, una terziaria domenicana che aveva il dono della bilocazione e parlava con la Madonna. Non si muoveva dalla chiesa di San Carlo al Corso ma fu vista assistere il moribondo capitano Ulivelli, colpito da un fulmine mentre stava su un pallone aerostatico.
Ancora, il modernista don Ernesto Bonaiuti celebrò la sua prima messa nel 1903 alla Chiesa Nuova assistito da un giovane chierico di nome Giuseppe Roncalli (che avrebbe fatto carriera). Addirittura, il Bonaiuti era stato designato da monsignor Umberto Benigni, acerrimo nemico del modernismo, quale suo successore alla cattedra di Storia della Chiesa. Benigni, fondatore del «Sodalitium Pianum», non sapeva ancora quale sarebbe stata l’evoluzione del suo discepolo, che finì espulso dalla Chiesa. Ma il vero iniziatore del modernismo italiano fu il prete Salvatore Minocchi. Il suo collega don Romolo Murri fu invece «l’ideologo della Democrazia Cristiana» di allora. Ambedue si spretarono. Minocchi nel 1911 sposò civilmente Flavia Corradini Cialdini ed ebbe due figli. Murri lo imitò l’anno seguente impalmando Ragnhild Lund, figlia del presidente del senato norvegese, ed ebbe come testimone di nozze il sulfureo principe Leone Caetani, islamista di fama, alle cui gesta da liberopensatore De Mattei dedica molte pagine che vale la pena di leggere per conoscere un personaggio davvero sconcertante.