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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

IL TEMA

L’egualitarismo: palla al piede della modernità politica

L’egualitarismo ha origini gnostiche ed è essenzialmente rivoluzionario perché contesta l’ordine dato, volendolo sostituire con un ordine piatto fatto di uguali indistinti. Con conseguenze tragiche. Il cristianesimo insegna ben altro.

Dottrina sociale 10_01_2024

Il fascicolo del “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa” dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân ora in distribuzione tratta dell’egualitarismo come frutto negativo della modernità politica. L’argomento non viene quasi mai trattato, mentre è veramente il carattere distintivo di un modo di pensare dalle conseguenze tragiche. Le origini del principio sono gnostiche, anche il peccato dei nostri progenitori, in fondo, era un desiderio di superba uguaglianza con Dio e di rifiuto dell’ordine del Logos.

L’egualitarismo è quindi essenzialmente rivoluzionario perché contesta l’ordine dato, con il suo sopra e il suo sotto, e lo vuole sostituire con un ordine piatto fatto di uguali indistinti.

La filosofia classica e cristiana ha sempre fatto riferimento ad un ordine dell’essere gerarchizzato secondo i principi della partecipazione, dell’analogia e della causalità, al vertice del quale stava la Causa Prima o il Fine Ultimo che dir si voglia. Tra il livello più basso, la materia inanimata, e quello più alto c’era una gerarchia di piani dell’essere, diversi tra loro ma anche tenuti insieme in quanto tutti aspetti dello stesso essere. La società cristiana era un ordinamento sociale e politico articolato e organico, in cui le comunità territoriali e le classi sociali erano differenziate e nello stesso tempo collegate insieme dal medesimo bene comune da raggiungere. Ogni livello aveva le proprie autonomie che, per il principio di sussidiarietà, i livelli superiori non soffocavano ma aiutavano a sviluppare. C’era un’aristocrazia sociale con il compito di guidare la comunità intera verso i suoi fini naturali, elevandone lo spirito.

Ma giunse la filosofia politica moderna, per la quale originariamente gli uomini vivevano in uno stato pre-sociale in cui tutti avevano uguali diritti, quindi nessun diritto che non dipendesse dalla forza di esigerlo. Gli uomini erano delle “unità numeriche” e tali rimanevano anche dopo che la loro sottomissione al potere li aveva fatti entrare in società. Rispetto al Leviatano era impensabile qualsiasi società organica e il quadro si semplificava artificialmente: da un lato i singoli cittadini privi di relazioni reciproche e dall’altro lo Stato. L’illuminismo vedeva solo uomini tutti uguali, individui astratti, privi di radici, parti di un universalismo senza patrie. Il socialismo e il comunismo consideravano l’uomo come “essere generico”, ossia come appartenente ad un genere privo di natura e che si evolveva tramite la prassi con cui manipolava la materia naturale per soddisfare i propri bisogni. L’anarchismo era nemico delle diversità che esso vedeva come disuguaglianze e ingiustizie.

Leone XIII, invece, nella Rerum novarum metteva in guardia dal pericolo delle ideologie utopistiche che volevano allineare tutti gli uomini sullo stesso piano sostenendo che sarebbero state rovinose per l’umanità. Egli, come san Tommaso, diceva invece che le disuguaglianze – che non significano ingiustizie – sono necessarie al progresso armonico della vita sociale. L’odierna società di massa torna invece a volere un sostanziale egualitarismo, dato che i cittadini sono considerati come numeri oggetto di pianificazione sociale che riguarda i consumi e il lavoro, l’educazione e i principi in cui credere.

Oggi siamo anche arrivati ad un egualitarismo antropologico ed etico: si dice che tutte le morali si equivalgono, come gli stili di vita, i tipi di “famiglia” come anche l’esercizio della sessualità e le modalità della procreazione. Le differenze tra maschio e femmina, tra morte e vita, tra procreare e produrre spariscono e tutto diventa ugualmente tollerabile. Anche le religioni oggi sono considerate tutte uguali e prive di verità che le caratterizzi e le gerarchizzi; nessuna può pretendere di essere più vera delle altre. Le religioni manifesterebbero un nucleo naturale fatto solo di elementi positivi: concordia e pacifismo. La religione dell’egualitarismo sarà una religione ecumenica a tutto tondo, un’unica religione i cui capi saranno i titolari del potere politico nelle strutture globali. La gerarchia dell’essere viene rifiutata e, come dicevano Peter Singer e Jacques Derrida, tra gli animali e l’uomo non c’è differenza. (Stefano Fontana)