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PRIMARIE USA

In South Carolina Gingrich trionfa sui suoi peccati

La macchina mediatica del fango aveva cercato di sbugiardarlo davanti all'elettorato religioso. Che però non è caduto nel tranello e lo ha premiato.

Attualità 23_01_2012
Newt Gingrich

 

Con 244.065 voti, pari al 40,42% del suffragi espressi, Newt Gingrich si aggiudica le primarie del South Carolina con meno sorpresa di quanto abbiano affermato diversi resoconti di stampa italiani. Lo seguono Mitt Romney con il 27,85% (168.123 voti), Rick Santorum con il 16,97% (102.475 voti) e Ron Paul con il 12,98% (78.360 voti).

In quell’angolo di profondo Sud hanno coniato da tempo un motto: «We Pick Presidents», ovvero "Siamo noi del South Carolina a scegliere i presidenti". Questo perché a memoria d’uomo non si ricorda un presidente degli Stati Uniti che sia stato eletto senza avere vinto le primarie di quello Stato. Vero. Però in tutte le verità di questo tipo i dati inequivocabili convivono sempre con dosi abbondanti di mere coincidenze. E così l’unica certezza di queste primarie Repubblicane su cui si possa fare affidamento ora è che di certezze (ancora) non ve ne sono. Qualche informazione su cui riflettere però sì.

Il "favorito", Romney, non è affatto (più o solo per ora?) il favorito. Essendo stato dato per vincente in Iowa, è stato dato per trionfatore in New Hampshire e quindi venduto negli stessi termini per il South Carolina; ma il sogno è durato una manciata di giorni, e quando Romney si è svegliato, si è ritrovato tra le mani una sconfitta concente che non lo ha fatto avanzare di un un solo passo del numero totale dei delegati utili per la nomination finale. Per lui la settimana scorsa è stata una esclation di batoste. Prima è venuta la notizia che il nuovo conteggio dei voti dell’Iowa gli sottraeva la vittoria consegnandola a Santorum. Poi è venuto il crescendo continuo di Gingrich che ha finito per sottrargli il "terzo" Stato. Le prime avvisaglie si sono avute il 16 gennaio quando il dibattito televisivo tra i candidati presidenziali Repubblicani organizzato da Fox News assieme a The Wall Strett Journal ha visto sì Romney "vincere" (cosa significa però vincere un dibattito televisivo?) ma di misura, sovente arrancando e comunque insidiato dalla capacità di Gingrich di strappare alla platea la prima, inedita, standing ovation. La conferma è quindi giunta il 19 gennaio sera, allorché Gingrich, già in crescita nei sondaggi, ha ottenuto la seconda e decisiva standing ovation quando ha risposto per le rime al conduttore, John King, all’inizio del confronto televisivo organizzato dalla CNN e dalla Southern Republican Leadership Conference live da Charleston.

Era successo, infatti, che, a poche ore dal voto, mentre Gingrich scalava i sondaggi con passi da gigante, la macchina mediatica del fango cercava il colpo gobbo oltre che meschino. Lo stesso 19 gennaio la rete televisiva ABC intervistava l’ex moglie di Gingrich, la seconda, Marianne Ginther, la quale, davanti a milioni di telespettatori e con una naturalezza che sconcerta, ricordava solo in quel delicato momento una "proposta indecente" che il marito Newt le avrebbe a suo tempo avanzato. Ora, Gingrich e la Ginther sono stati sposati dal 1981 al 2000: ci sono voluti cioè 12 anni affinché a Marianne tornasse la memoria in una decisiva vigilia elettorale, e quella del 19 gennaio è stata la prima intervista tv da lei concessa sin dal lontano 1999. Come se non bastasse, lo stesso giorno il quotidiano The Washington Post ne anticipava una versione a stampa praticamente identica.

Ma Gingrich ha reagito con piglio e orgoglio. Ha contestato i fatti. Ha ricordato che di tanto in tanto la questione torna fuori a orologeria, ma sempre con illazioni indebite. Che parte di quel che si spaccia ora per novità è invece noto pubblicamente da tempo. Che quel che semmai vi fosse di vero nella sua burrascosa vicenda matrimoniale appartiene agli errori di cui egli si è pentito e ai peccati per i quali si è confessato a Dio. Poi ha ricordato che le due figlie avute dal primo matrimonio contratto, prima di Marianne, con Jackie Battley (durato dal 1962 al 1981), ossia Kathy Gingrich Lubbers e Jackie Gingrich Cushman, hanno subito scritto all’ABC per protestare. E infine ha incassato l’appoggio di leader politici di rilievo quali Rick Perry - il governatore del Texas che intanto abbandonava la corsa alla nomination - e la beniamina dei "Tea Party" Sarah Palin (nonché dell'attore Chuck Norris, che già fu al fianco di Mike Huckabee nel 2008): personaggi che hanno pubblicamente appoggiato Gingrich ribadendo che le sue questioni personali sono già passate davanti a Dio attraverso il pentimento e la conversione (qui spezzoni video della controversia).

