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La curia: “Laboratori in chiesa? Non sono profanazioni”

I laboratori nelle chiese? «Non sono profanazioni, le attività culturali sono come quelle di culto»; «Su Portosalvo, tante fake news, il restauro va avanti, ma i soldi raccolti con la pubblicità sulla facciata non ve li diciamo». Il direttore dell'Ufficio Beni culturali della diocesi risponde alla Bussola punto su punto sul caso chiese Napoli. Ma la trasparenza è ancora lontana. Brutte notizie per San Giovanni Maggiore: «La finalità culturale non cambierà». 

Ecclesia 22_09_2019

«Le attività non andranno a inficiare le attività di culto che in chiesa devono essere svolte». La promessa arriva dal responsabile dei Beni culturali della diocesi di Napoli, Padre Eduardo Parlato. In questa intervista alla Nuova BQ, Parlato affronta i tre grandi argomenti di cui ci siamo occupati in questi giorni: il Congresso dei Radicali in San Giovanni Maggiore, il caso di Portosalvo e le chiese di Napoli restaurate con fondi europei per progetti Unesco, ma destinate ad attività profane. 

«E’ proprio questo che è sbagliato», ci dice Parlato esordendo. 

Perché?
Perché non si tratta di profanazione. A Napoli nessuna chiesa è stata fatta oggetto di un decreto di riduzione all’uso profano. Sono tutte aperte al culto. 

Allora perché tutte queste chiese che vengono restaurate e diventeranno laboratori teatrali o sale per la pittura…?
E chi l’ha detto?

E’ scritto nei progetti di restauro alla voce “nuove destinazioni d’uso”.
Ma questo non significa niente. L’utilizzo sarà vincolato alle norme previste dai fondi europei. 

Che cosa dicono?
Che per cinque anni le chiese devono essere a disposizione del Comune di Napoli. 

Il Comune? 
I fondi europei sono dati a beneficio del Comune di Napoli, almeno per cinque anni devono avere questa finalità. 

Anche gli edifici di culto?
E’ normale: abbiamo messo a disposizione del Comune alcuni edifici di culto chiusi perché una volta restaurati potessero essere nuovamente riaperti al culto pur condividendo con il comune attività culturali compatibili con la sacralità del sito. 

Ma la destinazione culturale o ricreativa non c’entra nulla con il culto. 
E chi l’ha detto?

Scusi monsignore, ma…
Dipende da come vengono fatte le attività e i laboratori, possono avere anche uno stile catechistico. 

Come è possibile se c’è di mezzo il Comune?
Le ripeto, è l’unico modo per poter avere quei fondi. L'attività culturale giustifica il finanziamento a favore del Comune. 

D’accordo, ma non potrebbero essere dati per finalità di culto?
No, perché sarebbe un aiuto di Stato a un ente privato. 

Sta dicendo che un Comune non può ottenere fondi per restaurare una chiesa se è per finalità di culto?
Se non è di sua proprietà no. Per il culto faremo una convenzione apposita tra Diocesi e il Comune. 

Nel frattempo però continueranno le profanazioni?
No, ma perché deve pensare che una finalità culturale sia un oltraggio?

Dire profanazione significa un utilizzo profano di un luogo di culto. Forse la Diocesi utilizza un linguaggio tutto suo. Veniamo al caso di San Giovanni Maggiore.
Un inghippo, un fatto increscioso che può capitare. 

Cambierà la destinazione d’uso della chiesa, tornerà al culto esclusivo come richiesto dal parroco e dai parrocchiani?
No, la destinazione resterà questa, non cambierà solo perché qualcuno ha fatto degli errori. 

Errori? Un congresso di partito è clamoroso…
Infatti, non può assolutamente esistere, ma nemmeno se si trattasse della Democrazia Cristiana. Dico solo che il caso si è un po’ ingigantito.

Che cosa intende dire?
Che parlando con l’ingegner Vinci, ho appreso che in realtà non era una cosa del tutto ufficiale. Nel senso che non era sicuro che i Radicali andassero in chiesa. 

Scusi, ma ha letto le dichiarazioni del Partito Radicale? 
Quali?

Sono loro per primi che hanno annunciato il Congresso in chiesa e loro stessi che hanno comunicato il cambio di località a causa dell’intervento di «cattolici integralisti», che poi saremmo noi e il povero parroco don Salvatore. 
No, non l’ho letto. Ma io di San Giovanni non mi occupo. 

Veniamo allora a Portosalvo…
Uh…quante fake news. 

Cioè?
Ci sono troppe bugie. Stiamo facendo dei lavori di restauro che vengono finanziati dall’esposizione pubblicitaria. E’ tutto d’accordo con il Comune e la Sovrintendenza.

Certo, ma il problema nasce dal fatto che i lavori non finiscono mai, nel frattempo la raccolta pubblicitaria va avanti, la concessionaria incassa e ora è pure coinvolta in un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. 
E’ tutto in ordine, glielo garantisco. Anche con le tempistiche dei lavori.

Non sembra, però. L’anno scorso il direttore dei lavori annunciava la fine entro ottobre 2018, è passato un anno…
Ma che significa? Guardi, su Portosalvo stanno saltando fuori lavori su lavori, non ascolti quelli che la informano perché non fanno il bene della Chiesa. 

Non discuto, ma non è stato possibile neppure a noi conoscere i ricavi delle pubblicità che dovrebbero finanziare il restauro.
E per forza, non siamo tenuti a rispondere. La copertura finanziaria del restauro è garantita dall'esposizione pubblicitaria. La correttezza del procedimento è anch'essa garantita dalle autorizzazioni della Soprintendenza che approva i tempi delle esposizioni rapportando il finanziamento alle esigenze di restauro. 

Scusi, il responsabile della Confraternita che ha fatto il contratto con la concessionaria (don Salvatore Fratellanza ndr) non ci ha voluto dire a quanto ammontano i soldi raccolti. Non le sembra una mancanza di trasparenza?
No, mi sembra corretto. E neppure io glieli darei quei dati perché sono privati. Se li vuole conoscere provi a informarsi in Sovrintendenza.

Mi faccia capire: la concessionaria è coinvolta in un’inchiesta sulle infiltrazioni dei Casalesi, i soldi raccolti sono a scopo restauro e lei dice che non possiamo sapere a quanto ammontano?
No, ripeto, è un contratto tra privati. 

Certo, ma si tratta di una raccolta pubblicitaria che viene descritta dalla concessionaria come progetto di “utilità sociale”, vale a dire senza scopo di lucro. Forse è un buon motivo per essere più trasparenti e dire ai napoletani quanti soldi sono stati raccolti dalla raccolta pubblicitaria, in quanti anni e solo allora si capirebbe se ci sono stati dei ritardi nei lavori o no.
Guardi, non so che cosa dirle. Provi alla Sovrintendenza. Sempre che le venga concesso.