Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Svipop
a cura di Riccardo Cascioli
COVID-19

In Africa il tasso di letalità da coronavirus più elevato

L’Africa con poco più di 130.000 decessi registra il tasso di mortalità più basso a livello mondiale, ma presenta il tasso di letalità di gran lungo maggiore

 

Svipop 31_05_2021

In Africa i casi di Covid-19 al 31 maggio sono 4,8 milioni e poco più di 130.000 i decessi, su una popolazione di 1,34 miliardi. Anche tenendo conto del fatto che i dati sono sicuramente sottostimati, l’Africa resta il continente meno colpito dalla pandemia. Per un confronto, l’Europa, con 746 milioni di abitanti, alla stessa data registra più di 46 milioni di casi e oltre un milione di morti. Il tasso di mortalità da Covid-19 in Africa quindi è bassissimo: il numero più alto di morti per milione di abitanti è quello della Tunisia, 1.085, mentre in Europa di registrano tassi di mortalità anche tre volte più elevati (Ungheria, 3.085). Altra cosa è il tasso di letalità, vale a dire il numero di morti sul totale degli ammalati. Una indagine realizzata in Sudafrica dal Groote Schuur Hospital e dalla Cape Town University, pubblicata sulla rivista scientifica “The Lancet”, ha rivelato che in Africa circa il 48 per cento degli ammalati di Covid-19 ricoverati in strutture ospedaliere con sintomi gravi muoiono, mentre la media mondiale è del 31,5 per cento. Il tasso potrebbe salire considerando anche le persone ricoverate in ospedali che non dispongono di unità di cura intensive. L’elevato tasso di letalità è da attribuire alla scarsità di apparecchiature, presidi e personale sanitario specializzato. “Purtroppo – spiega il professor Bruce Biccard, condirettore della ricerca – questo dimostra che la nostra capacità di prestare cure adeguate è compromessa dalla scarsità di posti letto in reparti di terapia intensiva e dalle limitate apparecchiature di cui i reparti sono dotati”.  Alla ricerca hanno partecipato più di 3.000 adulti in 64 ospedali di dieci paesi. Nel 2020 tra maggio e dicembre metà dei partecipanti all’indagine sono deceduti perché non è stato possibile somministrare loro dell’ossigeno e il 10 per cento per complicazioni renali non curate.