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DOSSIER VIGANÒ

Il caso Kim Davis e la smentita che conferma

Padre Rosica e padre Lombardi precisano a proposito della discussa udienza del 2015 nella nunziatura a Washington concessa dal Papa a Kim Davis, la donna andata in galera per non aver voluto firmare il documento di matrimonio di due omosessuali. Venduta come una smentita, in realtà suona come una conferma della ricostruzione di Viganò.

Ecclesia 04_09_2018
Memorandum caso Kim Davis

La messa a punto sulla vera storia dell’incontro del Pontefice e di Kim Davis, la donna cristiana (non cattolica) andata in galera in USA per non aver voluto firmare il documento di matrimonio di due omosessuali, messa a punto fatta dall’arcivescovo Viganò, ha provocato una risposta da parte di una persona coinvolta, padre Rosica, e un assenso (Rosica è “affidabile”) da parte di padre Federico Lombardi sj, già direttore della Sala Stampa vaticana.

C’è da dire subito che la smentita smentisce un dettaglio – piuttosto piccolo – della ricostruzione di Viganò. Che perciò va considerata confermata nella sua importante parte essenziale.

Vi esponiamo rapidamente gli elementi di questa vicenda. Qualche giorno fa mons. Viganò, in un comunicato a LifeSiteNews scriveva: “Il New York Times del 28 agosto 2018 ha riferito parte di un colloquio di papa Francesco con Juan Carlos Cruz, la più nota vittima cilena degli abusi sessuali del sacerdote Karadima e del vescovo Barros. Inspiegabilmente, nel colloquio con Cruz, il papa avrebbe parlato del suo incontro con Kim Davis, in occasione della visita a Washington, il 24 settembre del 2015, affermando che non aveva saputo nulla sul suo caso prima dell’incontro. Di fronte a tale affermazione del papa, mi vedo obbligato a raccontare come i fatti si sono realmente svolti”.

Cosa diceva il New York Times? Scrive ancora l’ex nunzio:  “Il 28 agosto 2018, il New York Times riportava un’intervista con Juan Carlos Cruz, in cui il Cruz riferiva che durante il suo incontro con il papa, nell’aprile 2018, Francesco gli avrebbe parlato del caso della Davis. Secondo Cruz il papa avrebbe affermato ‘I did not know who the woman was [non sapevo chi fosse la donna] and he [Msgr. Viganò] snuck her to say hello to me [la intrufolò per un rapido saluto] and of course they made a whole publicity out of it [fecero una grande pubblicità fuori]. And I was horrified [rimasi inorridito] and I fired that nuncio [licenziai quel nunzio]’”.

Viganò nella sua ricostruzione nega questa versione; afferma di aver parlato con il Pontefice la sera precedente: «All’inizio del nostro incontro, la sera del 23 settembre, diedi al papa un appunto di una pagina in cui era sintetizzato il caso della Davis. Il papa si mostrò immediatamente favorevole a tale iniziativa, ma aggiunse che l’incontro avrebbe avuto risvolti politici, e affermò: “io di queste cose non me ne intendo, quindi è bene che lei senta il parere del cardinal Parolin”». Parolin dormiva, ma Viganò quella sera ebbe una riunione con il no. 2 della Segreteria di Stato, mons. Angelo Becciu, e con il “ministro degli Esteri” del Papa, mons. Gallagher. Entrambi furono d’accordo. Da notare che non si tratta di sprovveduti, ma di persone bene al corrente delle vicende internazionali. Alla ricostruzione mons. Viganò allega un “memorandum” consegnato quella sera al Papa e ai notabili della Segreteria di Stato. Che dimostra, da solo, che l’operazione era ben nota.

Il giorno dopo la Davis, di nascosto, fu introdotta in Nunziatura, si vide con il Pontefice per un quarto d’ora, fu incoraggiata per quello che aveva fatto, pianse per la commozione, ricevette due rosari e fu accompagnata in albergo da un autista vaticano e da un monsignore. La notizia dell’incontro uscì qualche giorno più tardi. Certamente l’amministrazione USA (c’era Obama presidente) fece le sue rimostranze, probabilmente la Santa Sede si spaventò perché sembrava una mossa anti-politically correct omosessualista (anche se quel giorno il Pontefice aveva ricevuto un suo antico allievo “sposato” con il suo compagno…), e allora padre Federico Lombardi pubblicò quanto segue:

«Dichiarazione su un incontro di Papa Francesco con la Signora Kim Davis alla Nunziatura di Washington, DC (P. F. Lombardi, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede). Il breve incontro fra la signora Kim Davis e il Papa presso la Nunziatura di Washington ha continuato a provocare una serie di discussioni e commenti. Al fine di contribuire a una comprensione obiettiva di ciò che è avvenuto posso precisare che: Il Papa ha incontrato presso la Nunziatura di Washington successivamente diverse decine di persone invitate dalla Nunziatura per salutarlo in occasione del suo congedo prima della partenza da Washington per New York City, come avviene durante tutti i viaggi del Papa. Si è trattato di saluti molto brevi di cortesia a cui il Papa si è prestato con la sua caratteristica gentilezza e disponibilità. L’unica “udienza” concessa dal Papa presso la Nunziatura è stata ad un suo antico alunno con la famiglia. Il Papa non è quindi entrato nei dettagli della situazione della signora Davis e il suo incontro con lei non deve essere considerato come un appoggio alla sua posizione in tutti i suoi risvolti particolari e complessi». (Il neretto è nostro).

