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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

No all’agenda Lgbt

L’Uganda reagisce ai ricatti USA sui diritti umani

“Africa: il colonialismo ideologico di governi occidentali e le ONG globaliste”, è il titolo di un approfondimento di Anna Bono, contenuto nel 15° Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa, pubblicato dal Van Thuân. Un’analisi confermata dalle ultime notizie sull’Uganda.

Dottrina sociale 15_12_2023
Henry Okello Oryem (CC, foto di Jean Marc Ferré, Onu)

Nel 15° Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo, appena pubblicato dall’Osservatorio Cardinale Van Thuân, Anna Bono, eminente studiosa del continente africano, ha scritto un documentato articolo dal titolo “Africa: il colonialismo ideologico di governi occidentali e le ONG globaliste” (pp. 221-229). Proprio in questi giorni giungono da quel continente notizie che purtroppo confermano questa analisi. Mercoledì 6 dicembre, Henry Okello Oryem, il ministro degli Esteri in Uganda, ha denunciato che gli Stati Uniti negano i visti a parlamentari e funzionari che provengono dal suo Paese a causa delle leggi lì vigenti sulle persone Lgbt. Egli si è chiesto perché lo stesso trattamento discriminatorio non sia effettuato dagli Stati Uniti nei confronti dei Paesi arabi ove pure sono vigenti leggi molto restrittive in quel campo. Queste politiche restrittive erano state annunciate dal segretario di Stato USA, Antony Blinken, nei confronti dei Paesi che non realizzerebbero – a suo dire – la democrazia, attuando forme di persecuzione delle minoranze e la limitazione dei diritti umani, a cui evidentemente vengono equiparate le leggi contrarie alla cultura omosessualista, gender ed Lgbt.

In Uganda, dopo le elezioni del 2021, la stampa internazionale ha sostenuto la versione che il Paese stesse prendendo di mira le persone gay, anche manipolando i fatti. Gli Stati Uniti premono per l’agenda omosessualista in Africa, alcune nazioni cedono, altre reagiscono. La Banca mondiale ha sospeso i prestiti all’Uganda dopo che in questo Stato sono state approvate leggi molto dure contro l’omosessualismo, la qual cosa ha spinto l’Uganda a rivolgersi alla Cina per ottenere lo stesso risultato.

Di recente l’Uganda aveva deciso di non firmare un accordo tra 79 Paesi africani, del Pacifico e caraibici e l’Unione Europea a causa di criteri discriminanti sull’identità di genere posti alla base dell’accordo. Il Paese africano contestava il condizionamento ad assumere criteri educativi sulla sessualità improntati ad una ideologia discutibile, accanto ad altri principi problematici riguardanti i “diritti umani” e l’ecologia.

Nel suo articolo sopra citato, Anna Bono dà conto della situazione in Ghana, Kenya e, naturalmente, Uganda: «Gli Stati Uniti, già a giugno, per primi, hanno annunciato provvedimenti. Il Presidente, Joe Biden, ha ordinato la revisione degli aiuti USA al Paese, minacciando tagli. Il Segretario di Stato, Antony Blinken, ha annunciato che il governo stava valutando restrizioni ai visti di funzionari ugandesi» (p. 227). Proprio questo è il punto su cui è intervenuto il 6 dicembre, Henry Okello Oryem. (Stefano Fontana)