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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

LA DEVIAZIONE

L’“antropocentrismo situato” della Laudate Deum

L’ultimo numero di Aggiornamenti sociali dedica ben sei articoli a difesa della Laudate Deum e dell’ideologia climatista lì esposta. E lo fa proponendo una visione dell’uomo contraria alla retta teologia e filosofia.

Dottrina sociale 24_11_2023

In un precedente articolo sono stato molto critico nei confronti dell’esortazione apostolica Laudate Deum di Francesco che non solo non convince ma preoccupa. Al contrario, tra i gesuiti c’è chi è molto attivo a combattere la battaglia del sostegno incondizionato alle posizioni del “climatismo” vaticano, compreso il sostegno senza alcuna sbavatura all’improbabile presupposto fondamentale: «L’origine umana – antropica – del cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio» (LD, 11). Su assiomi assunti acriticamente si può fondare la geometria, non la politica ambientalista.

Tiro in ballo i gesuiti perché l’ultimo numero di Aggiornamenti sociali (11/2023), rivista mensile che ha sede presso la Fondazione Culturale San Fedele (Milano), spara una raffica di ben sei articoli a strenua difesa della Laudate Deum e dell’ideologia climatista lì esposta. Attira l’attenzione in particolare l’articolo di Gaia De Vecchi e Alessandro A. Venturin dedicato all’“antropocentrismo situato”, una delle espressioni più problematiche dell’esortazione. Il carattere “situato” di questo antropocentrismo contiene molti pericoli di sminuire la centralità dell’uomo nell’universo creato e molte frasi dell’esortazione che cercano di spiegare il concetto scivolano verso una presunta comunità dei viventi che si avvicina all’egualitarismo ecologico. Per esempio: «Noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge a un rispetto sacro, amorevole e umile» (LD, 67). Secondo i due autori dell’articolo, l’uomo che si è pensato sempre “al centro” ora deve pensarsi “nel centro”, in pratica condividendo la propria centralità con gli altri esseri viventi. Sembra chiaro che qui si sostiene una “detronizzazione” della dignità umana rispetto agli altri esseri viventi. I due autori propongono di sostituire l’“ego-logia” con una “eco-logia”, sostenendo di fatto una contrapposizione inaccettabile: o l’uomo estraneo e violento oppure l’uomo membro di un’unica famiglia universale. La visione tradizionale filosofica e teologica del primato dell’uomo nell’universo non rientra in nessuna di queste due opposte soluzioni.

Gli autori se la prendono con il “paradigma tecnocratico” al quale lancia i propri strali anche la Laudate Deum. Essi dicono che l’individualismo e l’egoismo tecnocratico derivano da una visione dell’uomo «posizionato in una fissità metafisica», senza rendersi conto che è proprio considerando l’uomo non più in una prospettiva metafisica che lo si rende disponibile ai paradigmi tecnocratici che fagocitano la storia. È stato il pensiero moderno a togliere all’uomo le sue caratteristiche metafisiche, sostituendo la presunta fissità di queste caratteristiche con l’operatività storica. Se l’intenzione dei due autori è di criticare la metafisica classica e cristiana hanno sbagliato bersaglio, il paradigma tecnocratico è figlio del pensiero moderno che si contrappone ad essa e che considera appunto l’uomo sempre come “situato”.

La conclusione è, pur nella sua fragilità di impostazione, preoccupante: «Si supera così la logica del proprio Io per accedere al riconoscimento di un Tu(tto) che ha la forma dell’altro, della natura, delle cose del mondo verso cui ciascuno è chiamato a divenire eco-centrico, a uscire fuori da sé per andare incontro a ciò che è altro da sé». Comprese le cimici e gli scarafaggi, verrebbe da aggiungere. (Stefano Fontana)