Se la ricostruzione di mons. Viganò è vera (attestata anche dal memorandum, e non smentita) è evidente che la Sala Stampa della Santa Sede in questo comunicato ha mentito. C’era stata, quel giorno, almeno un’altra udienza, oltre a quella dell’allievo.  E già questo non è tranquillizzante, per un cattolico medio: sapere che al vertice della Chiesa si usa la menzogna.

La ricostruzione di Viganò continua poi ricordando di essere stato convocato a Roma d’urgenza dal Segretario di Stato, perché il Papa sarebbe stato “furioso” per l’incidente mediatico. Viganò racconta che l’udienza – un’ora con il Pontefice – fu molto cordiale e paterna. Scrive Viganò: «Il papa mi ricevette per quasi un’ora, in modo affettuoso e paterno. Si scusò immediatamente con me, per avermi dato questo disturbo di venire a Roma, e si effuse in continui elogi nei miei confronti per come avevo organizzato la sua visita negli USA, per l’incredibile accoglienza che aveva ricevuto in America, come mai si sarebbe aspettato. Con mia grandissima sorpresa, durante questo lungo incontro, il papa non menzionò neanche una volta l’udienza con la Davis!
Appena terminata la mia udienza con il papa, telefonai subito al Cardinal Parolin, e gli dissi “Il papa è stato buonissimo con me. Non una parola di rimprovero, solo elogi per il successo della sua visita negli USA”. Al che, il Cardinal Parolin mi rispose "Non è possibile, perché con me era furioso nei tuoi confronti”».

E qui ha luogo la smentita. Padre Thomas Rosica, C.S.B. e padre Lombardi avrebbero emesso una dichiarazione, ripresa da Gerard O’Connell, della rivista “America” (la rivista progressista dei gesuiti, di cui è editor at large James Martin sj, l’attivista LGBT) in cui si dice che Viganò invitò dopo l’udienza padre Lombardi e padre Rosica, che era il suo aiutante per la lingua inglese, nel suo appartamento. Viganò disse: «Il Santo Padre nella sua benevolenza paterna mi ha ringraziato per la sua vista negli USA ma ha anche detto che l’avevo ingannato portando quella donna alla Nunziatura. Il Papa mi ha detto: non mi aveva mai detto che aveva avuto quattro mariti». Gerard O’Connell fa parte dell’entourage del Pontefice, grazie a sua moglie la giornalista argentina Elisabetta Piqué, amica da sempre di Jorge Mario Bergoglio, autrice di un libro su di lui e che in un suo recente articolo su La Nacion definiva Viganò “squilibrato”. Padre Lombardi ha detto che padre Rosica è affidabile. Ma possono essere affidabili adesso, quando è stato chiarito che la Sala Stampa ha mentito in un comunicato all’epoca? C’è, se non altro, da essere dubbiosi.

Non è stato smentito che il Papa ha ricevuto Kim Davis; che non è stato un abbordaggio improvviso, ma che l’incontro era stato discusso; che il Nunzio aveva fornito un memorandum scritto (qui in fotografia) in cui spiegava chi era Kim Davis; che il Papa e i suoi principali collaboratori erano d’accordo.

Ora i siti italiani e americani impegnati nell’opera di screditare l’ex Nunzio hanno cercato e cercano di capitalizzare questo dettaglio; che si basa solo sulla testimonianza di una persona che ha partecipato già a un’opera di disinformazione pubblica. E annunciano come fa Antonio Spadaro sj compulsivamente su Twitter che “Viganò ha mentito”. Sulla correttezza e la moraltà di quest’operazione lasciamo i lettori giudicare.

Prima di chiudere, però c’è da segnalare un intervento di padre James Martin – sì, proprio lui – su Facebook. Scrive Martin, fra l’altro: «C’è un’accusa che i giornalisti non saranno in grado di chiarire: la conoscenza di papa Francesco e le sue azioni in relazione al caso McCarrick. I fedeli, come i sacerdoti e i religiosi, sono estremamente confusi su questo punto; una breve e semplice risposta da parte del Papa o del Vaticano ci aiuterà ad andare avanti». È quello che umilmente viene chiesto da molti dall’inizio di questo dramma.