Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
JOHN WATERS

«Lobby violente, Chiesa vile e fede senza ragione»

Dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili, «il prossimo passo sarà l'equiparazione piena col matrimonio, l'adozione dei bambini e l'utero in affitto. Il che creerà un clima da "caccia alle streghe"». A parlare è l'irlandese John Waters, ex giornalista dell'Irish Times, che ha pagato caro il suo dissenso alle unioni gay. 

 IO SINDACO VI PROMETTO: MAI CELEBRERO' QUELLE UNIONI  di Marco Guerra

Famiglia 22_05_2016
Un cartellone della campagna referendaria sulle nozze gay in Irlanda

Venerdì scorso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato la legge Cirinnà sulle cosiddette unioni Civili che si rifanno direttamente alle norme sul matrimonio contenute nel codice civile. «Il prossimo passo della lobby Lgbt sarà l'equiparazione piena, l'adozione dei bambini e l'utero in affitto. Il che creerà un clima da "caccia alle streghe" contro chi osi anche solo dissentire, come avvenuto nel mio paese dopo che, nel 2010, furono approvate». E che, dopo cinque anni, «ha ceduto al sabotaggio della Costituzione». A parlare è John Waters, ex giornalista dell'Irish Times, che ha pagato caro il suo dissenso contro il referendum costituzionale in Irlanda, indetto il 22 maggio dello scorso anno per ridefinire il matrimonio l'unione fra due persone dello stesso sesso. Soffrendo, fuori e dentro la Chiesa, perdendo lavoro e affetti, «fino al un punto in cui non hai più nulla da perdere. É li' che diventi libero e trovi persino conforto e gusto nella battaglia».

Waters, com'è cambiato il clima sociale in Irlanda dopo l'approvazione delle Unioni Civili nel 2010?

«Dal momento in cui furono legalizzate, la lobby Lgbt cominciò immediatamente a chiedere l'“uguaglianza”, affermando che le unioni civili erano inadeguate, un insulto alle persone da loro definite "gay". Spiegarono che esistevano 64 differenze fra queste e il matrimonio, anche se ovviamente nessuno le ha mai elencate. In realtà, volevano sabotare la Costituzione irlandese, facendole dire che due persone dello stesso sesso potevano sposarsi e formare un'istituzione “naturale”, “fondamentale” e “morale”, divenendo un orgoglio per la società irlandese, la “base necessaria all'ordine sociale”, base “indispensabile al welfare della nazione”. Questa propaganda ha generato un clima in cui le persone avevano sempre più paura di affermare il contrario, anche perché la tattica della lobby Lbgt è quella di demonizzare non solo chi è in disaccordo ma chi potrebbe potenzialmente esserlo».

A cosa si deve il cambiamento così repentino della “cattolica” Irlanda?

«La lobby Lgbt irlandese è stata finanziata, come pubblicamente ammesso da una sua associazione, la Glen, con milioni di dollari da un'organizzazione americana, l'Atlantic Philantropies. Questa, negli ultimi dieci anni, ha reso la lobby Lgbt una macchina da guerra operante nel governo e nella società. Anche questo è stato affermato dalla Glen. L'approccio strategico, invece, è stato quello del “salame”: una volta che una fetta è stata digerita, il pubblico ne accetterà e digerirà una seconda. Non è un caso se le forze si sono concentrate su una nazione considerata cattolica. È servito a dimostrare che è possibile vincere ovunque e che la tradizione è ormai sconfitta».

La Chiesa non ha praticamente parlato e se lo ha fatto, nella maggioranza dei casi, ha dato argomentazioni ambigue o addirittura contrarie alla morale naturale. Come mai tanta debolezza?

«La Chiesa, fatta eccezione per un paio di vescovi e sacerdoti coraggiosi, è stata semplicemente codarda, intimidita, come chiunque altro, grazie al consenso totale dei media, del governo e del Parlamento. Anche la vicenda della pedofilia l'ha bloccata: pensando di non avere più il diritto di esprimersi sulle questioni legate alla morale ha commesso un errore ulteriore. Inoltre, la Chiesa irlandese, probabilmente più di tutte, è stata infiltrata dai progressisti, dagli anticlericali e dagli omosessualisti con la prospettiva di imporre l'agenda Lgbt. È questa quella che l'allora cardinal Ratzinger definì “sporcizia”. Ma la combinazione di codardia e di sporcizia, si é diffusa grazie all'ambiguità della gerarchia. Quando il cardinale Parolin ha detto, immediatamente dopo la sconfitta referendaria, che si trattava di “un disastro per l'umanità” non ha affermato nient'altro che la verità. Ma purtroppo ha parlato una settimana in ritardo. Proprio in questi giorni è stato annunciato che il Papa verrà in Irlanda per l'Incontro mondiale delle famiglie. Si vede che ha personalmente scelto il mio Paese per chiedere che sia rispettata la famiglia, ma credo sia troppo tardi: la nostra Costituzione è stata depredata irreparabilmente. La battaglia è finita. Abbiamo perso. E la Chiesa ha ormai fallito, oltre ogni misura».

