Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Zita a cura di Ermes Dovico
IL CONFLITTO

Lo "stallo all'ucraina" sta innervosendo Zelensky

Ascolta la versione audio dell'articolo

La guerra è in stallo. Sul piano tattico i russi sono tornati all’offensiva su tutti i fronti riconquistando i territori presi dagli ucraini in estate. E il ruolo del generale Zaluzhny, che sottolinea gli errori di Zelensky, sta innervosendo il presidente. 

Esteri 10_11_2023

La controffensiva ucraina scatenata il 4 giugno si è ormai decisamente arenata ed è rimasto solo il presidente Volodymyr Zelensky ad affermare che vi sono piani precisi per continuare anche nella stagione fredda gli attacchi tesi a liberare città e regioni in mano ai russi. Sul piano strategico la guerra si trova in una situazione di stallo come dimostra una mappa pubblicata nei giorni scorsi dal New York Times che evidenzia in modo palese quanto impietoso i progressi territoriali minimi conseguiti dall’inizio dell’anno dagli ucraini, compensati, sul lato opposto della barricata, da conquiste territoriali russe pur sempre limitate ma superiori per estensione a quelle delle forze di Kiev.

Sul piano tattico, nelle ultime 48 ore i russi sono tornati all’offensiva su tutti i fronti riconquistando parte dei pochi territori e dei villaggi ormai rasi al suolo che gli ucraini avevano espugnato durante l’estate sul fronte di Zaporizhia e su quello di Donetsk. In alcuni settori come Rabotino, Marynka, Avdiivka e Siversk, dove le posizioni ucraine sono state superate ai lati dalle avanzate russe, le truppe di Kiev rischiano di venire accerchiate da un’improvvisa azione offensiva russa. Un rischio particolarmente evidente ad Avdiivka, non lontano dai sobborghi della città di Donetsk capitale dei secessionisti filo-russi di quella regione, dove le forze di Mosca stanno minacciando le ultime strade percorribili per rifornire la guarnigione ucraina.

Una situazione simile a quella registratasi un anno fa a Bakhmut, caduta in mano alle truppe russe della Wagner nel maggio scorso. Come allora, la difesa ad oltranza della città costata decine di migliaia di caduti all’Ucraina, era stata criticata secondo molte indiscrezioni dal capo delle forze armate, il generale Valery Zaluzhny, che avrebbe invano cercato di convincere Zelensky a ritirare le truppe dalla città per risparmiare soldati e munizioni necessari ad alimentare la controffensiva. Le stesse valutazioni e la stessa contrapposizione sembrano oggi riguardare la battaglia di Avdiivka e l’intera situazione lungo il fronte in cui le truppe ucraine indebolite da oltre 5 mesi di attacchi inconcludenti rischiano oggi di venire travolte in caso di pesante offensiva russa e verrebbero meglio salvaguardate ritirandole su posizioni difensive più vantaggiose.

Inoltre gli attacchi in profondità lanciati dagli ucraini contro obiettivi russi in Crimea con i missili forniti dall’Occidente (Storm Shadow e ATACMS) vengono contrastati con sempre maggiore successo dai russi che nelle ultime 5 settimane hanno abbattuto molti missili, ma soprattutto circa 40 aerei ucraini, come riferiscono fonti russe non smentite da Kiev. Un’ecatombe che sembra determinata da una maggiore integrazione tra le batterie missilistiche russe a terra e i missili antiaerei a lungo raggio impiegati fai caccia Sukhoi Su 35 e Su-57 integrati dai velivoli radar Beriev A-50 che esplorano senza sorvolarlo lo spazio aereo ucraino in profondità rilevando gli aerei dui Kiev subito dopo il loro decollo.

La carenza di aerei da combattimento in un contesto che ha sempre visto gli ucraini incapaci di appoggiare dal cielo le offensive terrestri, ha determinato una pressante richiesta all’Occidente di mettere a disposizione i vecchi caccia F-16 statunitensi in radiazione da diverse aeronautiche europee: un processo che richiede tempi lunghi e non assicurerà certo di rovesciare gli equilibri nella guerra aerea.

Se non si vuole dare troppo credito ai proclami di Kiev che vanta di aver ucciso in 20 mesi di guerra oltre 308 mila soldati russi, gli unici successi conseguiti dagli ucraini negli ultimi giorni riguardano i danni arrecati a una nave militare russa nel porto di Kerch e lo sbarco di alcune centinaia di militari sulla riva destra del fiume Dnepr, nella regione di Kherson, dove i russi stanno inviando rinforzi per impedire al nemico di costituire una testa di ponte. 

In questo contesto è chiaro che le affermazioni del generale Zaluzhny nell’intervista all’Economist circa il “vicolo cieco” in cui si trova il conflitto dopo che la grande controffensiva iniziata a giugno non ha avuto l'effetto desiderato sono state nervosamente contestate da Zelensky. 

Zaluzhny ha paragonato il conflitto alla Prima Guerra Mondiale ammettendo diversi errori nella pianificazione e nella conduzione della controffensiva. «È importante capire che questa guerra non può essere vinta con le armi della generazione passata e con metodi obsoleti», insiste. «Porteranno inevitabilmente a ritardi e, quindi, alla sconfitta. Il rischio più grande è che la guerra duri per anni e logori lo Stato ucraino», sottolinea. A differenza della Russia, l'Ucraina non ha una riserva umana quasi illimitata. Se il salto tecnologico non avviene rapidamente, «prima o poi ci renderemo conto che semplicemente non abbiamo abbastanza persone per combattere».

Un tema delicato quest’ultimo, anche sul piano politico, considerato che per coprire le enormi perdite subite, Kiev sta arruolando a forza persino nelle strade e ha chiesto alle nazioni europee che ospitano profughi di rimandare in Ucraina i giovani divenuti nel frattempo maggiorenni o i maschi in età di arruolamento che erano riusciti a espatriare all’inizio della guerra contro la Russia.  

Il confronto tra Zelensky e Zaluzhny (quest’ultimo potrebbe avere il supporto anche di ampi ambienti militari e dei servizi segreti) non è quindi relegato ai temi militari ma investe il campo della politica. Affermare che l’Ucraina non può vincere significa aprire a un negoziato con Mosca che imporrà perdite territoriali e che Zelensky ha sempre rifiutato. Lo strano incidente domestico che ha ucciso uno dei più stretti collaboratori di Zaluzhny e la rimozione di molti ufficiali incluso il comandante delle forze speciali rimosso dal presidente, sembrano avere il chiaro intento di indebolire il generale che gode di ampi consensi tra i militari ma anche tra la popolazione.

Per questo secondo alcuni più delle questioni militari a motivare l’ostilità di Zelensky sarebbe in realtà la determinazione di Zaluzhny a capitalizzare il suo consenso popolare candidandosi alle prossime elezioni presidenziali, che però non si terranno finché l’Ucraina si trova in guerra, come ha annunciato lo stesso Zelensky nei giorni scorsi. Mettendo un po’ in imbarazzo gli alleati occidentali che sostengono la retorica della lotta al fianco dell’Ucraina democratica contro la Russia autocratica dove Putin ha confermato che si ricandiderà alle elezioni del marzo prossimo.