Del resto, pur restando il valore del matrimonio e la sua indissolubilità verità di ordine naturale - non, cioè, confessionali -, e la tutela della famiglia un "principio non negoziabile", solo il terzo, attuale matrimonio di Gingrich è interamente conforme alla dottrina cattolica e quindi riconosciuto pienamente dalla Chiesa giacché contratto con una cattolica, Callista Louise Bisek nel 2000. Ma evidentemente non è questo ciò che interessa alla stampa.

Di Gingrich un’altra cosa non va del resto scordata. Nato luterano, passato poi alla fede battista, il 29 marzo 2009 si è convertito al cattolicesimo, anche se - scrive Newt in Why I Became a Catholic, pubblicato il 16 aprile 2011 sulle pagine del National Catholic Register del 16 aprile 2011, ovvero il più antico quotidiano cattolico degli Stati Uniti, oggi parte del polo editoriale EWTN, Eternal World Television Network, guidato a Irondale, in Alabama, della "mitica" Madre Angelica - «è più vero dire che sono divenuto gradualmente cattolico nel corso degli anni, decidendo poi un giorno di accettare la fede che avevo già di fatto abbracciato». Di grande importanza lungo questo suo percorso - ricorda Gingrich - sono del resto stati una visita in San Pietro nel 2005 - «ricordo lo stupore provato quel giorno nel trovarmi alla presenza della verità storica della Chiesa» -, i libri Gesù di Nazareth di Papa Benedetto XVI (Jesus von Nazareth. Von der Taufe im Jordan bis zur Verklärung, 2007, ed. it a cura di Ingrid Stampa ed Elio Guerriero, Rizzoli, Milano 2007) e La Cattedrale e il Cubo. Europa, America e politica senza Dio di George Weigel (The Cube and the Cathedral: Europe, America, and Politics Without God, 2005, trad. it. a cura di Flavio Felice, Rubbettino, Soveria Mannelli [Catanzaro] 2006, nonché il viaggio pastorale effettuato dal Pontefice negli Stati Uniti nell’aprile 2008, che «per me costituì un punto di svolta». Tutto il resto continua a essere appannaggio del suo confessore. Come hanno ripetutamente commentato diverse voci su Fox News, è assai curioso che questioni così vengano tirate fuori di fronte a un elettorato come quello del South Carolina dove la Destra religiosa è forte nelle fila Repubblicane e non appena i sondaggi danno in risalita - tale da poter persino ipotecare la vittoria - un candidato caro ai conservatori e più inviso all’establishment del partito (ma anche ai mass-media e magari ai Democratici?) di quanto non lo sia Romney.

Basti pensare che il 64% di chi sabato ha votato nelle primarie Repubblicane si dichiara evangelical o born-again Christian e il 66% supporter dei "Tea Party" (con una importante sovrapposizione fra le due constituency), e che - in particolare - 7 elettori che in quell’occasione hanno votato Gingrich su 10 si dichiara dei "Tea Party".
Là nel profondo Sud, insomma, la Destra conservatrice ha impresso una svolta importante alle primarie Repubblicane. Ha ragione Santorum quando dice che le primarie del 2012 hanno polverizzato ogni previsione, superstizione, statistica. Tre Stati, tre vincitori: non è mai successo. Saltano tutti i luoghi comuni. Il South Carolina riapre la partita. L’uomo da battere, Romney, è stato già battuto, e non una sola volta. Gli sfidanti "perdenti" dimostrano di esserlo molto meno di quanto si pensi. La ricerca dell’anti-Obama ha rimesso in gioco anche gli anti-Romney. Perché Santorum non l’ha spuntata su Gingrich pur appellandosi alla stessa Destra religiosa? Perché il South Carolina è un luogo familiare a Gingrich, e Gingrich ha comunque più esperienza, più notorietà e magari più denaro da investire.

Senza comunque dimenticare Paul. Eletto per la prima volta alla Camera federale nel 1975, ha già da tempo detto che non cercherà la rielezione al Congresso di Washington. In South Carolina è andato male, ma ancora non pensa al ritiro. Ritiene infatti di poter influenzare la ricerca del candidato giusto per battere Obama mettendo sul tavolo argomenti importanti che possono fare bene a tutti. Probabile che abbia ragione.

Ebbene, se Romney si conferma il candidato dei Repubblicani moderati (anche se moderata nel senso riduttivo del termine la sua politica magari non è), i conservatori che votano Partito Repubblicano hanno deciso di non volersi rassegnare a una mera scelta pragmatica (Romney come candidato più "eleggibile" contro Obama). Oppure è il contrario: la scelta più pragmatica sta sovrapponendosi a quella ideale, Gingrich. L’elettorato del South Carolina, infatti, angosciato tanto dalla grave crisi economica quanto dall’assalto ai "princìpi non negoziabili" scatenato dal relativismo intronizzato oggi alla Casa Bianca, non è caduto nel tranello perché ha capito almeno una delle cose che restano basilari pure nella vita politica: ai panni sporchi, tipo quelli di Gingrich, ci pensa l’Onnipotente. È bastato dirglielo, davanti al mondo, con franchezza.

I dati forniti in questo articolo vengono costantemente aggiornati in base alla pubblicazione di quelli ufficiali

 

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