Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santo Stefano a cura di Ermes Dovico
IN CANADA

Lo strano caso del dottor Morte nell’ospedale cattolico

Nell’ottobre 2018 il dottor James Downar, pro eutanasia, inizia una collaborazione con un ospedale cattolico canadese, fondato dalla venerabile Elisabetta Bruyère. I fedeli protestano ma l’arcivescovo di Ottawa si limita a dire che l’ospedale non deve temere per la sua “identità cattolica” perché c’è un codice interno. Downar rimane insomma al suo posto. Un pessimo segnale.

Editoriali 05_05_2019

Ve lo immaginate Silvio Viale, il noto medico radicale, in servizio presso un Centro di aiuto alla vita? Oppure, meglio ancora, Mario Riccio, l’anestesista che nel dicembre 2006 assecondò la richiesta di morte di Piergiorgio Welby, dirigente di un ospedale cattolico? Beh, se lo scenario sembra surreale, è il caso di vincere le titubanze e, soprattutto, di iniziare a farci l’abitudine. Questo, almeno, viene da pensare vedendo quel che accade in Canada, dove un’assurdità simile, purtroppo, è già realtà a tutti gli effetti.

Ci riferiamo allo strano caso del dottor James Downar. Chi è costui? Semplice: uno che nel 2016 ha tenuto un discorso a un evento sponsorizzato da Dying with Dignity, associazione che si batte per il cosiddetto diritto di morire; uno che ancora nel settembre 2017 tuonava contro chi non include l’omicidio del consenziente tra le cure palliative; uno che quindi si è battuto in prima linea per la legalizzazione canadese dell’eutanasia e che, a quanto pare, ha seguito egli stesso delle procedure di «dolce morte». Un omicida, si sarebbe insomma detto in altri tempi.

Dunque, la personcina giusta per dare una mano a una struttura sanitaria cattolica, si potrebbe ironizzare. Peccato che non si tratti di un’ipotesi astratta. Infatti, dall’ottobre 2018, il dottor Downar è stato assunto come responsabile delle cure palliative all’Università di Ottawa, una posizione che comporta per lui una collaborazione sia con l’unità di terapia intensiva dell'Ospedale Generale di Ottawa sia con il reparto di cure palliative dell’Ospedale Bruyère. Una struttura, quest’ultima, che prende il nome dalla sua fondatrice, la venerabile Elisabetta Bruyère (1818-1876), responsabile anche dell’istituzione della Congregazione delle suore della Carità di Ottawa. Cosa ci faccia un dottor Morte nelle corsie di un ospedale cristiano, è ovviamente un mistero.

Sarà per questo che la collaborazione, almeno all’inizio, pare sia stata tenuta abbastanza nascosta. Poi però, un paio di mesi fa, la notizia è uscita. E, con la notizia, si è sollevata una comprensibile polemica che ha portato all’intervento dell’arcivescovo di Ottawa, Terrence Prendergast. Già, peccato che l’arcivescovo non si sia fatto avanti per ripristinare una situazione normale, ma solo per dire che con Downar il Bruyère non deve temere per la sua «identità cattolica», anche perché, sottoscrivendo il codice etico interno, il medico pro eutanasia si è impegnato, per così dire, a “non esercitare” fino in fondo. E grazie tante: ci mancava solo che in una struttura cattolica si effettuasse l’eutanasia.

Ora, per capire come si sia potuti arrivare all’assunzione di Downar - che succede a un medico come Jose Pereira, strenuo oppositore di eutanasia e suicidio assistito - si potrebbero raccontare molti altri particolari, come fa il portale Lifesitenews.com, secondo cui egli ora non solo lavora ma avrebbe già raggiunto «un ruolo chiave» all’interno della struttura fondata dalla venerabile Bruyère, che si starà rivoltando nella tomba. Tuttavia, è evidente come il cuore del problema qui non sia tanto questo medico pro eutanasia e neppure, in verità, la stessa Chiesa cattolica canadese. No, qui il problema è un mondo cattolico che ultimamente ha perso di vista i propri parametri etici, arrivando non solo a contraddirli - cosa già gravissima -, ma addirittura a tentare una giustificazione alle proprie contraddizioni.

Vanno in questo senso le spiegazioni secondo cui, per restare a quanto detto, possono operare in strutture cattoliche pure medici pro «dolce morte» (purché sottoscrivano un certo codice etico) e tutte quelle “aperture” alla cultura contemporanea che hanno poco del “dialogo” e molto, purtroppo, del suicidio culturale di un cristianesimo che non sa più sfidare il suo tempo, arrivando a essere contagiato da esso. Esagerazioni? Vedremo. Intanto il dottor Downar, nonostante le fondate proteste di tanti cattolici, è stato lasciato al suo posto. E già questo, a ben vedere, è un pessimo segnale.