Lei, da giovane, fuggì da un cristianesimo moralista, per poi tornare indietro riscoprendo la ragionevolezza della fede. Prima si ribellava alle leggi della morale ora è fra i pochi a difenderle. Cosa è successo?

«La storia è lunga e la racconto nel mio libro “Lapsed Agnostic”. La risposta in sintesi, però, è questa: dopo il mio passato da alcolista, sono tornato a guardare a me stesso e alla mia struttura umana come qualcosa di “dato”, qualcosa che non potevo presumere di possedere o controllare, e quindi qualcosa di cui non potevo abusare senza conseguenze terribili su di me. Sono tornato in Chiesa non come “ex membro”, ma perché ho cominciato a riconoscere negli scritti di persone come Joseph Ratzinger e don Luigi Giussani, una forma di comprensione della fede religiosa che rappresentava la mia esperienza. Il modo in cui parlavano del cristianesimo lo ha fatto rivivere in me, dopo anni di disillusione. Ora difendo la moralità che è ben diversa dal moralismo. Il moralismo è ridurre la fede a un insieme di regole da applicare meccanicamente con le proprie forze, mentre la moralità predicata anche da Cristo, nasce dal riconoscimento della bellezza dell'ordine della realtà che abbiamo il dovere di mostrare, difendere e rispettare, per il bene di tutta la società. É la difendo perché sono cristiano, ma il cristianesimo illumina la ragione che é propria di ogni uomo. Tutti possono riconoscerla».

Lei ha perso il lavoro, i suoi amici ed è stato isolato nel mondo mediatico e anche dentro la Chiesa. Ma sopratutto, per ora, ha perso la battaglia politica. Perché allora continua a battersi pubblicamente per la verità?

«Perché, come ci spiega Ratzinger, la verità ha sempre avuto un futuro».

È sicuro che la sua testimonianza abbia un qualche impatto sul mondo?

«Non so se ha impatto, ma so che mi sento come se non potessi far altro che parlare. Qualche volta mi piacerebbe che non fosse così. Ma a meno che non continuiamo a esprimere la verità, così come l'abbiamo ereditata, non faremo che rinviare il suo futuro. Come il filosofo Edmund Burke, mio connazionale, disse: “Tutto quello che serve affinché il male trionfi è che i buoni non facciano nulla”. E poi chi lo sa che anche una sola persona, sentendomi parlare, cominci a fare qualcosa di grande che io non posso fare? Devo poi dire che fra i miei cari, sebbene su altre posizioni, c'e' chi ora si interroga nel vedermi fermo e sicuro anche dopo tutto quello che ho subito».

Cosa l'ha resa certo che aveva ragione quando tutti le dicevano che sbagliava? 

«L'evidenza, l'esperienza: che una foglia é verde, che un uomo é un uomo e non una donna e che il male va combattuto sono verità di cui nemmeno il papa può convincermi del contrario». 

Eppure, tante persone sono incerte dell'evidenza.

«Non è che le persone sono incerte. In certi casi sono state spinte in una sorta di tranche dal potere della propaganda, che è il potere diabolico della menzogna in atto. Ma nel caso della Chiesa non si tratta di questo bensì, ripeto, di pura e semplice codardia. Che poi certo confonde i fedeli».

Che consiglio dà agli italiani?

«È  importante capire che il processo continuerà fino all'ottenimento del matrimonio e dell'adozione e fino all'isolamento di chiunque si dica contrario. Io sono stato licenziato, ma anche insultato pubblicamente e minacciato. È poi vitale comprendere che la battaglia è globale e che non è fra progressisti e conservatori, ma fra chi vuole proteggere la civiltà dagli attacchi di quanti mirano a indebolirle gli esseri umani, distruggendo i loro legami familiari attraverso iniziative contraffatte in difesa dei diritti umani. Combattere così é preservare la verità in noi, per questo la lotta ci rende già vincitori».